Esteri

Il Papa a Bucarest: "Non cedere alle seduzioni di una cultura dell'odio"

 Papa Francesco, a sinistra, e il patriarca di Romania Daniele (ansa)
Francesco da oggi fino a domenica in visita in Romania. "Senso dilagante di paura spesso fomentato ad arte"
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BUCAREST - Una settimana dopo il voto europeo papa Francesco arriva a Bucarest, in Romania, meta del suo trentesimo viaggio fuori dai confini italiani (da oggi fino a domenica), e incontrando il Sinodo permanente della Chiesa ortodossa nel Palazzo del patriarcato sottolinea il fatto che ancora oggi occorre "non cedere alle seduzioni di una 'cultura dell'odio' e individualista" la quale, seppure "non più ideologica come ai tempi della persecuzione ateista", è presente presentandosi addirittura come "più suadente e non meno materialista".
 
Dopo il viaggio in Bulgaria e Macedonia del Nord di un mese fa, Francesco sceglie ancora un Paese "ai margini" del continente, la Romania dove c'è il più basso livello di salari dell'intera eurozona e dove il 28,5 per cento della popolazione, secondo l'ultimo rapporto Eurostat, vive in uno stato di povertà materiale e senza risorse essenziali: sono migliaia i senzatetto di ogni età che dormono per strada in "alloggi" di fortuna, sovente all'interno dei cunicoli che formano la rete di riscaldamento della città, spesso schiavi della droga e senza prospettive di futuro. Da qui il Papa ricorda le sofferenze di quei popoli che "rimasti inesorabilmente esclusi" dallo "sviluppo tecnologico e dal benessere economico" hanno visto crescere al loro interno "un senso dilagante di paura che, spesso fomentato ad arte, porta ad atteggiamenti di chiusura e odio". È questa cultura, dice il vescovo di Roma, a presentare "come via di sviluppo ciò che appare immediato e risolutorio, ma in realtà è indifferente e superficiale".
 
Bucarest è gremita a festa per l'arrivo del Papa. Una presenza di popolo calorosa che ricorda l'accoglienza riservata nel 1999 a Giovanni Paolo II, il primo Pontefice a visitare un Paese a maggioranza ortodossa. Francesco conosce le sofferenze di un popolo costretto in tantissimi suoi elementi a emigrare per sopravvivere. Tanto che incontrando le autorità del Paese rende omaggio "ai sacrifici di tanti figli e figlie della Romania che, con la loro cultura, il loro patrimonio di valori e il loro lavoro, arricchiscono i Paesi in cui sono emigrati, e con il frutto del loro impegno aiutano le loro famiglie rimaste in patria".
 
Papa Bergoglio sa che spesso alcuni Paesi restano indietro anche per logiche finanziarie decise in sede centrale poco rispettose del passo lento di chi vive ai confini". E chiede per questo motivo che ci si prenda cura degli "svantaggiati" e, insieme, che la strada dell'aiuto agli ultimi non sia "imposta da considerazioni estrinseche o dal dilagante potere dei centri dell'alta finanza, ma dalla consapevolezza della centralità della persona umana e dei suoi diritti inalienabili". Ricorda, Francesco, che "quanto più una società si prende a cuore la sorte dei più svantaggiati, tanto più può dirsi veramente civile". La "vocazione più nobile a cui uno Stato deve aspirare" è "farsi carico del bene comune del suo popolo". E ancora: è necessario "costruire una società inclusiva", "una società dove i più deboli, i più poveri e gli ultimi non sono visti come indesiderati, come intralci che impediscono alla 'macchina' di camminare, ma come cittadini e fratelli da inserire a pieno titolo nella vita civile".