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Intesa con Austria e Germania sui migranti. Salvini: "La Ue riconosca come sicuri i porti libici e intervenga sulle Ong"

Il ministro degli Interni, dopo l'incontro trilaterale, annuncia la linea comune sugli arrivi. Nuovi vertici a Vienna e Milano per rinsaldare l'asse. Nessuna chiusura del Brennero. E sulla Diciotti: "I sei violenti devono scendere da bordo in manette"

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INNSBRUCK - Il trilaterale coi ministri degli Interni di Germania e Austria è appena terminato. Sono le 8.30 e Matteo Salvini cammina per il centro di Innsbruck per raggiungere il palazzo dei congressi, sede del summit plenario, chiama il suo capo di gabinetto al Viminale: "Come è andata la notte sulla nave Diciotti? Guarda che io insisterò sul fatto che questi devono scendere da bordo in manette. Altrimenti non sbarca nessuno. Quanti ne hanno beccati?". Chiude la telefonate e racconta: "A quanto pare due sono stati già individuati e altre quattro sono da identificare". Ma è la magistratura che deve procedere. Il ministro dell'Interno è tranchant. "Basta una telefonata ai magistrati delle forze dell'ordine presenti sulla nave. Su questo non transigo. Sono dei violenti che hanno dirottato una nave".

Il patto di "coloro che fanno"
Torna di buon umore solo quando si parla al vertice appena concluso in un hotel con i colleghi, l'austriaco Herbert Kickl e il tedesco Horst Seehofer. Una stretta di mano a tre a beneficio dei fotografi a suggellare qualcosa in più di un'intesa: "Oggi si passa dal patto dei volenterosi al patto di coloro che fanno", annuncia al termine il padrone di casa Kickl. Un nuovo vertice già in programma per il 19 luglio. Patto ma su quali basi? Quelle della linea dura dei sovranisti d'Europa, portata poi al tavolo del summit con tutti i 28 ministri degli Affari interni. Non lo citano ma il vero ostacolo sul cammino è l'Eliseo e il loro collega francese Gerard Collomb, col quale Salvini ha un colloquio a quattr'occhi a margine: "Sono curioso ma mi aspetto poco, dissentiamo su tante cose". 

Sbarchi e centri di accoglienza in Africa e nei Balcani
Dunque, le basi: frenare gli sbarchi in Europa, realizzare centri di accoglienza in Africa e nei Balcani, premere per far sì che l'Europa riconosca quelli libici come porti sicuri. Un mancato riconoscimento che - insiste soprattutto Salvini - ha impedito finora di rimandare sulle coste di partenza i migranti recuperati in mare. "Certo, noi dobbiamo contemperare le esigenze della sicurezza con i principi umanitari" (messaggio ponderato molto in chiave interna, per tranquillizzare cancelliera Merkel e Spd). 

"Sostegno unitario dell'Ue o iniziative unilaterali"
Ma è il messaggio politico che i tre da Innsbruck inviano a Bruxelles a pesare: "Noi tre vogliamo fare ordine. Serve un sostegno unitario dall'Unione se si vogliono evitare iniziative unilaterali degli Stati". Come dire, i tre ministri sono intenzionati ad andare avanti comunque, anche per evitare le chiusure interne dell'Europa. E per questo torneranno a vedersi sia a Vienna la settimana prossima che a Milano su invito di Salvini a stretto giro. Il Brennero per adesso non rischia la chiusura: "Roba di poche decine di transiti". 

La revisione delle regole sulle missioni navali
Il capo del Viminale riporta al centro del confronto europeo anche la revisione delle regole di ingaggio delle missioni navali "perché tutti gli immigrati recuperati in mano non possono essere portati nei nostri porti". Seehofer è sulla stessa linea anche su altro: "La questione di chi riceve asilo in Europa non può essere risolta dai trafficanti ma da governi democraticamente eletti". I tre ripartono da Innsbruck spediti, convinti che comunque vada, adesso a Bruxelles bisognerà fare i conti con loro. Sempre che la Merkel sia d'accordo su tutto col suo ministro degli Interni.

Le Ong e la Tunisia
Nel corso della successiva riunione plenaria Salvini interviene e ribadisce la linea dura: le espulsioni devono essere oggetto di accordi europei e la Ue deve intervenire anche sulle Ong perché "è provato che spesso abbiano interessi non solo solidaristici ma economici dietro il loro operato". Il ministro dell'Interno mette anche i paletti sull'accordo con la Tunisia: "Se il presidente Juncker vuole firmare entro il 2019 un accordo con la Tunisia che darebbe grandi vantaggi economici a quel Paese, la Tunisia deve firmare un accordo di riammissione dei suoi cittadini non riconosciuti come profughi".

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