MILANO - Lega e Movimento 5 Stelle ancora divisi. Questa volta a separare i due alleati di governo è uno dei provvedimenti bandiera del programma elettorale del partito di Matteo Salvini: la Flat tax. A riaccendere la miccia in mattinata è stato il ministro dell'Interno che ha corretto le simulazioni del Tesoro, che ieri aveva stimato in quasi 60 miliardi in costo dell'intervento, parlando invece oggi di cifre sensibilmente più basse. "Sono numeri strampalati", ha attaccato Salvini intervistato a Rtl. "Non siamo al Superenalotto. I numeri li contiamo con più precisione". "Per la prima fase della Flat tax per le famiglie, per un primo colpo sostanzioso, non per tutti ma per tanti, servono 12-15 miliardi e sarebbe una rivoluzione epocale", ha aggiunto. A metà giornata l'altro vicepremier Luigi Di Maio ha provato a ricucire: "Come al solito si fa sempre molta confusione e polemiche su ogni tema. La Flat tax è nel contratto di governo, il contratto si rispetta e come ho già detto si troverà una soluzione. Abbiamo fatto il reddito di cittadinanza, quota 100 e come M5S abbiamo già delle proposte che condivideremo con la Lega per abbassare le tasse, questo è l'importante. Quel che chiedo è che ogni dichiarazione sia sempre fatta con un principio di verità verso i cittadini, pensiero che sono certo condivide anche la Lega", ha detto.
Ad aggiungere incertezza al quadro arriva anche la precisazione del ministro dell'Economia Giovanni Tria, secondo cui non c'è "nessuna stima fatta su una riforma che né io né il Mef abbiamo mai ricevuto", non c'è "nessuna stima del Mef sulle riforme in discussione". "Proposte specifiche non sono arrivate all'analisi del Mef - ha chiarito - La flat tax è allo studio da luglio su varie possibili ipotesi, quindi non c'è nulla di nuovo".
Sulla stessa linea il sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri, padre della flat tax in salsa leghista, che in una intervista alla Stampa oggi ha rilanciato: "Io non so se esiste questo studio del Mef, ma se esiste io non l'ho mai visto. Stiamo parlando di un progetto molto diverso dalla fase 2 della Flat Tax che invece abbiamo in mente noi, ovvero il voler applicare fino a 50 mila euro di reddito il 15% di aliquota fissa con le deduzioni che sono inversamente proporzionali al reddito"
Il sottosegretario ha, in una intervista alla Stampa, ha anche sottolineato che la misura "avrebbe lo stesso impatto sui conti pubblici che ha avuto il reddito di cittadinanza". Quanto alle risorse per finanziarla Siri ha spiegato che si potrebbe cominciare "dai tagli di spesa e con la rimodulazione delle tax expenditures", fino ad arrivare a toccare gli 80 euro del governo di Matteo Renzi: "Non è un tabù, si possono pure toccare purché, e questo è molto importante, il risultato finale sia l'abbattimento complessivo della pressione fiscale".
Anche la sottosegretaria al Mef in quota grillina, Laura Castelli, ha chiuso le porte all'idea. Sulla flat tax "credo che non si debba continuare a sparare alto con cose irraggiungibili, anche fossero 15 miliardi di riforma dell'Irpef oggi sono insostenibili perciò è necessario riordinare quello che già esiste", ha spiegato a margine del convegno Consob sulle società quotate. Per Castelli "bisogna concentrare le risorse verso la direzione corretta che nel caso nostro e di tutto il governo è un politica dedicata alla famiglia".
Ad aggiungere incertezza al quadro arriva anche la precisazione del ministro dell'Economia Giovanni Tria, secondo cui non c'è "nessuna stima fatta su una riforma che né io né il Mef abbiamo mai ricevuto", non c'è "nessuna stima del Mef sulle riforme in discussione". "Proposte specifiche non sono arrivate all'analisi del Mef - ha chiarito - La flat tax è allo studio da luglio su varie possibili ipotesi, quindi non c'è nulla di nuovo".
Sulla stessa linea il sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri, padre della flat tax in salsa leghista, che in una intervista alla Stampa oggi ha rilanciato: "Io non so se esiste questo studio del Mef, ma se esiste io non l'ho mai visto. Stiamo parlando di un progetto molto diverso dalla fase 2 della Flat Tax che invece abbiamo in mente noi, ovvero il voler applicare fino a 50 mila euro di reddito il 15% di aliquota fissa con le deduzioni che sono inversamente proporzionali al reddito"
Il sottosegretario ha, in una intervista alla Stampa, ha anche sottolineato che la misura "avrebbe lo stesso impatto sui conti pubblici che ha avuto il reddito di cittadinanza". Quanto alle risorse per finanziarla Siri ha spiegato che si potrebbe cominciare "dai tagli di spesa e con la rimodulazione delle tax expenditures", fino ad arrivare a toccare gli 80 euro del governo di Matteo Renzi: "Non è un tabù, si possono pure toccare purché, e questo è molto importante, il risultato finale sia l'abbattimento complessivo della pressione fiscale".
Lezzi: "Promessa che non si può mantenere"
Nella Maggioranza la frattura si è già aperta. "La flat tax costa 60 miliardi di euro e il nostro Paese non se li può permettere, dunque è una promessa che non si può mantenere", ha detto la ministra per il Sud Barbara Lezzi ospite del programma 24 Mattino - Morgana e Merlino su Radio 24. Già ieri il vicepremier Luigi Di Maio aveva gelato l'alleato di governo. "Sulla Flat tax familiare - aveva detto - L'importante è non fare facili promesse alla Berlusconi, come rappresentanti dello Stato non dobbiamo mai dimenticarci di avere delle responsabilità nei confronti dei cittadini".Anche la sottosegretaria al Mef in quota grillina, Laura Castelli, ha chiuso le porte all'idea. Sulla flat tax "credo che non si debba continuare a sparare alto con cose irraggiungibili, anche fossero 15 miliardi di riforma dell'Irpef oggi sono insostenibili perciò è necessario riordinare quello che già esiste", ha spiegato a margine del convegno Consob sulle società quotate. Per Castelli "bisogna concentrare le risorse verso la direzione corretta che nel caso nostro e di tutto il governo è un politica dedicata alla famiglia".