Esteri

Venezuela, scontri al confine con il Brasile tra militari e indigeni: due morti

Carvajal con Maduro 
Maduro aveva dato l'ordine di chiudere la frontiera per impedire l'ingresso degli aiuti. Mosca accusa Washington e la Nato: "Vogliono azione militare". Lex capo dei servizi segreti si schiera con Juan Guaidó
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CARACAS.  Sale la tensione al confine tra Venezuela e Brasile dove due indigeni Pemon sono stati uccisi dai militari venezuelani nell'area del villaggio di Kumarakapay, al confine, secondo quanto ha raccontato il deputato Americo De Grazia, membro dell'assemblea nazionale. Una delle due vittime è una donna, Zoraida Rodriguez. Altre 14 persone sono rimaste ferite, 3 sono in condizioni gravi.

Gli scontri sono scoppiati dopo l'ordine dato da Maduro di chiudere il confine per evitare l'ingresso degli aiuti umanitari dal Brasile. La popolazione indigena del villaggio di Kumarakapay, lungo la principale strada che nella regione collega i due Paesi, si è opposta alla chiusura e ha sequestrato un generale della guardia nazionale venezuelana, José Miguel Montoya, ritenuto responsabile dell'azione che ha provocato la morte di 2 persone e il ferimento di altre 14.

La crisi venezuelana ha riacceso anche le tensioni anche tra Russia e Stati Uniti. Mosca accusa l'amministrazione americana e i suoi alleati della Nato di voler armare l'opposizione a Nicolas Maduro e di chierare forze speciali in prossimità del Venezuela, stando a quanto ha dichiarato il ministero degli Esteri russo sostenendo che gli aiuti umanitari americani sono "un pretesto per un'azione militare".

Sul piano interno, c'è stata un'altra importante defezione nello schieramento che ha finora sostenuto Maduro. L'ex capo dei servizi segreti Hugo Carvajal ha espresso il suo appoggio al presidente ad interim Juan Guaidó e ha denunciato la "più grave crisi repubblicana ed umanitaria" della storia moderna del Venezuela. In un video pubblicato su Twitter, Carvajal, che ora è deputato del partito governativo Psuv, ha chiesto a Maduro di "assumersi le sue responsabilità".


"Hai assassinato centinaia di giovani scesi in piazza per rivendicare i diritti che hai rubato loro, questo senza contare quelli che sono morti per mancanza di medicine e sicurezza - ha detto ancora nel video rivolgendosi direttamente al presidente con il quale ha rotto i rapporti dopo la creazione dell'Assemblea Costituente nel 2017 - prenditi la responsabilità della miseria in cui hai trascinato il nostro Paese, della crisi umanitaria, economica, politica e sociale in cui hai fatto precipitare tutto il Paese".

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Nel video Carvajal poi si è rivolto anche ai militari che sono "senza cibo, senza medicine e con la maggior parte dell'equipaggiamento bellico cannibalizzato e con parti rubate, esattamente come il resto del Paese". A loro ha lanciato l'appello di "ascoltare quello che suggerisce il cuore" perché "in questo momento si ha bisogno di soldati che difendano la patria e non gli interessi particolari".

E' il secondo alto ufficiale a rivolgersi direttamente al popolo venezuelano via social. Il primo è stato il generale di divisione dell’aviazione venezuelana, Francisco Yánez, direttore della pianificazione strategica che annunciò la defezione con queste parole: “Buongiorno popolo del Venezuela mi rivolgo direttamente a te per dire che disconosco l’autorità dittatoriale di Nicolás Maduro e riconosco Juan Guaidó come presidente incaricato dall’assemblea nazionale”.


Oggi si svolgerà un grande Live for Venezuela, organizzato dal magnate britannico Richard Branson, dove si esibiranno le star di tutta l’America Latina e dei Caraibi per raccogliere 100 milioni di dollari in cibo e medicine.


Juan Guaidò ha chiesto ai militari di permettere l'ingresso agli aiuti umanitari, ricordando che hanno "due giorni per obbedire all'ordine del Presidente e schierarsi con la Costituzione". "Questi aiuti servono a salvare vite", ha scritto ancora su Twitter Guaidó annunciando per oggi "mobilitazioni in tutto il Venezuela per esigere l'ingresso degli aiuti umanitari".