Economia

Manovra, stop all'Ires agevolata per la Chiesa

Le parrocchie sono equiparate agli enti con finalità di beneficenza ed istruzione e, come tali godono della riduzione alla metà dell'aliquota Ires (attualmente il 12 anziché il 24%)

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MILANO -  Stop alle agevolazioni Ires per la Chiesa. E' una delle misure introdotte nel maxiemendamento del governo alla manovra. Nel vertice di governo di domenica scorsa a Palazzo Chigi si era ragionato sull'ipotesi di riscuotere l'Imu, applicando, con una norma ad hoc, la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea che imponeva alla Chiesa di pagare l'Ici sugli immobili commerciali e al governo di recuperarla, riformando una decisione della Commissione che escludeva la chiesa dal pagamento della tassa negli anni 2008-2012 in virtù del fatto che fosse impossibile riscuoterla. Ma, muovendosi in questa direzione, gli introiti sarebbero finiti nelle casse dei Comuni. Da qui la decisione del governo di 'ripiegare' subito sull'Ires e poi dedicarsi a quanto prescritto dai giudici della Corte di giustizia europea.

Quanto all'Ires, le parrocchie, per esempio,  sono soggetti passivi dell'Imposta sul Reddito delle Società, in quanto enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, e sono equiparate agli enti con finalità di beneficenza ed istruzione e, come tali godono della riduzione alla metà dell'aliquota Ires (attualmente il 12 anziché il 24%) da applicarsi al reddito complessivo, formato in genere dalla somma dei redditi fondiari, da capitale, d'impresa e da redditi diversi. I redditi fondiari derivano dagli immobili e dai terreni, mentre quelli di capitale da conti correnti o da investimenti, mentre i redditi da inpresa in genere sono le attivitò di scuola materna parrocchiale, di  casa di riposo per anziani, di cinema parrocchiale, di bar parrocchiale, di gestione di “case per ferie” o ancora di gestione di una libreria.