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Pd, Zingaretti su Veltroni: "Ha ragione, cambiamo pagina". Sì anche da Letta e Calenda

Walter Veltroni in una manifestazione del Pd 
L'analisi del primo segretario del Pd, oggi su Repubblica, risveglia il dibattito nel partito. Si schierano ex premier, ex ministri del centrosinistra e il governatore del Lazio, finora unico candidato alla segreteria dem. Ma l'articolo scatena anche le reazioni social
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ROMA. Arriva a poche ore dal successo di piazza San Babila, l'intervento di Walter Veltroni su Repubblica. E - come la manifestazione contro il vertice tra Salvini e Orban - sembra risvegliare l'opposizione. Riscalda i cuori, come testimonia la classifica su twitter, dove per tutto il giorno #veltroni è tra i trending topic. E innesca un dibattito tra i dirigenti.


Il primo a commentare le parole dell'ex segretario Pd è Carlo Calenda, iscritto al partito da pochi mesi e finora molto critico sulle reazioni dei dem alla sconfitta elettorale. "Ottimo e interessante. Uno dei primi veri contributi di pensiero alla discussione sul futuro dei progressisti", scrive su Twitter l'ex ministro dello Sviluppo economico.


"Il populismo, espressione comoda per indicare una politica che al disagio si rivolge, è una definizione sbagliata. È destra, la peggiore destra", scrive tra l'altro Veltroni. E a proposito della destra al potere osserva: "Definirla populista è farle un favore. Chiamiamo le cose con il loro nome. Chi sostiene il sovranismo in una società globale, chi postula una società chiusa, chi si fa beffe del pensiero degli altri e lo demonizza, chi anima spiriti guerrieri contro ogni minoranza, chi mette in discussione il valore della democrazia rappresentativa, altro non fa che dare voce alle ragioni storiche della destra più estrema. Altro che populismo. Qualcosa di molto più pericoloso".

Un messaggio che viene commentato anche da un altro storico leader del centrosinistra, che negli ultimi mesi ha scelto di tenere il profilo basso sui tormenti del Pd: l'ex premier Enrico Letta.

Poche parole, ma più che un endorsement. In serata arriva anche la reazione di Nicola Zingaretti, governatore del Lazio e al momento unico candidato alla segreteria dem. Parla alla festa dell'Unità di Ravenna: "Come ha detto Veltroni, dobbiamo sbrigarci a rimetterci in moto e a voltare pagina, imparando a discutere senza litigare. Dobbiamo ricollocare politicamente la sinistra". E aggiunge: "I movimenti riformisti sono stati forti nel dopoguerra perché c'era una cultura della politica organizzata nella società. Oggi si è persa questa capacità di stare dentro la società moderna. Siamo stati pigri nel non scommettere in un grande movimento popolare unitario".

Più sfumata la reazione di Sandro Gozi, renziano, ex sottosegretario agli Affari europei. "Sui valori e sul ruolo dei progressisti e dei riformisti mi ritrovo molto" ma io "credo che oggi l'alternativa non passi attraverso le divisioni fra destra e sinistra e che dunque sia necessario costruire un'alternativa nuova che unisca tutti i riformisti, i liberali e quanti non si ritrovano nella destra di Salvini e Di Maio o che si sono pentiti delle scelte fatte". Per Gozi - e lo ripete da tempo - occorre andare oltre il Pse per rifondare l'Unione europea. "Occorre procedere sulla strada di En Marche", come proposto da Macron. Al renzismo sembra riferito, in effetti, uno dei passaggi dell'intervento di Veltroni. "Giusto cambiare i dirigenti, ma non si parli più di rottamazione: questa parola fu usata la prima volta da Berlusconi contro Prodi, non è figlia della nostra cultura".

Da una posizione molto diversa - rispetto a Gozi - arriva il commento di Francesco Boccia, deputato Pd vicino a Michele Emiliano: "Dobbiamo aprire con le destre una battaglia seria su quale Europa vogliamo e sugli Stati Uniti d'Europa, ripartendo dalle cose ribadite anche oggi da Veltroni che sono totalmente condivisbili. Ma se continuiamo a fare i vedovi dei governi passati, difendendo questa Europa, vuol dire non aver capito nulla su dove il Paese sta andando. Noi siamo quelli che vogliono più Europa, loro vogliono amputarla, in mezzo i conservatori tedeschi e gran parte del Ppe che difende l'assetto attuale oggettivamente indifendibile. Tra Oettinger e Di Maio, meglio Di Maio".
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