Economia

Pausa nel rally delle Borse, mancano indizi concreti sulle trattative Usa-Cina

Dazi, Pechino parla di discussioni "dettagliate" ma non va oltre. Milano riesce a chiudere in positivo (+0,6%) con un miglioramento sul finale, poco mosse le altre. Asta Bot, rendimenti in calo

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MILANO - Le Borse si prendono una pausa nel recente trend di rialzi: gli investitori inseriscono la modalità della "cautela" mentre non arrivano indicazioni concrete sullo stato delle trattative tra Cina e Stati Uniti. Le azioni asiatiche hanno chiuso deboli, i listini in Europa si sono mossi in linea salvo migliorare sul finale e quelli di Wall Street sono poco convinti.

Milano riesce con un colpo di coda pomeridiano a chiudere in rialzo dello 0,63%, portandosi ai massimi da un mese. Anche le altre migliorano sul finale: Londra segna un rialzo dello 0,5%, Francoforte dello 0,26% mentre Parigi resta in rosso 0,16%. Contrastata Wall Street: quando terminano gli scambi del Vecchio continente, il Dow Jones segna un rialzo dello 0,16%, mentre lo S&P500 perde lo 0,09% e il Nasdaq è invariato. A Piazza Affari, occhi sul comparto auto: Fca pagherà 800 milioni di dollari per chiudere il caso sulle emissioni diesel negli Usa. Per gli analisti di Banca Akros, l'ammontare è comunque favorevole rispetto alle previsioni e già accantonato: il titolo ha chiuso infatti positivo (+0,7%). Bene ancora la Juventus in compagnia dell'Enel.

Buone notizie per il Tesoro, che ha assegnato 7 miliardi di Bot a un anno a fronte di una domanda solida per oltre 10 miliardi e con tassi in calo allo 0,285%. Lo spread fra Btp e Bund chiude stabile a 265 punti base e il rendimento del titolo decennale italiano si conferma intorno al 2,9%. Le quotazioni dell'euro restano sui massimi da ottobre nei confronti del dollaro: la divisa unica chiude a 1,152 sul biglietto verde. Si rafforza anche lo yen che passa di mano con l'euro a 124,60 e a 107,90 sul dollaro.

Pechino si è limitata a definire "approfonditi e dettagliati" i colloqui con gli Stati Uniti sulla disputa tariffaria in corso tra i due Paesi, che si sono tenuti nella capitale dal 7 al 9 gennaio. In un comunicato emesso dal Ministero del Commercio si è preso atto che le delegazioni dei due Paesi hanno affrontato "questioni strutturali di comune preoccupazione" e hanno "aumentato la comprensione reciproca e gettato le fondamenta per risolvere le comuni preoccupazioni". Cina e Stati Uniti, ha concluso la nota sul sito web, continueranno a mantenere "stretti contatti". Trump ha ribaltato la polemica sulla politica interna, dicendo che se i negoziati sono stati un "grande successo", lo stesso non si può dire del braccio di ferro sul bilancio federale: "E' più facile avere a che fare con la Cina che con l'opposizione" democratica.

D'altra parte, sempre dagli Usa inizia a farsi preoccupante lo shutdown delle attività federali, la loro parziale sospensione in assenza di un accordo sul budget. Un fattore che pesa anche sulla fiducia verso la prossima stagione delle trimestrali aziendali. Trump ha detto che i Repubblicani sono molto coesi dietro il suo piano di restare al braccio di ferro finché i Democratici non concederanno i fondi per il muro con il Messico. Non ha lesinato l'attacco al partito avversario, definendo una "perdita di tempo" un incontro con i loro rappresentanti, tra i quali Nancy Pelosi.

Di supporto ai mercati sono arrivate le riflessioni interne alla Federal Reserve, che stando agli ultimi verbali pubblicati indicano un approccio più cauto da parte dei banchieri centrali americani rispetto alle ulteriori strette monetarie nel prossimo futuro. Invece le minute dell'ultima riunione Bce hanno sottolineato come la situazione sia "fluida" e i rischi al ribasso sull'economia "potrebbero rafforzarsi".

Questa mattina, la Borsa di Tokyo ha registrato un calo dell'1,29% con l'indice Nikkei, pagando anche la rivalutazione della valuta nipponica ridimensiona le aspettative sugli utili societari nelle prossime trimestrali. "La volatilità durera a lungo, ma gli investitori la usano a loro vantaggio: ritirano le loro puntate dal tavolo, appena iniziano a vedere un po' di rimbalzo sui mercati", ha spiegato Nathan Thooft di Manulife Asset Management alla televisione di Bloomberg, sintetizzando alla perfezione questa fase dei mercati. Cali frazionali intorno al -0,3% si sono registrati sulle piazze di Shenzhen e Shanghai, mentre la Borsa americana di Wall Street è reduce dalla quarta seduta di fila in recupero: +0,4% per il Dow Jones e +0,9% per il Nasdaq.

Dal fronte macroeconomico arriva una serie di segnali di rallentamento. In Cina i prezzi al consumo hanno a dicembre un rialzo annuo dell'1,9%, il più lento degli ultimi 6 mesi e in calo rispetto al 2,2% di novembre e al 2,1% atteso dai mercati: nell'intero 2018, secondo i dati dell'Ufficio nazionale di statistica, l'inflazione si attesta al 2,1%. Male a novembre la produzione industriale francese, in calo dell'1,3% a livello congiunturale, rispetto alla crescita dell'1,3% registrato nel mese precedente. In Italia, le vendite al dettaglio di novembre hanno beneficiato del Black Friday, mentre il mercato della casa si è confermato asfittico per quanto riguarda i prezzi nel terzo trimestre. Secondo l'Ocse, l'inflazione annua nell'area dei Paesi avanzati ha rallentato a novembre al 2,7%. Calo a sorpresa, negli Usa, per le richieste di sussidi di disoccupazione a 216mila unità.

Quotazioni dell'oro in crescita sui mercati asiatici: il lingotto con consegna immediata guadagna lo 0,3% a 1.296,91 dollari l'oncia. Sempre tra le materie prime, dopo la fiammata di ieri sull'onda dell'ottimismo per la linea sui tagli della produzione dell'Opec, le trattative sul commercio Usa Cina e la 'pazienza' annunciata dalla Fed sui tassi, tornano a scendere le quotazioni del petrolio: il barile a febbraio al Nymex scivola per la prima volta dopo otte sedute in aumento (-1,45% a 51,61 dollari al barile).