NEW YORK - Tre anni di respiro ai circa 700 mila dreamer, i figli di clandestini portati in America da bambini per i quali Barack Obama aveva creato un percorso di regolarizzazione poi cancellato dall'amministrazione Trump. Ma anche per 300 mila titolari di protezione temporanea o in scadenza. In cambio, i 5,7 miliardi per costruire il muro al confine col Messico. Eccola l'offerta messa sul tavolo dal presidente americano Donald Trump come alternativa per risolvere il braccio di ferro con i democratici sul budget, la sfida che ha portato allo shutdown, la chiusura temporanea del governo federale, e che va avanti ormai da ben 29 giorni: un record.
"C'è una crisi umanitaria in atto al confine meridionale che ho promesso di risolvere e che risolverò", afferma subito il Presidente. Ripetendo in pratica quanto già detto, sempre in diretta televisiva, lo scorso 9 gennaio. In calo di consensi e col Paese impantanato nell'impasse federale che sta già mandando in tilt aeroporti e tribunali, Trump si mostra però disposto a cedere qualcosa. Approvando, ma per un tempo limitato di tre anni, certe politiche migratorie del suo predecessore che comunque gli restano invise.
Non è un caso che prima ancora di rivolgersi alla nazione, il presidente si fa riprendere mentre ospita alla Casa Bianca la cerimonia di naturalizzazione di 5 nuovi cittadini americani: a sottolineare che lui non è contro l'immigrazione, a patto che sia regolare. Descrive a tinte foschissime quel che accade al confine: "Bambini preda di gang, donne stuprate, madri costrette a dare contraccettivi alle figlie giovanissime perché superino indenni l'ordalia del viaggio". Dal Messico, insiste: "entrano quei narcotici che hanno trasformato l'eroina in un'epidemia".
Facendo infine leva sulla paura, anche economica, dell'altro: "le masse di immigrati fanno calare i salari". È per risolvere tutto questo, dice che è necessario ritrovare l'unità nazionale: "Tutte le parti devono unirsi per cercare una soluzione e creare fiducia. Le politiche sull'immigrazione non dovrebbero diventare il simbolo di un Paese diviso". Poi, però, attacca: "Non permetterò mai alla sinistra radicale di controllare le frontiere. I muri non sono immorali". Ma quella che lui già definisce una "proposta di buon senso", per i democratici è un "non inizio".
Lo scrive chiaro su Twitter la speaker della Camera Nancy Pelosi: "la sua lista è solo un insieme di iniziative già respinte e inaccettabili". Ciònonostante il leader della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell fa sapere di voler comunque mettere ai voti la proposta in Senato già la settimana prossima: e testare così l'unità dei democratici sperando che qualche moderato ceda sul finanziamento al muro. Ma agli analisti americani, che nei panel televisivi successivi al discorso ripercorrono i passaggi del discorso uno ad uno, lo speech sembra soprattutto un'operazione d'immagine: mirata a lanciare la palla nel campo dell'avversario e risalire nei sondaggi.
Tanto più che i democratici proprio ieri hanno provato anche loro a fare una mossa: aggiungendo un miliardo di dollari a quel miliardo e trecento milioni già sul tavolo per rafforzare i confini, che però, premettono, non serviranno a finanziare il muro ma controlli di frontiera e nuovi giudici che sveltiscano le pratiche dei richiedenti asilo.
Il nuovo capitolo scritto da Trump stasera, insomma, difficilmente sembra avvicinare una soluzione. E per gli 800 mila lavoratori federali costretti fuori dai posti di lavoro si apre una nuova settimana in bolletta.
"C'è una crisi umanitaria in atto al confine meridionale che ho promesso di risolvere e che risolverò", afferma subito il Presidente. Ripetendo in pratica quanto già detto, sempre in diretta televisiva, lo scorso 9 gennaio. In calo di consensi e col Paese impantanato nell'impasse federale che sta già mandando in tilt aeroporti e tribunali, Trump si mostra però disposto a cedere qualcosa. Approvando, ma per un tempo limitato di tre anni, certe politiche migratorie del suo predecessore che comunque gli restano invise.
Non è un caso che prima ancora di rivolgersi alla nazione, il presidente si fa riprendere mentre ospita alla Casa Bianca la cerimonia di naturalizzazione di 5 nuovi cittadini americani: a sottolineare che lui non è contro l'immigrazione, a patto che sia regolare. Descrive a tinte foschissime quel che accade al confine: "Bambini preda di gang, donne stuprate, madri costrette a dare contraccettivi alle figlie giovanissime perché superino indenni l'ordalia del viaggio". Dal Messico, insiste: "entrano quei narcotici che hanno trasformato l'eroina in un'epidemia".
Facendo infine leva sulla paura, anche economica, dell'altro: "le masse di immigrati fanno calare i salari". È per risolvere tutto questo, dice che è necessario ritrovare l'unità nazionale: "Tutte le parti devono unirsi per cercare una soluzione e creare fiducia. Le politiche sull'immigrazione non dovrebbero diventare il simbolo di un Paese diviso". Poi, però, attacca: "Non permetterò mai alla sinistra radicale di controllare le frontiere. I muri non sono immorali". Ma quella che lui già definisce una "proposta di buon senso", per i democratici è un "non inizio".
Lo scrive chiaro su Twitter la speaker della Camera Nancy Pelosi: "la sua lista è solo un insieme di iniziative già respinte e inaccettabili". Ciònonostante il leader della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell fa sapere di voler comunque mettere ai voti la proposta in Senato già la settimana prossima: e testare così l'unità dei democratici sperando che qualche moderato ceda sul finanziamento al muro. Ma agli analisti americani, che nei panel televisivi successivi al discorso ripercorrono i passaggi del discorso uno ad uno, lo speech sembra soprattutto un'operazione d'immagine: mirata a lanciare la palla nel campo dell'avversario e risalire nei sondaggi.
Tanto più che i democratici proprio ieri hanno provato anche loro a fare una mossa: aggiungendo un miliardo di dollari a quel miliardo e trecento milioni già sul tavolo per rafforzare i confini, che però, premettono, non serviranno a finanziare il muro ma controlli di frontiera e nuovi giudici che sveltiscano le pratiche dei richiedenti asilo.
Il nuovo capitolo scritto da Trump stasera, insomma, difficilmente sembra avvicinare una soluzione. E per gli 800 mila lavoratori federali costretti fuori dai posti di lavoro si apre una nuova settimana in bolletta.