Esteri

Gli Stati Uniti accusano una donna russa di interferenze nelle elezioni di Midterm

Avrebbe lavorato anche per colpire il voto nel 2016 con campagne che diffondono fake news in rete

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NEW YORK. La procura distrettuale di Alexandria, in Virginia, ha formalmente accusato Elena A. Khusyaynova, 44 anni, di essere la mente di un complesso tentativo di interferire nelle elezioni di Midterm che si terranno il prossimo sei novembre, diffondendo “informazioni false e contenuti politici divisivi” attraverso decine di account social e di posta elettronica. Un’operazione lautamente finanziata con denaro russo chiamata Project Lakhta, mirata proprio a spargere disaccordo, promuovendo provocatorie discussioni online.

La donna, che è il primo cittadino straniero incriminato per interferenze nelle elezioni che ancora si devono tenere, è una ex collaboratrice di quel Viktorovich Prigozhin detto “lo chef di Putin”, l’oligarca fornitore ufficiale dei cibi consumati al Cremlino e titolare delle aziende Concord finite nel mirino del procuratore speciale Robert Mueller che indaga sul Russiagate. Anche se, chiariscono dalla Virginia, la denuncia scattata per la donna è frutto di una indagine diversa e indipendente da quella condotta a Washington dall’ex capo dell’Fbi.

Diritti omosessuali, controllo delle armi, rivendicazioni femministe e perfino le polemiche sui giocatori che s’inginocchiano durante le partite di football: le polemiche montante online ad arte da Elena non si fermavano davanti a niente. E nessuno: visto che nel suo mirino erano finiti politici di destra e di sinistra, dal capo della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell all’ex presidente americano Barack Obama.

Il Dipartimento di Giustizia, l’ufficio del direttore dell’intelligence nazionale, l’Fbi e il Dipartimento di sicurezza nazionale si sono espressi sulla vicenda, diffondendo un documento congiunto che afferma quanto “le interferenze straniere nel voto siano una minaccia alla democrazia e prevenirle in questo momento è la priorità del governo federale”. Spiegando che anche se “non ci sono prove di compromissioni che riguardano la natura delle piattaforme che si occupano del conteggio dei voti la preoccupazione per gli sforzi in atto da parte di Cina, Russia e Iran nel volere interferire nel processo elettorale americano è grande”.