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Pd in piazza il 29 contro il governo, Martina: "Ripartire dalle idee, non dal cambio del nome"

L'ironia del M5s sulla mobilitazione lanciata dal segretario dem su Repubblica: "Sarete fra pochi intimi". A sostegno della manifestazione intervengono sia Orfini che Zingaretti. Minniti: "Sconfitta del 4 marzo peggiore di quella del 1948"
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ROMA - "Il popolo italiano non dimentica, e se a fine mese Martina e i suoi andranno in piazza sarà un appuntamento tra intimi, come è stato alle urne lo scorso 4 marzo".  È affidata a Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, la reazione del M5s alla mobilitazione annunciata per il 29 settembre dal segretario Pd Maurizio Martina in un'intervista a Repubblica


"Martina pensa a un nuovo Pd, quando tutto, nella politica dem, resta vecchio - dice Di Stefano -  forse il segretario dimentica cosa rappresenta il suo partito per il Paese: l'ex governo delle inchieste penali della famiglia Renzi, dei favori ad Autostrade, dello svendersi all'UE per 80 euro di flessibilità". E conclude: "La crisi della quale parla il Pd è la stessa creata dagli ultimi governi, specialmente quello che si reggeva sul patto del Nazareno".

Ma il partito - dopo l'accelerazione al congresso impressa ieri dai renziani in risposta alle critiche di Nicola Zingaretti sul modello di partito elitario del presidente francese Macron -  oggi si stringe intorno al segretario in difesa della mobilitazione di fine settembre. Come dimostra il tweet di Matteo Orfini: "Il 29 settembre il Pd sarà in piazza, a Roma. Contro il governo, per l'Italia. Vi aspettiamo #fiancoafianco".

Lo stesso Zingaretti spinge a favore della manifestazione in un tweet:

E Matteo Mauri, coordinatore della Segreteria nazionale Pd, aggiunge:  "Condivido le parole di allarme del segretario Martina. È giusto promuovere una mobilitazione nazionale il 29 settembre e scendere in piazza in difesa dei cittadini contro un governo pericoloso per il Paese".

Parole di preoccupazione arrivano anche da Piero Fassino che a Cortona, all'incontro della corrente AreaDem della quale è leader assieme a Dario Franceschini, avverte: "O si cambia o si muore, ci vuole una nuova fase costituente della sinistra e del Pd". Sempre da Cortona parla anche Marco Minniti che dice: "La sconfitta del 4 marzo è stata ancora più drammatica di quella del 1948".

Mentre è lo stesso Maurizio Martina che sempre a Cortona, dice la sua in merito all'ipotesi di cambiare nome al Pd, avanzata da Carlo Calenda e non esclusa da Zingaretti: "L'esperienza del Pd è conclusa? No, affatto. Abbiamo bisogno di discutere il progetto, di riorganizzarlo. Non si parte dalla coda, ma dalla testa. Il tema fondamentale sono le idee cruciali del Pd". Commenta poi le parole del governatore del Lazio su Macron: "Il ragionamento di Nicola era più articolato. In ogni caso dobbiamo costruire l'alternativa a Salvini in casa nostra, in Italia. Spetta a noi sconfiggerlo, non a Macron. Inoltre un'alleanza larga in Europa con tutte le forze europeiste, democratiche e progressiste che non vogliono il ritorno dei nazionalismi". E sulle primarie: "La discussione sulle primarie è diventata una gabbia più che una opportunità. Era una novità, ora non lo è più".

Anche Lorenzo Guerini rinnova l'appello all'unità: "Non dobbiamo dare in questi giorni lo spettacolo di un partito che prepara il congresso con atteggiamenti da curva Sud. Abbiamo un po' perso il senso di comunità, in alcuni momenti non ci salutiamo tra noi. Dobbiamo recuperarlo". E poi: "Abbiamo l'esigenza di arrivare a un congresso anche per trovare un punto di equilibrio tra le cose che questo partito dice, anche per trovare un punto di equilibrio tra Pepe Mujica e Emmanuel Macron. È vero che abbiamo l'ambizione di costruire un'area larga, ma insomma non dobbiamo esagerare".

 
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