Economia

Tria, meno tasse per il ceto medio

Il presidente della Bce Draghi e il ministro dell'Economia Tria (ansa)
Il ministro dell'Economia apre ad una flat tax rispettosa della progressività costituzionale. Anche il governatore di Bankitalia Visco auspica una riforma fiscale complessiva: "La aspettiamo da 40 anni"
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ROMA - Non è un sì alla flat tax, la tassa piatta per le famiglie. Ma una prima apertura, dopo le pressioni leghiste. "Abbiamo bisogno di una riforma del sistema fiscale soprattutto per allentare il peso sulle famiglie del ceto medio", ammette il ministro dell'Economia Giovanni Tria, da Washington  nella conferenza stampa conclusiva dei lavori del Fondo monetario internazionale insieme al governatore di Bankitalia Ignazio Visco.

"Certo, non bisogna perdere di vista la stabilità finanziaria, bisogna trovare un bilanciamento", aggiunge pensando ai conti pubblici, messi a dura prova da misure costose come reddito di cittadinanza e quota 100. "Vediamo quale sarà la risposta economica di queste misure, teniamo tutto sotto stretto monitoraggio".

In ogni caso, ribadisce Tria, "il rispetto del principio costituzionale della progressività fiscale verrà assicurato, dipende dal disegno complessivo della flat tax, in genere si risolve con un sistema di detrazioni e deduzioni". Su una riforma complessiva del fisco si dice d'accordo anche Visco: "Secondo me è tempo, dopo 40 anni serve un approccio più ampio".

Il ministro nega poi pressioni estere sulla situazione del debito pubblico italiano, pericolosamente alto. "La preoccupazione per il debito italiano non è stata sollevata in questi giorni. E' chiaro comunque che la preoccupazione esiste ed esiste anche in Italia". Ma nessuna obiezione "rispetto alle nostre previsioni".

Anche perché, insiste Tria, "le previsioni di crescita italiane coincidono quasi completamente con le stime del Fmi e quindi è chiaro che il problema è come contrastare il rallentamento. L'idea è che si possa riprendere la crescita nel secondo trimestre, ma questo dipende dalla Germania e dal quadro globale. Se Italia e Germania rallentano, frena anche l'Europa".

Per quanto riguarda poi il futuro di Alitalia "le trattative vanno avanti, non è il ministro dell'Economia che deve definire il piano industriale", chiude Tria.