Esteri

Siria, Turchia: "Se Usa non si ritira, siamo pronti ad attaccare"

Mevlut Cavusoglu (ap)
Per bocca del ministro degli Esteri, Ankara intende accelerare i tempi dell'offensiva militare nel nord della Siria se gli Stati Uniti dovessero prolungare la data del ritiro
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CONTINUANO le sfide del governo turco all’amministrazione americana sulla Siria e sul futuro della nazione in cui quasi un terzo del territorio rimane sotto il controllo di forze militari curde che fino ad oggi sono state sostenute dagli Usa nella battaglia contro i terroristi dell’Isis.

Questa mattina il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha detto che se gli americani rallenteranno il loro ritiro della Siria orientale “l’esercito turco comunque in grado di lanciare un’offensiva”. Per Cavusoglu “se il ritiro americano verrà ritardato con scuse inverosimili come dire che l’esercito turco si prepara a massacrare i curdi, allora noi comunque andremo avanti. La Turchia combatterà lo YPG sia che gli americani si ritirino sia che rimangano in Siria”.

Cavusoglu si riferisce ai militanti dello YPG, la milizia degli autonomisti curdo-siriani che per Ankara sono colpevoli degli stessi crimini per i quali in Turchia è stato messo al bando il PKK.

Il riferimento di Cavusoglu è alle parole di Mike Pompeo: il segretario di Stato americano, in missione in Medio Oriente, ha dichiarato che prima del ritiro delle truppe Washington vuole assicurarsi che “i turchi non massacrino i curdi”.

I miliziani dello YPG sono stati “la fanteria” degli americani nei 4 anni in cui in Siria gli aerei Usa hanno bombardato di continuo le postazioni dei terroristi dello Stato Islamico.

Martedì scorso il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa John Bolton era atterrato ad Ankara per incontrare i vertici turchi; era previsto (anche se non annunciato ufficialmente) un vertice anche con il presidente Erdogan, che ha però deciso di cancellarlo all’ultimo momento.