Esteri

Per Salvini "l'estremismo pericoloso è quello islamico", mentre Mattarella parla di "segnale di allarme gravissimo"

Il telegramma di papa Francesco al governo e alla comunità islamica della Nuova Zelanda: "Sono insensati atti di violenza"

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Tutto il mondo politico italiano venerdì ha reagito alla strage in Nuova Zelanda. Il commento del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, è stato il più controverso: "L'unico estremismo che merita di essere attenzionato è quello islamico. Quello di estrema destra è rappresentato da nostalgici fuori dal mondo e fuori dal tempo che, stando ai servizi di informazione e sicurezza, rappresentano una condanna morale, come ogni episodio di violenza, ma se c'è estremismo riguardo al quale firmo la metà dei miei atti è quello di matrice islamica".

Per il resto invece dal Papa che scrive in un telegramma di "insensati atti di violenza alle due Moschee a Christchurch, e assicura a tutti i neozelandesi, e in particolare alla comunità musulmana, la sua sincera solidarietà" al presidente della Repubblica Mattarella che parla di "segnale d'allarme gravissimo", sono unanimi la condanna per la strage di Christchurch e la solidarietà alle vittime che arriva dall'Italia.

Nel telegramma inviato a nome del Papa al governo della Nuova Zelanda dal cardinale Pietro Parolin, Bergoglio si dice "profondamente rattristato nell'apprendere la ferita e la perdita di vite umane causate dagli insensati atti di violenza a due moschee a Christchurch. Consapevole degli sforzi del personale di sicurezza e di emergenza in questa difficile situazione, Sua Santità - si legge ancora nel telegramma - prega per la guarigione dei feriti, la consolazione di coloro che soffrono per la perdita dei loro cari e per quanti sono colpiti da questa tragedia. Papa Francesco invoca le benedizioni divine di conforto e forza sulla nazione".

Il Capo dello Stato all'apertura del cinquantesimo anno accademico dell'Università Politecnica delle Marche: "Quanto avvenuto questa mattina - ha detto in un passaggio del suo discorso - dall'altra parte del mondo, in Nuova Zelanda, rappresenta un segnale di allarme gravissimo: alcuni forsennati hanno sparato uccidendo decine di persone inermi di religione islamica, che stavano pregando in una moschea. Sulle loro armi hanno messo come riferimento e simbolo alcuni nomi. Tra questi quello di Luca Traini, l'uomo che pochi mesi fa a Macerata ha sparato a casaccio contro ogni immigrato che incontrava per strada. Hanno messo anche il nome di un canadese che due anni fa in Canada ha ucciso alcune persone in una moschea. Questi due nomi i terroristi li hanno affiancati, nella loro dissennatezza, al Doge di Venezia della battaglia di Lepanto di cinquecento anni fa, e a Carlo Martello, vincitore a Poitiers 1300 anni fa. Questo cancellare la storia, questo rifiutare la storia, questa condizione che cancella la civiltà che la storia ha costruito è il pericolo che abbiamo di fronte".

Interviene anche il Centro Islamico Culturale d'Italia che fa riferimento alla Grande Moschea di Roma: "Condanna con forza il crudele e vile attentato perpetrato in data odierna contro la Moschea Al Noor nella città di Christchurch e contro la Moschea di Linwood, in Nuova Zelanda e partecipa con sentimenti di fraterno affetto al dolore dei familiari delle vittime, cinicamente uccise mentre, pacificamente riunite nel proprio luogo di culto per compiere un atto di devozione cultuale, partecipavano alla Preghiera del Venerdi - si legge nella nota - Ancora una volta, per l'ennesima volta, i musulmani pagano un pesante tributo di sangue, con decine e decine di morti e feriti, alle delittuose efferatezze di quel terrorismo che, nella sua mostruosità, colpisce indistintamente inermi creature strappandole alle loro esistenze e ai loro cari".

Arriva la solidarietà anche di Noemi Di Segni, presidente dell'Uci: "Gli ebrei italiani esprimono piena vicinanza in questo doloroso e sconvolgente giorno alle comunità islamiche italiane e di tutto il mondo. Alle vittime, ai sopravvissuti e loro famiglie le nostre preghiere. L'attacco alle due moschee in Nuova Zelanda è la drammatica dimostrazione che le parole d'odio e le espressioni nostalgiche di estremismi non hanno confini e possono trasformarsi ovunque in efferata violenza. Quando un qualsiasi luogo di culto viene colpito è l'intera società civile ad essere in pericolo. Le comunità ebraiche continueranno a levare la voce per difendere la libertà di culto di tutti i fedeli e a lottare assieme a tutti coloro che credono nella convivenza, sradicando ogni forma di razzismo".