Economia

Troll e twittatori seriali: l'ombra dell'estrema destra sul voto per le elezioni europee

Da una quota inferiore allo 0,1 per cento degli utenti dei social, nei principali Paesi europei, arriva il 10 per cento dei contenuti "politici": l'uso dei software automatici è legato a doppio filo con gli ambienti populisti. In Italia fa eccezione il Pd

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Saranno le elezioni dei troll? E allora, il 27 maggio l'Europa si risveglierà schierata a destra, perché è lì che proliferano troll e bot, ovvero chi moltiplica abusivamente la propria presenza su Internet. Le prossime elezioni europee non sono certo le prime elezioni in cui Internet e social media esercitano un ruolo decisivo, ma, dopo l'esperienza americana del 2016, saranno le prime in cui i social vengono sottoposti ad una analisi occhiuta, sistematica e, soprattutto, preventiva. I primi risultati già ci sono e non lasciano dubbi su chi cavalca l'onda dei social e sui metodi che adotta: la conversazione pubblica su Internet, quando tocca i temi della politica e delle prossime elezioni, è profondamente segnata da una piccolissima percentuale di utenti, che moltiplicano per oltre 100 volte il loro peso numerico, grazie a raffiche  anche di centinaia di tweet e post, accreditando il sospetto che a generarli siano software automatizzati. E a chi risalgono questi account taroccati? Per più di metà, e in qualche caso anche oltre, agli ambienti della destra radicale.

I dati sul traffico relativo alla politica sulla Rete vengono studiati da una società specializzata - Alto Social Analytics - che proseguirà il monitoraggio fino ai giorni delle elezioni, scavando nelle attività su Twitter, Facebook, Youtube, Instagram e altri social. Ma i risultati relativi al periodo fra metà dicembre e metà gennaio sono già stati diffusi: fra Italia, Germania, Francia, Spagna e Polonia una quota mediamente inferiore allo 0,1 per cento degli utenti ha generato oltre il 10 per cento dei contenuti a sfondo politico, in molti casi a colpi di centinaia di post al giorno, quasi sempre a rilanciare i temi dell'immigrazione, della sicurezza, dell'islamofobia, cari alla destra radicale.

In Francia, oltre l'11 per cento degli interventi relativi alla politica su Facebook, Twitter o Instagram risalgono ad una minuscola percentuale dello 0,13 per cento degli account. Per più di metà, secondo Alto Analytics, questi interventi sono riconducibili all'area dei nazionalisti di Marine Le Pen. Ancora più evidente la matrice di questa tempesta di post in Germania dove il 9,55 per cento dei contenuti politici risale ad appena lo 0,09 per cento degli account che, per tre quarti, fanno riferimento agli estremisti di destra di AfD.

Per l'Italia, i dati diffusi per ora sull'analisi di oltre tre milioni di post si concentrano, più che sulla presenza di troll e bot, sui temi che dominano la narrativa su Internet. Usi abnormi dei social ci sono, con oltre 50 post al giorno, ma i protagonisti sono più distribuiti sul ventaglio politico: gli stakanovisti del post sono soprattutto della Lega (oltre il 40 per cento) a cui si somma un sorprendentemente basso 15 per cento di 5Stelle, per un totale di 56 per cento genericamente populista. Ma più del 40 per cento dei postatori seriali fa riferimento al Pd.

Sono però temi e protagonisti della destra a dominare i temi del dibattito. Il 45 per cento delle citazioni politiche sui social è per Salvini, il 36 per cento per i 5Stelle. Il Pd è un fantasma, che compare solo nel 9 per cento dei casi. E i post diventano una valanga quando si parla di immigrazione. Il 28 per cento degli interventi fa riferimento in generale alla politica, dice Alto Analytics, ma temi assai dibattuti come il reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni occupano solo il 12,5 per cento dei post analizzati. Invece, tutto quello che riguarda l'immigrazione, il ruolo delle Ong, gli sbarchi, la chiusura dei porti, con particolare insistenza sulle critiche alla politica dell'accoglienza, vale da solo il 34 per cento dell'attività sui social.