Esteri

Italia e Cina insieme nello spazio: firmati gli accordi per l'esplorazione del cosmo

La Stazione spaziale cinese Tiangong 
I due paesi lanceranno un satellite per lo studio dei terremoti e a Torino  verrà costruito un modulo della Stazione Spaziale Cinese. Che si chiamerà Tiangong-3 (Palazzo Celeste) e ospiterà i nostri astronauti. Samantha Cristoforetti ha già iniziato a studiare la lingua
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Italia e Cina decolleranno insieme per lo spazio. Fra gli accordi appena firmati ce ne sono alcuni che riguardano l’esplorazione al di là della Terra. Insieme a Pechino, Roma lancerà un secondo satellite per il monitoraggio dei terremoti: il primo è al lavoro dal febbraio 2018. Il nostro paese costruirà inoltre uno dei moduli della Stazione Spaziale cinese, che si chiama Tiangong-3 (Palazzo Celeste) e verrà lanciata a partire dal 2022. Attualmente in orbita c’è un prototipo, il Tiangong numero due. Il Tiangong-1 fece notizia quando ricadde sulla Terra un anno fa, il 2 aprile 2018, finendo per fortuna in mare senza danni. L’intesa di sabato è stata firmata commissario straordinario dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) Piero Benvenuti e dal vicedirettore della China National Space Administration, Zhang Jianhua.
 
Dovendo costruire una stanza del palazzo celeste, l’Italia sarà anche invitata a bordo. La nostra astronauta Samantha Cristoforetti ha già iniziato a studiare il cinese. Gli accordi firmati oggi prevedono l’ospitalità di italiani a bordo di Tiangong e l’allestimento di esperimenti scientifici ideati dagli scienziati di entrambi i paesi. Uno, in particolare, si chiama Herd e studierà i raggi cosmici ad alta energia: la radiazione che spazza l’universo in ogni direzione, prodotta da fenomeni estremi di tipo astrofisico. “Le Parti – si legge infatti nell’accordo di sabato – seguono con interesse le collaborazioni concrete in corso tra la China Manned Space Agency e l’Agenzia Spaziale Italiana” in vista anche della “partecipazione di astronauti italiani alle missioni di volo sulla stazione spaziale cinese”. Il modulo, che attualmente è in avanzata fase di progettazione, verrà costruito a Torino da Thales Alenia Spazio. Dall’Italia in fondo arriva oltre metà del volume abitabile della Stazione Spaziale Internazionale, quella gestita in buona parte dalla Nasa.  
 
La puntata precedente degli accordi spaziali risale al 2017, quando il presidente italiano Sergio Mattarella in visita a Pechino e il presidente cinese Xi Jinping avviarono la collaborazione scientifica che oggi arriva a maturazione. Il satellite per il monitoraggio dei terremoti Cses-1 è stato lanciato poco dopo, il 2 febbraio 2018. “Attualmente è l’unico strumento in orbita per studiare i fenomeni sismici dallo spazio” spiega Roberto Battiston, l’astrofisico dell’università di Trento che all’epoca era presidente dell’Asi. “L’accordo appena firmato prevede la realizzazione e il lancio di un secondo satellite, Cses-2, da mettere in costellazione con il primo”.
 
Il “cervello” di Cses è un apparecchio costruito dagli scienziati italiani che si chiama Limadou: il nome cinese del missionario Matteo Ricci. Il suo compito è osservare la ionosfera terrestre: lo strato dell’atmosfera oltre i 100 chilometri di altitudine in cui le radiazioni cosmiche colpiscono le molecole dei gas atmosferici creando un gas elettricamente carico. Si sospetta che alcune ore prima dei terremoti vi siano delle alterazioni del campo elettrico e magnetico nella ionosfera. Il fenomeno fu notato negli anni ’90  da esperimenti sulla stazione spaziale russa Mir. Una perturbazione venne osservata anche 40 minuti prima del terremoto in Giappone del 2011: il magnitudo 9 che colpì Fukushima. Ma un comportamento regolare non è mai stato riscontrato. “Cses-1 sta funzionando bene e accumula dati in modo regolare  - spiega Battiston - ma è ancora presto per trarre conclusioni”. L’arrivo di Cses-2 creerà una costellazione e migliorerà la sensibilità delle osservazioni. Al progetto, oltre all’Asi, lavorano gli scienziati dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). “In campo spaziale l’Italia è sicuramente il primo partner della Cina” spiega Plinio Innocenzi, il chimico dell’università di Sassari che per otto anni è stato attaché scientifico a Pechino. “Ma i rapporti fra i due paesi sono molto forti anche in altri settori della ricerca. Sono ad esempio 500 i fisici italiani che lavorano ai grandi progetti messi in cantiere di recente dalla Cina”.