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Manovra, Salvini e Di Maio: "Gli 80 euro restano e l'Iva non aumenta". Il leader M5S: "Superare i vincoli Ue"

I due vicepremier e fonti di Palazzo Chigi negano di voler abolire il bonus introdotto da Renzi. Ma nessuno aveva smentito il titolare dell'Economia che in un'intervista l'aveva messo in discussione. E il viceministro, il leghista Garavaglia, dice: "Meglio una riduzione strutturale delle tasse che un bonus". Di Maio confida di ottenere da Bruxelles di andare oltre i parametri
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ROMA. È stato un vertice difficile quello del governo, ieri sera, sulla manovra d'autunno. Con molti strascichi, innanzitutto sul tema degli 80 euro. Il nodo è quello delle coperture per la legge di bilancio e della possibile abolizione del bonus fiscale (quello introdotto da Renzi nel 2016 per i lavoratori dipendenti) per garantire gli sgravi e l'avvio della flat tax come riportato oggi nei retroscena sul summit. Su questo intervengono i due vicepremier - Matteo Salvini e Luigi Di Maio - e "fonti di Palazzo Chigi" per negare che si voglia percorrere questa strada. "Il governo è compatto", assicura Di Maio. Resta un problema di coperture perché la manovra supererà i 21 miliardi di euro. Se davvero l'Iva dovesse restare invariata, come promettono Di Maio e Salvini, bisognerà capire come finanziare l'avvio del reddito di cittadinanza e di una forma, sia pur embrionale, di flat tax. D'altra parte il ministro dell'Economia Giovanni Tria in un'intervista ieri sul Sole 24 ore aveva pesantemente attaccato gli 80 euro dicendo che - anche per come è costruito - "il bonus provoca complicazioni infinite", aggiungendo che "tutto il sistema delle detrazioni va rivisto". Parole che non avevano provocato una sola presa di distanza nel governo. E il viceministro dell'Economia, Massimo Garavaglia, oggi conferma le critiche agli 80 euro: "È molto meglio avere una riduzione strutturale delle tasse piuttosto che un bonus che resta sempre appeso. Non si tolgono gli 80 euro, vengono messi come riduzione fiscale anziché come esborso". Per Di Maio comunque trovare i soldi non sarà un problema: "Ci siamo messi con il bilancio dello Stato in mano a tagliare quello che non serve e confido nel fatto che nei prossimi mesi otterremo dei grandi risultati per quanto riguarda la possibilità di andare oltre quei parametri che non significa mettersi contro l'Europa ma significa dire che a noi serve fare degli investimenti per poter far ripartire il nostro paese".


Sul tema degli 80 euro - tolti o confermati - si registra la reazione del Pd. Matteo Renzi gongola prendendo atto della smentita sull'abolizione: "Udite udite, Salvini difende gli 80 euro. Ho sempre detto che il tempo sarebbe stato galantuomo". Mentre il segretario dem Maurizio Martina dice: "Altro che fake news, basta leggere le parole del ministro Tria, giù le mani del governo dagli 80 euro dei lavoratori per pagare la flat tax dei ricchi".



Salvini, nel suo intervento di stamattina, ha anche precisato che l'Iva non aumenterà. Stesso concetto espresso da Di Maio, in un'intervista a Rtl: "L'Iva non deve aumentare - ha detto - anche se rischia a causa dei debiti lasciati da Renzi e Gentiloni con provvedimenti fatti con il buco. Non aumenterà l'Iva, non vogliamo togliere soldi dalle tasche dei cittadini". Una frase ripetuta ossessivamente dai leader politici, da Berlusconi a Renzi a Di Maio, appunto.

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Ma anche sull'Iva è noto che le opinioni nel governo sono divergenti, con il ministro dell'Economia che vorrebbe invece un incremento selettivo per non far scattare le clausole di salvaguardia. E i mal di pancia nella maggioranza sono evidenti tanto che Roberto Maroni, considerando tutt'altro che esclusa l'ipotesi di un aumento dell'Iva, attacca criticando il reddito di cittadinanza.


Il ministro dello Sviluppo Di Maio oggi ha affrontato anche il tema lavoro: "A fine anno metteremo incentivi per le assunzioni anche al di sopra dei 35 anni. Non ho concluso la riforma del mercato del lavoro, abbiamo aumentato i diritti, ora abbasseremo il costo dei contratti a tempo indeterminato". Quanto al caso piano periferie - legato a un emendamento approvato con il Milleproroghe - nega il leader M5S nega che sia un problema: "Non abbiamo bloccato i fondi alle periferie. I fondi sono sbloccati da quell'emendamento e riguardano tante città italiane. È un emendamento talmente di buonsenso che anche le opposizioni che ci stanno attaccando lo hanno votato. Mi sembra che ci sia la solita strumentalizzazione. I sindaci protestano? Noi siamo dalla loro parte. Sbloccheremo i fondi, questa norma ci serve proprio per andare incontro alle loro esigenze".



 
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