Economia

Alitalia e la privatizzazione maledetta: dai capitani coraggiosi al Toto-bis

(ansa)
Il possibile nuovo socio della compagnia ha un contenzioso con i vecchi azionisti "capitani coraggiosi"
2 minuti di lettura
MILANO - Alitalia torna nei radar della famiglia Toto e il piano del governo, in particolare del ministro Luigi Di Maio, svelato da Repubblica in edicola dissotterra una vecchia storia di continuità (e contenziosi) tra gli imprenditori abruzzesi e la ex compagnia di bandiera. Una storia non certo rose e fiori, se è vero che negli anni passati le cronache hanno parlato di "eredità scomoda" di Toto ai vecchi soci di Alitalia, quantificata da un collegio arbitrale con un risarcimento da 60 milioni di euro da parte della holding della famiglia agli azionisti della Cai.

Di fatto non c'è gruppo privato che abbia provato a metter mano sul dossier Alitalia che non ne sia rimasto scottato. L'apertura del capitale della ex compagnia di bandiera è targata, nei primi due tentativi, Prodi. E' stato l'ex leader della centro-sinistra italiana a voler collocare il 37% di Alitalia sul mercato, nel 1996, con un'operazione che ha coinvolto tanti piccoli risparmiatori. Lo sbarco sul mercato non ha però risollevato le sorti della compagnia, che già allora era in caccia di un partner industriale. In quegli anni, a più riprese, si sono avvicinati gli olandesi di Klm e i francesi di Air France, che per altro nel frattempo sono convolati a nozze.

Con Klm la frattura si consuma sulla diversità di idee circa lo sfruttamento degli scali lombardi di Linate e Malpensa. Le trattative naufragano fino a sfociare in un contezioso che nel 2002 dà ragione agli italiani. Intanto, però, le Torri gemelle e il terrorismo hanno mandato in crisi le compagnie e Alitalia non sfugge al trend globale. Air France fa capolino nel capitale con uno scambio azionario del 2 per cento.

Nella prima metà degli anni Duemila la salute finanziaria della compagnia non migliora certo. Si cercano altre vie per risanarla, ma lontano dalla Borsa. Ancora un governo Prodi gioca la carta dell'abbandono del controllo, pensando di cedere il 39 per cento del capitale. Ancora Air France sembra l'interlocutore giusto, è pronta a entrare in massa fin poco sotto il 50%. Sembra la trattativa possa andare a buon fine, ma le scedenze elettorali cambiano le carte in tavola: Silvio Berlusconi, nel 2008, brandisce l'italianità della compagnia come un argomento da giocare nelle urne. Ci riesce, i francesi capiscono che il nuovo governo non sarebbe loro alleato e tornano oltre le Alpi.

La situazione finanziaria di Alitalia, però, precipita. Serve un fallimento controllato, il titolo saluta Piazza Affari con danno dei risparmiatori. Arrivano i "capitani coraggiosi", la cordata messa in fila da Intesa Sanpaolo, allora nelle mani del banchiere Corrado Passera, guidata da Roberto Colaninno con nomi illustri dell'industria come Benetton, Riva, Ligresti, Marcegaglia e Caltagirone. La parte sana dell'azienda va a loro, quella cattiva sul groppone dello Stato che si accolla debiti e paga la cassa integrazione. Air France torna in pista: partner strategico al 25% del capitale. E qui rientra anche la Toto Holding, che fonde la malmessa AirOne nella nuova Alitalia (che di fatto la salva) e si ritrova ad essere azionista, nonché "prestatore" di aerei in leasing alla compagnia di bandiera. Operazioni con valutazioni incerte, che daranno luogo proprio a quel contenzioso verso la Cai che ha portato gli arbitri a fissare il risarcimento. "Toto ha lasciato un buco in Alitalia", commentano i quotidiani dell'epoca.

Nonostante la pulizia di bilancio e 8mila dipendenti in meno, cambia poco. Nel 2013 serve nuova finanza, le Poste mettono il loro chip. Colaninno annuncia il suo ritiro. Poi la storia recente: nuovo tentativo di salvataggio con Etihad, che nel 2014 sale al 49% mentre Air France si defila. Il governo Renzi suggerisce di "allacciare le cinture" per la nuova ripartenza, ma poco dopo l'ad Cassano si dimette e ripartono le frizioni col nuovo socio. Il piano di tagli non passa, sugli slot londinesi di Alitalia acquistati dalla compagnia emiratina si scatena una nuova guerra di valutazioni. Si aprono le porte dell'amministrazione straordinaria, arrivano i commissari. Lufthansa, Delta, easyJet, i cinesi: tutti potenziali interessati alla compagnia, via via sfilatisi (fatta salva la compagnia americana, ancora in pista). La mano la tende ancora il pubblico, che oltre al prestito ponte di sopravvivenza (900 milioni più interessi) mette in pista le Ferrovie dello Stato, Poste, il Tesoro stesso per l'ennesima ripartenza. Ora si affaccia Toto. L'ennesimo ritorno.