Esteri

Assange nel 2010 chiese il visto per la Russia

Secondo l'agenzia americana "Ap", il fondatore di Wikileaks, nel pieno della bufera che coinvolse la sua testata, avrebbe chiesto al consolato russo di Londra un permesso per volare a Mosca. L'organizzazione smentisce e accusa un informatore dell'Fbi
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Il co-fondatore di Wikileaks, Julian Assange, avrebbe richiesto al consolato russo di Londra un visto per Mosca. È quanto rivela la Associated Press. La circostanza risale al 2010, nel pieno dello scandalo che rese famosa la sua organizzazione per la pubblicazione di documenti secretati dal governo degli Stati Uniti. "Io, Julian Assange, attribuisco al mio amico Israel Shamir la piena autorità di prendere il mio passaporto per ottenere un visto", si legge nella lettera, la cui veridicità è stata però smentita da Wikileaks con un tweet. "Il signor Assange non ha mai richiesto un visto e non ha scritto la lettera -si legge sui social -. La fonte è l'informatore dell'Fbi SIgurdor Thodarson, che ha subito condanne per avere fabbricato dei documenti impersonando Assange, per  numerosi frodi e pedofilia".
L'agenzia di stampa statunitense, per conto suo, ha confermato l'affidabilità dei documenti. I rapporti tra Assange e la Russia si sarebbero intensificati nel periodo antecedente alle elezioni americane del 2016, quando, secondo la Fbi, i servizi segreti militari russi avrebbero fornito a Wikileaks documenti con le email rubate al capo della campagna elettorale di Hillary Clinton e ad altri esponenti del Partito democratico.

Ma non solo. I documenti mostrerebbero la strategia di Assange per evitare l'arresto e l'estradizione verso la Svezia per le accuse di molestie e violenza sessuale nei confronti di due donne in un suo viaggio nel Paese scandinavo nel 2010. Le autorità svedesi rilasciarono un mandato d'arresto il 18 novembre del 2010, appena 10 giorni prima della pubblicazione dei documenti segreti del governo degli Stati Uniti relativi ai bombardamenti con i droni in Yemen, lo spionaggio di Washington verso l'Onu e la corruzione nel mondo arabo. Lo scoop fu definito dall'allora ministro degli Esteri italiano Franco Frattini "l'11 settembre della diplomazia". Nell'occasione, i politici statunitensi chiesero di trattare Assange come un terrorista. Analizzando i metadati, risulta che la lettera di Assange è stata scritta il 29 novembre del 2010, ad un giorno di distanza dalla pubblicazione della prima tornata di documenti segreti.

L'estradizione in Svezia avrebbe inevitabilmente fatto finire Assange nelle mani degli Stati Uniti. Lo staff di Wikileaks ha iniziato a lavorare per il suo rilascio nel momento in cui Assange si è consegnato alla polizia britannica nel dicembre 2010. Tra gli "aiutanti" che risultano dai file figura Renata Avila, avvocatessa guatemalteca per i diritti umani, che avrebbe suggerito ad Assange di evitare la cauzione: "Sono in contatto con il ministro della Giustizia brasiliano, c'è la possibilità di lasciare il paese a bordo di una nave brasiliana", avrebbe scritto in un memo. L'interessato, Eduardo Cardozo, ha affermato che Assange non ha mai fatto richiesta d'asilo verso il Brasile. Il fondatore di Wikileaks ha poi effettivamente evitato la cauzione rifugiandosi nell'ambasciata ecuadoregna di Londra. Una circostanza che ha portato, lo scorso anno, alla caduta delle accuse per violenza sessuale.

Shamir, l'amico di Assange che avrebbe dovuto ottenere per suo conto il visto, dice di avere ricordi molto vaghi di quel periodo. Ma nel 2011, intervistato da una radio russa, ammise di aver mediato per ottenere il rilascio del visto per il fondatore di Wikileaks, ma di non avere svolto le pratiche in tempo per "salvarlo" dalle accuse di violenza sessuale. "La Russia è uno dei Paesi in cui lui (Assange) e la sua organizzazione potrebbero operare in tranquillità", disse nell'occasione.