Esteri

Storica visita di Netanyahu in Oman. E il sultano apre: "E' uno Stato della regione"

(afp)
Primo viaggio dal 1996 di un premier israeliano in uno dei Paesi arabi con cui non ha relazioni diplomatiche. Segno che qualcosa si muove nella trattativa con i palestinesi. "Li aiuteremo a parlare"
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TEL AVIV. La visita a sorpresa del premier israeliano Benjamin Netanyahu nel sultanato dell'Oman, uno degli Stati arabi con cui Israele non ha relazioni diplomatiche, è il segnale che qualcosa si sta muovendo nella trattativa fra Israele e palestinesi.

Questa mattina il ministro degli Esteri del sultanato ha confermato che l'Oman "non vuole agire da mediatore, ma ha alcune idee per favorire le discussione fra Israele e palestinesi". Il ministro omanita arriva a riconoscere che "Israele è uno Stato presente nella regione e tutti capiamo questo: forse è arrivato il momento di trattare lo Stato di Israele come tutti gli altri della regione e pretendere da Israele comportamenti adeguati". Parlando a una conferenza nel Bahrein, il ministro Yousuf bin Alawi bin Abdullah ha insistito dicendo che "l'Oman non vuole agire da mediatore, ma offre il suo aiuto: noi appoggiamo il lavoro di mediazione degli Stati Uniti".

Le poche parole di Bin Alawi spiegano meglio il senso della visita di Netanyahu a Muscat, la capitale dell'Oman: il sultanato è sicuramente uno dei regimi più moderati e pacifici di tutta la regione del Golfo, e l'incontro di Bibi con il sultano Qabus non è una prima volta assoluta.

Dopo gli accordi di Oslo del 1993, il premier Yitzhak Rabin nel 1994 e poi il suo successore Shimon Peres nel 1996 ebbero incontri con il sultano. Israele e l'Oman aprirono "uffici commerciali" nelle rispettive capitali, ma poi l'Oman raffreddò le relazioni al tempo della seconda Intifada del 2000.

Nella visita Netanyahu era accompagnato dalla moglie Sarah (che ormai lo affianca ovunque come fosse una autorità istituzionale, anche nelle missioni più riservate), dal capo del Mossad Yossi Coen, dal direttore generale del ministero degli Esteri Yuval Rotam e da altri funzionari.
Un'informazione decisiva è il fatto che il 23 e 24 ottobre in Oman era arrivato anche il presidente palestinese Abu Mazen: accompagnato da due dirigenti di al-Fatah (Jibril Rajub e Hussein a-Sheikh) e dal capo dell'intelligence, il generale Majed Faraj.

L'Oman ha sempre servito da ponte fra le parti più lontane fra di loro in tutta la regione del Medio Oriente. Americani e iraniani per esempio s'incontrarono segretamente in Oman per mesi prima di giungere all'accordo sul nucleare del 2015 che poi è stato cancellato dall'amministrazione Trump.

In queste ore di tensione altissima fra Washington e Teheran (il 4 novembre partono nuove sanzioni americane), un deputato iraniano ha detto che in queste il suo governo sta parlando riservatamente con quello americano proprio in Oman.