Economia

Borse, tonfo in Asia con il crollo dell'export cinese. Europa in calo

 Shanghai perde oltre quattro punti. Tokyo chiude a -2,01%. Brusca frenata per gli ordinativi all'industria tedesca. Molto deludenti i dati sul lavoro Usa: a febbraio creati solo 20 mila nuovi posti

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MILANO - Seduta tutta a segno meno per le Borse in una giornata cominciata con il tonfo dei listini asiatici. A spingere i listini al ribasso il massiccio calo dell'export cinese (-20,7%) registrato a febbraio, insieme ai timori per un rallentamento della crescita, confermata anche ieri dalle nuove stime Bce. Il tutto in un quadro dominato ancora dall'incertezza sull'esito del confronto tra Stati Uniti e Cina sul fonte commerciale, malgrado il consigliere economico della Casa Bianca Larry Kudlow abbia fatto trasparire segnali di fiducia: "Siamo più ottimisti che pessimisti", ha detto In una intervista alla Cnbc.

In Asia Shanghai questa mattina ha lasciato sul terreno il 4,4% mentre Tokyo ha perso il 2,01%. Una debolezza che si è fatta sentire anche in Europa, appesantita fin dal mattino dai nuovi dat deludenti arrivato dall'economia della Germania, dove gli ordini all'industria sono calati a a gennaio del 2,6% rispetto a febbraio e del 3,9% rispetto all'anno precedente. In chiusura Milano ha perso l'1,03%, Londra lo 0,74%, Francoforte arretra dello 0,52% e Parigi dello 0,7%.

I dati deludenti sul fronte del mercato del lavoro, con soltanto 20 mila nuovi posti creati a febbraio contro i 180 mila attesi hanno invece contribuito ad appesantire ulteriormente Wall Street: alla conclusione degli scambi in Europa il Dow Jones cede lo 0,49% e il Nasdaq dello 0,56%.

Indicazioni che hanno influito anche sul dollaro, che si è indebolito nei confronti delle principali valute. L'euro ha così riguadagnato parte del terreno perso ieri dopo l'annuncio delle nuove mosse della Bce.La moneta europea passa di mano a 1,1235 dollari, dopo aver toccato 1,1185 dollari.

Sul fronte dei dati macroeconomici domestici, rialza la testa l'industria italiana e a gennaio la produzione risale dell'1,7% chiudendo però il peggiore trimestre da sei anni a questa parte.

Le turbolenze intorno al governo non hanno pesato invece eccessivamente sullo spread, che ieri è disceso fino a quota 239, ai minimi da settembre 2018 mentre oggi è risalito fino a quota 243 punti con il rendimento del nostro titolo decennale al 2,5%.

I timori sulla crescita pesano anche sul petrolio, in deciso calo nel pomeriggio. I contratti sul Wti cedono 2,42% a 55,29 dollari mentre quelli sul Brent perdono il 2,19% a 64,85.