Esteri

Cina: "Dibattito in Italia inevitabile. Nostre aziende continueranno a lavorare sul 5G"

Il presidente cinese Xi Jinping (ansa)
"Siamo pronti, insieme alla controparte italiana, a costruire insieme la Belt and Road, Nuova via della seta” scrive il Presidente cinese Xi in una lettera all'Italia
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PECHINO - "I fatti parlano più forte delle parole". Per ora, il fatto è che fra tre giorni il governo italiano firmerà il memorandum di intesa sulla Via della seta, primo Paese del G7 e membro fondatore dell'Europa a entrare nel discusso progetto infrastrutturale di Xi Jinping. Ma il vice ministro degli Esteri Wang Chao, che oggi a Pechino ha presentato ufficialmente il viaggio in Europa del presidentissimo cinese, dà la sua parola che i vantaggi saranno evidenti: "I dibattiti e le domande su Belt and Road sono naturali - ha detto in conferenza stampa - come ogni nuovo nato, il progetto ha bisogno di tempo per crescere, e in questo sviluppo incontriamo dubbi o fraintendimenti".

Niente di strano, prova a sminuire la Cina, nella furiosa polemica che si è scatenata su questa firma dell'Italia, con mal di pancia assortiti di Stati Uniti e Unione europea: "La maggior parte dei Paesi che hanno aderito ne ha tratto vantaggio e se Italia e Cina troveranno un accordo questo porterà benefici per lo sviluppo di entrambi e la loro cooperazione economica, promuovendo senza dubbio il commercio italiano".
 
Parole che fanno in parte eco a quelle espresse da Xi Jinping in persona, che come sempre si è fatto precedere in Italia da un messaggio al Paese. “Siamo pronti, insieme alla controparte italiana, a costruire insieme la Belt and Road, la Nuova via della seta”, ha scritto il presidente cinese in un lungo messaggio pubblicato dal Corriere della Sera, in cui ripercorre “la grande storia degli incontri tra Oriente e Occidente” ricordando Virgilio, Marco Polo, Dante e Moravia, e spiega che il suo viaggio vuole aprire “un nuovo capitolo per l’amicizia tra Roma e Pechino”. Tra i settori di cooperazione citati dal presidente e segretario generale del Partito ci sono la cultura, il settore farmaceutico e ovviamente quello delle infrastrutture: la Via della seta si può connettere “ai progetti italiani di costruzione dei porti del Nord e investire in Italia al fine di creare una nuova era per la Belt and Road in settori come la marina, l’aeronautica, l’aerospazio e la cultura”.

È la stessa linea su cui ha riparato il fronte assai litigioso e scompaginato del nostro governo: la Via della seta è solo affari, un aiuto per le nostre aziende, niente politica. Basta leggere i giornali cinesi in questi giorni, osservare l’importanza strategica attribuita a questa visita di Xi in Italia, Principato di Monaco e Francia, per capire che in ballo c’è molto di più: una nuova idea cinese di globalizzazione nella “nuova era”, il futuro delle sue relazioni con un’Unione europea ora più ostile, e con gli Stati Uniti ora molto ostili. Il viceministro Wang Chao è figura giovane ma di rilievo al ministero degli Esteri: è stato lui a firmare lo storico accordo con il Vaticano per la nomina dei vescovi, e ha facoltà di toccare i temi più caldi del dibattito. Questa mattina ha citato “infrastrutture, macchinari e porti” tra le aree di cooperazione che Italia e Cina vogliono rafforzare. E non si è tirato indietro neanche sulle telecomunicazioni, il settore dove le preoccupazioni di sicurezza sono più acute: "Italia e Cina hanno già una sana cooperazione, le società cinesi hanno contribuito allo sviluppo innovativo e digitale dell'Italia e la Cina le incoraggia a intraprendere cooperazioni internazionali, nel rispetto delle leggi. Sul 5G abbiamo firmato nel 2015 un documento di cooperazione con l'Unione europea, che sarà la guida per quella con l'Italia, che continuiamo a supportare". Avanti dunque, nonostante i dubbi americani e il "golden power" sulle reti che il governo pare pronto a rafforzare.

Al ministero degli Esteri di Pechino tutte le domande, anche quelle dei giornalisti internazionali, sono sull'Italia, nessuna sulla Francia, segno che quella nel nostro Paese è vista come la tappa più delicata del tour europeo di Xi, una linea del fronte nei rapporti tra Europa e Cina. "Apprezziamo la volontà italiana di partecipare alla Via della seta, il governo italiano dà grande valore alle relazioni con la Cina e ha espresso il desiderio di rafforzare la cooperazione", ha detto Wang, suggerendo che l'iniziativa sia partita da Roma. Wang ha usato tutte le parole del nuovo dizionario geopolitico cinese, "win-win", "fiducia e vantaggi reciproci", "nuova era".

Non ha sciolto il piccolo giallo sulla scelta di Palermo come seconda parte del viaggio di Xi, accennando solo all'"importanza della Sicilia per la Cina". A chi gli ha chiesto se il Memorandum di intesa sarà pubblico ha risposto che verrà seguita la "solita procedura volontaria e trasparente", cioè con testo segreto, e che poi "sarà il mercato a decidere se investire o meno", punto problematico visto che da parte cinese sono quasi solo aziende di Stato a lavorare. Parleranno i fatti. Per ora, in calce al contratto della Via della seta c'è una parola in più: Italia.