MILANO - L'agenzia di rating S&P conferma il suo rating sull'Italia (BBB), ma conferma anche l'outlook negativo. Il merito della mancata bocciatura è delle famiglie, che stanno limitando al massimo l'indebitamento. Lo Stato non è altrettanto virtuoso visto che il debito pubblico - sottolina l'agenzia di rating - è in aumento. "I rischi per la posizione di bilancio
dell'Italia stanno aumentando - rileva S&P - Il governo italiano sta invertendo il processo di consolidamento di bilancio. Inoltre "prevediamo un rialzo del debito-pil mentre il debito del settore privato continua a scendere". "L'Italia - dice S&P - è sulla buona strada per diventare un creditore netto esterno entro la metà del decennio".
Un giudizio che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a Pechino per il forum Belt and Road, valuta tutto sommato positivamente: "Dovremo migliorare sicuramente ma
per il momento va bene così". Anche perché, aggiunge, "ce lo aspettavamo".
L'Italia resta dunque un Paese in libertà vigilata visto che ha già conosciuto la recessione - contesta S&P - per effetto della "inversione di tendenza sul fronte delle riforme e di una volatilità della domanda esterna". Secondo l'agenzia, il Paese paga "un marcato deterioramento delle condizioni finanziarie esterne del governo e delle banche", mentre "i continui cambiamenti politici indeboliscono il potenziale di crescita" del nostro Paese. S&P prevede poi che l'economia italiana sarà in fase di stallo quest'anno e ritiene che le politiche del governo rischino di rafforzare la rigidità dei salari e del mercato del lavoro.
"A nostro avviso - si legge nella nota du S&P sull'Italia - l'attuale piano economico e di bilancio del governo ha avuto un ruolo nell'ingresso dell'economia italiana in una recessione tecnica durante la seconda metà del 2018". A pesare anche "l'incertezza riguardo il percorso dei conti pubblici" che ha provocato l'aumento dei "costi di indebitamento durante l'estate 2018". Sebbene l'obiettivo, scrive S&P, "fosse quello di fornire un "maggiore slancio, le mosse di bilancio del governo sembrano essere state controproducenti per molti aspetti, dati i loro effetti negativi sulle condizioni finanziarie e sui costi di finanziamento per le banche italiane".
I RATING DEI PAESI DEL G20
Nell'ultimo suo aggiornamento al merito di credito dell'Italia, risalente alla fine di ottobre scorso, l'agenzia di rating S&P aveva deciso di confermare il giudizio BBB, tagliando però il cosiddetto outlook da "stabile" a "negativo". Con questo segnale, aveva lasciato intendere che ci sarebbe potuta essere una revisione al ribasso della sua pagella, nell'arco di due anni.
Tre i parametri indicati come possibili cause di una bocciatura: la crescita più debole del previsto, un deficit o un debito superiore alle attese e un peggioramento delle condizioni finanziarie legate all'incertezza politica.
Come noto, dall'autunno scorso le cose non sono migliorate per il Paese in genere. Basta prendere i numeri del recente Def per rendersene conto. Ancora a dicembre, il governo indicava una stima di crescita dell'1 per cento. Poi, via via, tutte le istituzioni internazionali hanno abbassato l'asticella e lo stesso Documento di economia e finanza ha infine preso atto del rallentamento: l'esecutivo stima ora un +0,2% per il 2019.
dell'Italia stanno aumentando - rileva S&P - Il governo italiano sta invertendo il processo di consolidamento di bilancio. Inoltre "prevediamo un rialzo del debito-pil mentre il debito del settore privato continua a scendere". "L'Italia - dice S&P - è sulla buona strada per diventare un creditore netto esterno entro la metà del decennio".
Un giudizio che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a Pechino per il forum Belt and Road, valuta tutto sommato positivamente: "Dovremo migliorare sicuramente ma
per il momento va bene così". Anche perché, aggiunge, "ce lo aspettavamo".
L'Italia resta dunque un Paese in libertà vigilata visto che ha già conosciuto la recessione - contesta S&P - per effetto della "inversione di tendenza sul fronte delle riforme e di una volatilità della domanda esterna". Secondo l'agenzia, il Paese paga "un marcato deterioramento delle condizioni finanziarie esterne del governo e delle banche", mentre "i continui cambiamenti politici indeboliscono il potenziale di crescita" del nostro Paese. S&P prevede poi che l'economia italiana sarà in fase di stallo quest'anno e ritiene che le politiche del governo rischino di rafforzare la rigidità dei salari e del mercato del lavoro.
"A nostro avviso - si legge nella nota du S&P sull'Italia - l'attuale piano economico e di bilancio del governo ha avuto un ruolo nell'ingresso dell'economia italiana in una recessione tecnica durante la seconda metà del 2018". A pesare anche "l'incertezza riguardo il percorso dei conti pubblici" che ha provocato l'aumento dei "costi di indebitamento durante l'estate 2018". Sebbene l'obiettivo, scrive S&P, "fosse quello di fornire un "maggiore slancio, le mosse di bilancio del governo sembrano essere state controproducenti per molti aspetti, dati i loro effetti negativi sulle condizioni finanziarie e sui costi di finanziamento per le banche italiane".
I RATING DEI PAESI DEL G20
Nell'ultimo suo aggiornamento al merito di credito dell'Italia, risalente alla fine di ottobre scorso, l'agenzia di rating S&P aveva deciso di confermare il giudizio BBB, tagliando però il cosiddetto outlook da "stabile" a "negativo". Con questo segnale, aveva lasciato intendere che ci sarebbe potuta essere una revisione al ribasso della sua pagella, nell'arco di due anni.
Tre i parametri indicati come possibili cause di una bocciatura: la crescita più debole del previsto, un deficit o un debito superiore alle attese e un peggioramento delle condizioni finanziarie legate all'incertezza politica.
Come noto, dall'autunno scorso le cose non sono migliorate per il Paese in genere. Basta prendere i numeri del recente Def per rendersene conto. Ancora a dicembre, il governo indicava una stima di crescita dell'1 per cento. Poi, via via, tutte le istituzioni internazionali hanno abbassato l'asticella e lo stesso Documento di economia e finanza ha infine preso atto del rallentamento: l'esecutivo stima ora un +0,2% per il 2019.