Politica

Migranti: Salvini denunciato per istigazione all'odio razziale per la frase "finita la pacchia per i migranti"

(lapresse)
L'iniziativa è di un gruppo di cittadini trevigiani secondo cui il reato si sarebbe consumato quando il ministro dell'Interno fece alcune affermazioni che alimentarono sul Web una serie di commenti xenofobi. Ai primi di agosto il titolare del Viminale fu querelato per lo stesso reato dagli attivisti romani di Baobab experience e poi da un "cittadino italiano di etnia rom"
3 minuti di lettura
TREVISO - Una denuncia nei confronti del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, in cui si ipotizza il reato di istigazione all'odio razziale (legge Mancino), aggravata dalla posizione di responsabile di una pubblica funzione, è stata presentata da alcuni cittadini alla procura della Repubblica di Treviso. Per i firmatari il reato si sarebbe consumato attraverso una serie di affermazioni pubbliche rese dal ministro - tra giugno e luglio - tra le quali citano: "per gli immigrati clandestini è finita la pacchia, preparatevi a fare le valigie, in maniera educata e tranquilla, ma se ne devono andare".

L'ESPOSTO DEI CITTADINI DI TREVISO

E poi: "Gli immigrati che campeggiano qui a pranzo e a cena sono evidentemente troppi". E ancora: "...una ricognizione sui rom in Italia per vedere chi, come, quanti... rifacendo quello che fu definito il censimento, facciamo un'anagrafe". E infine: "I rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa".

• LA DENUNCIA DEGLI ATTIVISTI DI BAOBAB EXPERIENCE
Una analoga denuncia, depositata il 1 agosto da un gruppo di sedici cittadini e attivisti romani, era stata annunciata dal portavoce dell'associazione Baobab Experience, Roberto Viviani, dall'avvocato Francesco Romeo e dall'attivista Paule Yao. "Il ministro  - aveva spiegato Romeo - ha giurato sulla Costituzione che vieta ogni forma di discriminazione".

La denuncia aveva preso il via da un tweet del Ministro e vicepremier leghista dello scorso 12 luglio: "Andate via, andate via, andate via "era il suo commento a una senteza della Cassazione secondo cui frasi come "dovete andare via" rivolte ai migranti "sono espressive della volontà" che i migranti "lascino i territorio italiano a cagione della loro identità razziale". Per gli attivisti romani quel tweet di Salvini "aveva delegittimato la sentenza della Suprema Corte".

Pochi giorni dopo a rivogersi alla procura sempre ipotizzando l'istigazioe all'odio razziale era stato un trentenne "cittadino italiano di etnia rom", Aliesvki Musli.

QUANDO SALVINI DISSE: "PER I MIGRANTI È FINITA LA PACCHIA"

Nella denuncia si evidenzia che le dichiarazioni del ministro Salvini avrebbero suscitato e alimentato sul web decine di "commenti xenofobi e razzisti". "Le affermazioni del Ministro, singolarmente e complessivamente considerate - rilevano i firmatari della denuncia -, hanno travalicato scientemente il limite del legittimo esercizio del diritto di manifestazione del pensiero previsto dall'art. 21 della Costituzione, e non sono pertanto tutelate dalla libertà d'espressione".

L'esposto (di cui ha dato notizia la Tribuna di Treviso) è stato presentato in procura da Luigi Calesso, Gabriella Casagrande, Marta Cassano, Said Chaibi, Renato Zanivan, volti noti della politica e delle istituzioni trevigiane. Chaibi, in particolare, ex consigliere comunale della maggioranza che appoggiava l'allora sindaco Giovanni Manildo, è stato anche candidato sindaco (non eletto) alle ultime comunali, per la coalizione civica 'Sinistra per Treviso'. Zanivan ha ricoperto il ruolo di segretario cittadino di Sel. Calesso proviene dal mondo dell'associazionismo trevigiano.

"Non siamo contro la libertà di opinione - ha spiegato Calesso  - ma riteniamo che certe espressioni privino quella degli altri e favoriscano l'odio e un certo rischio sociale". "Il nostro - rileva - è un gesto che non vuole influenzare la magistratura, ma sensibilizzare l'opinione pubblica e far capire che in Italia non tutti la pensano come Salvini".

Secondo Calesso, l'aggravante delle affermazioni di Salvini rispetto ai migranti sta nel fatto "che il ministro rappresenta una istituzione dello Stato. L'Italia ha firmato la Convenzione europea sui diritti dell'uomo, che indica come la libertà di espressione sia sì libera. Ma debba essere rispettosa degli altri".

• LA DENUNCIA DI UN "CITTADINO ITALIANO DI ETNIA ROM"
Non è la prima volta, del resto, che il ministro dell'Interno viene denunciato per incitamento all'odio razziale. A sporgere querela il 7 agosto scorso era stato Aliesvki Musli, "cittadino italiano di etnia rom".


Ne era seguito un botta e risposta sui social. Salvini aveva risposto alla querela-denuncia twittando: "Una medaglia". E aggiungendo l'hastag #primagliitaliani.


E Musli aveva subito replicato. "Salvini fa molta fatica a capire che anche io sono italiano nonostante il mio nome e cognome possano trarre in inganno. Mi dispiace che il ministro dell’interno della Repubblica Italiana non riesca ancora a capacitarsi che ci siano anche cittadini Italiani di etnia rom".


Nato in Macedonia, il primo approccio di Musli con l'Italia, da bambino, era stato con un campo rom a Foggia. Dal 2004 si era trasferito a Pesaro, aveva preso la cittadinanza italiana, ha trovato lavoro come magazziniere ("faccio l'operaio da quando avevo 16 anni"). Ha una casa in affitto e ha fondato, nel 2016, la onlus Stay Human che segue in prima persona.

Subito dopo aver firmato la denuncia contro Salvini, era partito per Salonicco, in Grecia, per fare il volontario in un campo profughi alla periferia della città: "Stesi su un campo di patate - aveva commentato - ci sono circa 420 persone, 220 sono bambini. E non c'è un pezzo d'ombra dove ripararsi dal caldo".
I commenti dei lettori