Esteri

Brasile, il super pm anti-corruzione diventa ministro della Giustizia

Il giudice Sergio Moro alla Giustizia del governo Bolsonaro: ha scoperchiato la tangentopoli brasiliana e ha arrestato Lula

1 minuti di lettura
RIO DE JANIERO - Il giudice Sergio Moro sarà il ministro della Giustizia del governo Jair Bolsonaro. Il pm che ha scoperchiato la devastante tangentopoli brasiliana con la sua inchiesta “Lava Jato”, ha deciso di accettare l’offerta che il nuovo presidente del Brasile gli aveva fatto durante una delle prime interviste concesse a delle tv brasiliane. Il suo sarà un superministero: accorperà anche quello della Sicurezza pubblica. Farà parte del Consiglio di controllo sulle attività finanziarie, il Coaf, attualmente istituito al ministero delle Finanze. Lo aveva chiesto lo stesso pm come una delle condizioni per accettare l’importante incarico. Sarà infine sempre Moro a nominare il direttore generale della Polizia Federale, la polizia giudiziaria, che di solito spetta al presidente della Repubblica. 

Davanti alle perplessità che erano state sollevate, Sergio Moro aveva risposto che “la mia presenza nel governo Bolsonaro potrà rassicurare tutti i fronti scettici della società che temono sulla tenuta dello Stato di diritto”. Moro come garante della democrazia, insomma. E’ il magistrato che ha messo dentro Lula. Non è un dettaglio secondario. Sono in molti, soprattutto commentatori di peso sulla stampa e sui social, a ricordare che quell’incarico “viene per forza come una conferma dell’accanimento sul Pt e su Lula”.  Il pm di Lava Jato ha sempre smentito la sua volontà di tuffarsi in politica. “Sono e resto un magistrato”, aveva detto fino a un anno fa. Adesso le sirene del potere lo hanno incantato.

Jair Bolsonaro ha ricordato che Moro avrà “totale libertà” per combattere la corruzione e il crimine organizzato “che ha portato il terrore in tutto il Brasile”. Il nuovo presidente ha voluto ribadire che questa libertà lo renderà un vero “Sovrintendente alla Giustizia”, con ampi poteri “anche di indagare qualcuno della mia famiglia se fosse coinvolto in attività di corruzione”.