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Alexandria Ocasio-Cortez, il volto nuovo che infiamma i giovani: "Se non cambiamo Trump vincerà"

Alexandria Ocasio-Cortez (afp)
Tutto esaurito per l'incontro della candidata democratica di New York che rappresenta la nuova ala liberal del partito, insieme al Nobel Joseph Stiglitz: "Il voto di mid-term primo passo per la Casa Bianca"
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NEW YORK - Il premio Nobel e la pasionaria. C'erano cinquecento persone nella Riverside Church, trasformata in palco e platea di un evento politico inusuale. Per intervistare Alexandria Ocasio-Cortez, la star delle primarie democratiche di New York (ha battuto in un distretto Bronx/Queens il potente Joe Crowley, quarta carica nazionale del partito) si è scomodato Joseph Stiglitz, premio Nobel dell'economia (2001) e intellettuale beniamino della sinistra 'liberal' americana. 

"Non dobbiamo avere paura di prendere posizioni forti e morali". il messaggio che Alexandria, accolta da un grande e prolungato applauso, ha lanciato agli studenti della Columbia. Erano stati i giovani democratici della celebre università di New York ad organizzare l'incontro, non senza qualche difficoltà. Avrebbe dovuto tenersi nel campus, nella sede della School of International and Public Affairs (meglio conosciuto come Sipa), ma la Columbia lo aveva bloccato quando ormai i biglietti (gratis) d'ingresso erano già andati esauriti. Motivo? la 'no partisan policy' dell'università.
Non è stato facile trovare un'alternativa 'last minute', la scelta è caduta sulla United Church of Christ (protestanti battisti 'liberal') a pochi blocchi dall'ingresso del campus e del Barnard College. Dopo una lunga fila e qualche ritardo - molti degli studenti (e non solo), arrivati anche dalla vicina Pennsylvania  erano senza biglietto - alla fine tutti hanno trovato posto e lo show della pasionaria Alexandria ha avuto inizio. 

"Registratevi tutti alle elezioni, una grande affluenza è la prima condizione per battere Trump e il partito repubblicano", ha ripetuto più di una volta (negli Usa per votare devi essere 'registrato' che democratico, repubblicano o indipendente). Sia lei che Stiglitz - a suo agio e un po' gigione nella insolita veste di intervistatore - hanno battuto molto su un tasto: le elezioni di Mid Term del prossimo 6 novembre "sono decisive anche in vista di quelle presidenziali" del 2020, perché se il partito democratico "non cambia volto" rischia una nuova sconfitta contro The Donald.
L'agenda di Alexandria, che fa parte dei Democratic Socialists of America" ed è una dei volti femminili più 'mediatici' della campagna elettorale ("in queste primarie abbiamo dimostrato di essere tante e forti") è decisamente ultra-liberal. I suoi temi evocano alcuni dei punti principali della campagna 2016 di Bernie Sanders, con uno stile (e un carisma) tutto suo. Ha parlato dell'America ai tempi di Trump, dei giovani emarginati, di una politica economica "che anche i democratici devono saper cambiare", ha strappato grandi applausi quando ha difeso le donne che accusano di molestie sessuali il giudice Kavanaugh ("dobbiamo cambiare la cultura maschilista,  chissà quante di voi che siete qui presenti avete subito qualche forma di molestia") ha rivendicato "la lotta contro le diseguaglianze economiche e sociali". Ha sottolineato come la maggior parte dei politici democratici fosse contraria alla sua posizione sull'abolizione dell'immigrazione e delle barriere doganali ("dopo le primarie hanno cambiato idea...") e come la 'questione morale' sia sta decisiva nella sua vittoria: "Oggi non dobbiamo provare a vedere cosa si può fare, oggi dobbiamo rendere fattibile le cose che vogliano". E accanto a lei, il premio Nobel ha annuito soddisfatto.