Esteri

Niente "like" per i minorenni: il governo inglese prepara il divieto per Facebook e Instagram

(ap)
Il provvedimento che coinvolgerebbe anche Snapchat e i suoi "streak" avrebbe l'obiettivo di "preservare" al massimo i bambini online "merce" dei colossi dell'informatica
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LONDRA. Niente più "like" o "mi piace" sui social per i bambini e i minorenni britannici? È più di un'ipotesi Oltremanica, dopo il parere dell'authority britannica sulla privacy, l'Information Commissioner's Office, inoltrato al governo di Londra, che sta preparando una sostanziale riforma di Internet.

La ragione di questo provvedimento, che coinvolgerebbe Facebook, Instagram e anche un altro social molto amato dai giovanissimi, cioè Snapchat e i suoi "streak", sta nel cercare di "preservare" al massimo i bambini online i quali, secondo l'authority sulla privacy, ora sono "merce" dei colossi dell'informatica.

Facebook e gli altri infatti utilizzano i like degli utenti per analizzarne gusti e preferenze e produrre così attività pubblicitaria mirata e altri comtenuti affini: questo meccanismo, secondo le autorità britanniche, ora deve essere fermato perché i bambini sono i "più vulnerabili" e anche i più esposti allo sfruttamento di big data dei social network e alla dipendenza da schermo.

Per questo l'Information Commissioner Office ha chiesto di vietare tecnicamente la possibilità di mettere "like" e "cuoricini" ai minorenni, il che dunque prevederebbe un "rigido controllo" dell'età degli utenti qualora questi si apprestino a mettere un "mi piace" online.

Questo, se applicato, spaccherebbe in ogni caso Internet - almeno nel Regno Unito - tra minorenni e maggiorenni. Il progetto si inserisce in una riforma più ampia di Internet da parte del governo britannico, che tra le altre cose vuole punire come "direttamente responsabili" i social network che non rimuovono tempestivamente contenuti "pericolosi, devianti o autolesionisti" per i giovanissimi utenti. Si prevedono sanzioni pensantissime, in caso di mancato rispetto delle regole, pari fino al 4% dei profitti globali dei giganti social.