Economia

L'economia rallenta, le Borse Ue partono male poi recuperano

Investitori preoccupati: il settore manifatturiero rallenta in Cina, segnali di debolezza anche da Italia e Germania. Spread stabile intorno a 250 punti nella prima seduta che segna la fine del Quantitative easing della Bce
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MILANO - L'anno nuovo dei mercati finanziari comincia all'insegna delle incertezze sulla crescita globale, alimentate dagli scricchiolii nelle previsioni sull'andamento dell'industria.

In Cina, l'indice Pmi che anticipa l'andamento nel settore manifatturiero - ed è molto seguito dai mercati - è sceso a 49,7 punti: per la prima volta da 19 mesi sotto la soglia dei 50 punti, che demarca la fase di espansione da quella di contrazione dell'economia. A novembre era a 50,2 punti, mentre gli analisti si aspettavano una discesa più contenuta a 50,1 punti. L'antipasto asiatico ha messo di malumore gli investitori e portato alle vendite sulle Borse dell'Est, seguite a ruota da quelle del Vecchio continente, mentre i future su Wall Street sono in rosso. Non ha giovato sapere che anche l'Italia si è confermata sotto la soglia fatidica: pur se in leggera ripresa dai 48,6 punti di novembre, l'ultimo indicatore Pmi tracciato dall'istituto Markit si è fermato a 49,2, quindi ancora in fase di contrazione. Quel che non lascia ben sperare è che "a dicembre la fiducia delle aziende manifatturiere ha continuato a diminuire per il terzo mese consecutivo e ha toccato il livello minimo in sei anni". Nel complesso dell'Eurozona "continua a vacillare la crescita del manifatturiero", hanno scritto gli economisti fissando l'indice Pmi in calo a 51,4 punti. Anche la Germania ha dato segnali di stanchezza: 51,5 punti, minimi da 33 mesi.

Le Borse europee hanno inizialmente pagato caro questi dati, salvo poi riprendersi sul finale di seduta. Dopo aver superato il -1,5% in mattinata, Milano ha girato in positivo e ha chiuso in rialzo dello 0,11%. A Piazza Affari tiene banco la vicenda di Banca Carige. La Banca centrale europea ha disposto il commissariamento dell'istituto ligure dopo le dimissioni in massa dal cda a seguito dello stop all'aumento di capitale arrivato nell'ultima assemblea del 2018. Il comparto bancario soffre di conseguenza, ma è un andamento condiviso a livello europeo. Strappa invece al rialzo la Juventus, che dal 27 dicembre è entrata nel paniere principale: nelle sale operative fa rumore anche il piano, di cui dà conto Repubblica in edicola, per arrivare nel medio termine a un futuro campione come Mbappé. In recupero anche le altre Borse europee: Francoforte segna +0,18%, mentre Parigi resta in rosso dell'1% e Londra chiude sulla parità.

A far migliorare l'andamento delle Piazze europee è Wall Street: anche in questo caso l'apertura era stata pesante, poi il passivo è in parte rientrato. Alla chiusura dell'Europa, il Dow Jones perde lo 0,02%, mentre il Nasdaq sale dello 0,25%. Soffre in particolare la Tesla, con i titoli del colosso delle auto elettriche appesantiti dalle consegne sotto le attese del Model 3 nel quarto trimestre e dal taglio dei prezzi negli Usa.

Questa mattina, la Borsa di Tokyo è rimasta chiusa per festività, ma le altre Piazze da Hong Kong (vicina al -3%) a Sydney (-1,6%) si sono tinte di rosso. Perdite intorno al punto percentuale per i listini cinesi di Shanghai e Shenzhen.
Insomma, per il momento non si vede un cambio di passo nelle sale operative. Continua dunque l'onda lunga di un 2018 che per lo S&P500, l'indice principale della Borsa americana, è risultato il peggior anno dal 2008 con una perdita del 6,2%. Una battuta d'arresto che si è acuita in un dicembre nero (il peggiore dal 1931, come nota Bloomberg), chiuso vicino al -10 per cento. Anche in Asia, d'altra parte, il 2018 è andato in archivio come il peggior anno dal 2011 con l'indice MSCI Asia Pacific in rosso del 16 per cento. "Il trend rimane al ribasso per il momento", ha annotato al canale Tv dell'agenzia finanziaria Kyle Rodda, analista di IG. "La Fed ha alzato i tassi e ciò è stato prezzato dai mercati, ora siamo in una situazione nella quale gli investitori si concentrano sul fatto che stiamo entrando in un periodo di minor crescita".

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si è leggermente allargato nel corso della mattinata in area 255 punti base, con il decennale italiano che rende il 2,71%, nel primo giorno di contrattazioni dell'anno che segna la fine degli acquisti netti di titoli di Stato da parte della Banca centrale europea. Il piano varato nel 2015 ha portato in pancia all'Eurosistma titoli di Stato italiani per 360 miliardi, ma l'uscita è soft: Mario Draghi ha rassicurato circa il fatto che la Bce riacquisterà il controvalore dei bond che andranno in scadenza, anche oltre il primo rialzo dei tassi che in ogni caso non avverrà prima della prossima estate. La fase di volatilità del mercato azionario ha come contraltare lo spostamento degli investitori verso i beni considerati più sicuri: non è un caso che il rendimento del Bund decennale tedesco sia sceso fino allo 0,17%, ai minimi da aprile 2017.

Per lo stesso discorso, il prezzo dell'oro, il bene rifugio per eccellenza, è salito al top da sei mesi: 1.287,31 dollari l'oncia, il massimo dal giugno scorso. Segnali ancora di debolezza sull'altro fronte delle materie prime: i prezzi del petrolio aprono il 2019 in calo, penalizzati dall'eccesso di forniture e dal timore di una calo della domanda mondiale. Sui mercati asiatici i future sul Light crude Wti cedono di 58 cent a 44,83 dollari e quelli sul Brent calano di 67 cent a 53,17 dollari al barile.

L'euro ha aperto in rialzo a un soffio da quota 1,15 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,1490 dollari, dopo un top di 1,1497 dollari. Euro/yen giù a 125,49 e dollaro/yen debole a 109,20, a dimostrazione della scarsa propensione al rischio degli investitori.