Esteri

Ministro esteri palestinese: "Torneremo a Gaza"

Per Riad Al Malki l’Autorità Nazionale Palestinese dovrà tornare ad esercitare i suoi poteri sui Territori

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“Noi andremo a Gaza, è nostro dovere, sarà un nostro impegno: fra una settimana, fra un mese o chissà quando, l’Autorità Nazionale Palestinese dovrà tornare ad esercitare i suoi poteri sul territorio palestinese di Gaza, che come Gerusalemme e la West Bank è sottoposto alla pressione militare israeliana”.

Alla conferenza “Med” organizzata per 3 giorni a Roma dall’Ispi e dalla Farnesina, il ministro degli Esteri palestinese Riad Al Malki ha avuto uno spazio di intervento importante, così come la questione di Gaza è stata affrontata in uno dei panel collaterali.

Signor ministro, ma non crede che la vostra questione, il tema di favorire una pace fra voi e Israele e creare poi un vero stato palestinese sia ormai scomparso dagli schermi del Medio Oriente?
“No, non è così. In tutta la regione le emergenze sono continue. Sulla questione palestinese l'amministrazione Trump ha poi preso totalmente le difese di Israele, è diventata lei stessa un “agente” di Israele. Eppure, il tema palestinese rimane ancora centrale, tutti i governi arabi lo sanno e tutti si attendono che la prossima fase critica per quanto di ci riguarda sarà il momento in cui l’amministrazione americana deciderà di presentare in qualche modo questo famigerato “Piano Trump”. Allora i paesi arabi si faranno sentire con Washington”.

Però sembra proprio che paesi come l’Arabia Saudita siano paralizzati da altre emergenze, che non abbiamo nessuna vera cura per il tema palestinese.
“Tutti i leader arabi del Medio Oriente sono ancora mobilitati sulla questione palestinese, l’azione dei paesi arabi verso la Palestina è forte, sia sul piano politico, sia su quello finanziario. Questo vale anche per l'Arabia Saudita, alleata degli Stati Uniti. Nel suo discorso della settimana scorsa re Salman ha garantito che la questione palestinese in cima ai loro interessi. È importante che tutti ricordino che gli arabi sono impegnati nell'iniziativa di pace araba lanciata a Beirut. Un'iniziativa per poter normalizzare le relazioni tra i Paesi arabi e Israele. Ripeto, ci sono altre crisi, ma aggiungo questo: la questione palestinese si pone da sola, se vogliamo in maniera ciclica, ma emerge di continuo come la questione centrale in un Medio Oriente ancora in complesso”.

Per il momento l’unica crisi palestinese a rimanere all’attenzione del mondo è stata quella di Gaza, in cui i vostri avversari di Hamas sono stati in grado di negoziare indirettamente con Israele una tregua che darà loro ossigeno per continuare a controllare la Striscia.
“Israele vede il suo interesse a sostenere indirettamente Hamas, a lasciare che il Qatar paghi alcuni milioni di dollari a Gaza. Ma sono Anp e Hamas che devono accordarsi politicamente perché l’Anp sia in grado di ritornare al lavoro a Gaza, perché solo unendoci potremo negoziare con Israele per la creazione di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme Est e che veda la cessazione dell’occupazione militare israeliana. Gaza non può rimanere un’entità separata dalla Cisgiordania, soltanto uniti i palestinesi potranno negoziare con Israele”.

Proprio qui a Roma il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha confermato che il suo governo è pronto ad ospitare negoziati fra Israele e palestinesi. Voi cosa ne dite?
“Noi siamo pronti da tempo a negoziare con Israele. L'unico modo per giungere alla pace sono i negoziati diretti politici con Israele. Noi rispettiamo il diritto internazionale e tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu, siamo pronti a un confronto diretto con gli israeliani. La mediazione russa? Vedremo: la mediazione americana ha perso credibilità da quando Trump ha preso totalmente le difese di Israele. La loro missione ora è proteggere Israele nonostante i crimini commessi, Anche per questo abbiamo bisogno di un'Europa forte e unita, di un ruolo europeo per favorire un cambiamento nella regione”.