Esteri

Tripoli, la Pasqua dei cattolici nella città in guerra

Ormai assenti i fedeli italiani, in tutto il Paese sono rimasti solamente tre sacerdoti

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Il vescovo di Tripoli: "Chiesa piena, ma ora la gente ha paura"

TRIPOLI - Sono solo 3 i sacerdoti cattolici rimasti in Libia: a Tripoli il vescovo francescano monsignor George Bugeja, maltese. E poi altri 2 francescani a Bengasi. Il cittadino maltese ha sostituito lo storico vescovo di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli, nato in Libia e rientrato nel suo paese dopo aver seguito gli studi ecclesiastici in Italia. Martinelli è stato vicario apostolico per 30 anni, in uno dei luoghi più delicati per la Chiesa al mondo. Un periodo in cui la Libia ha visto prima la difficile dittatura di Gheddafi e poi la rivoluzione che ha portato al caos attuale.

I cristiani a Tripoli ormai sono molto pochi. Gli italiani sono praticamente scomparsi: nella chiesa di San Francesco si incontrano per la messa il venerdì (giorno di festa islamico) molti dei circa 2500 cittadini filippini che vivono a Tripoli e molti africani cristiani, innanzitutto nigeriani e sud-sudanesi. Un’altra chiesa, Santa Maria degli Angeli stata messa a disposizione agli anglicani, anche loro in maggioranza immigrati africani.


Nella settimana Santa, i cattolici comunque tornano ad incontrarsi. Monsignor Bugeja spiega che tutti i riti si celebrano all’interno della chiesa, non ci sono processioni o manifestazioni esterne. I problemi con sono quelli del confronto con l’Islam ma le difficoltà e i pericoli della vita quotidiana a Tripoli. Soprattutto adesso, durante questa nuova fase della guerra civile.