Esteri

Kabul, iniziato il restauro dei Buddha distrutti dai Taliban

Un'equipe di archeologi del Museo nazionale sta ricostruendo decine di statue prese a martellate. Ma non ancora quelle colossali di Bamiyan che furono fatte esplodere con il tritolo

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KABUL - Quando nel 1996 i Taliban s'impadronirono del potere in Afghanistan, come prima cosa cominciarono a distruggere tutte le tracce del ricco passato pre-islamico del Paese, comprese le più alte statue di Buddha al mondo, quelle di Bamiyan. Oggi, nel momento in cui gli americani hanno intavolato un negoziato di pace con i Taliban, nel museo nazionale di Kabul c'è chi sta cercando di restaurare parte di quell'immenso patrimonio.

E questo grazie a migliaia di frammenti di statue di ogni foggia e grandezza che furono  prese a martellate dagli Studenti del Corano. Miracolosamente conservati, quei preziosi cocci sono stati ritrovati in una dozzina di bauli nascosti nel seminterrato del museo, e costituiscono un'importantissima collezione storico-artistica di quando l'Afghanistan era un Paese buddhista, sia pure in brandelli da rimettere assieme. 

Il lavoro dell'equipe internazionale di archeologi e di restauratori del museo di Kabul richiede un'infinita pazienza e un'altrettanta perizia, perché i pezzi delle opere sono stati spesso raccolti da non professionisti, alla rinfusa, e perché molte statue sono incomplete o in pessimo stato do conservazione.

Ma quello dell'equipe del Museo nazionale è soprattutto un lavoro molto pericoloso, perché i Taliban ancora considerano le statue di Buddha, così come i crocefissi o le dee greche, degli idoli pagani dannosi alla fede musulmana e che vanno quindi distrutti. E se andasse in porto il negoziato con Washington, potrebbero nuovamente tornare al potere. A Bamiyan, intanto, dove i due Buddha colossali furono fatti saltare in aria con il tritolo, una ong tedesca ha raccolto quello che restava dello scempio. Oggi, gli infiniti sassolini che sono diventati i due giganti di pietra, vengono conservati in un centinaio di grossi sacchi. Nessuno ha ancora pensato a rimetterli assieme.