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Ue, 5 Stelle hanno deciso: "Sì alle sanzioni contro Orbán". Strappo con Salvini. Forza Italia voterà no

Il vicepremier M5S Luigi Di Maio (lapresse)
Il leader leghista ufficializza la scelta di difendere l'Ungheria, domani, nel voto in assemblea a Strasburgo. Posizione sposata da Forza Italia. Mentre il Movimento 5 Stelle conferma la linea già espressa in commissione: sì alla condanna di Budapest. La controreplica del leader leghista: "Scelgo la libertà". Ma è un nuovo strappo tra i due alleati. Il premier ungherese: "Non cederemo al ricatto"
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"Voteremo a favore delle sanzioni". Fonti del Movimento 5 stelle confermano a Repubblica - già in tarda mattinata - che i parlamentari europei andranno contro la linea espressa dalla Lega di Matteo Salvini, e appoggeranno la risoluzione di condanna dell'Ungheria nel voto di domani a Strasburgo. Nel pomeriggio poi la conferma ufficiale: Per noi Orban, Macron, Merkel e Junker sono fatti della stessa pasta. Hanno lasciata sola l'Italia perché non aprono i loro porti e non accettano i ricollocamenti dei migranti. Il M5S è in Europa per difendere gli interessi degli italiani!". Tra i due alleati del governo gialloverde si consuma così un nuovo strappo, mentre l'asse tra Orbán e Salvini appare sempre più forte.

LO STRAPPO M5S-LEGA
Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha preannunciato e motivato il suo voto contro le sanzioni con queste parole: "Voteremo in difesa di Orbán, l'europarlamento non può fare processi ai popoli e ai governi eletti".
Quando gli viene chiesto di commentare la scelta grillina, Salvini sostiene che non ci sono problemi con l'alleato ma dice: "Ognuno è libero di scegliere cosa fare: la Lega in Europa sceglie la libertà". Con il voto di Strasburgo, Lega e 5Stelle esprimeranno due opposte visioni dell'Unione. Una contrapposizione che era emersa anche in occasione della visita di Orban in Italia, quando i capigruppo 5Stelle di Camera e Senato avevano sottolineato che l'incontro riguardava solo Salvini come politico e non coinvolgeva il governo. Un elemento di tensione che arriva all'indomani dell'affondo durissimo di Alessandro Di Battista contro la Lega. "Le politiche migratorie di Orban vanno contro gli interessi italiani, quindi Orban non può essere mio alleato", aveva detto tra l'altro Di Battista.

BERLUSCONI VOTA COME SALVINI
Sul caso Orban, peraltro, Salvini recupera l'unità con Berlusconi. Perché anche Forza Italia - membro del Ppe - fa sapere che voterà no alle sanzioni. C'è anche stata una telefonata tra il premier ungherese e Silvio Berlusconi. Polemico il Pd: "La destra italiana compatta su Orban, quello che alza i muri, quello che dice i rifugiati sono un problema degli italiani. Sovranisti a casa nostra, zerbini in Europa" twitta il segretario Maurizio Martina. Questo mentre il Ppe prende tempo: "La mia famiglia politica deciderà stasera sul voto di domani" sull'Ungheria, "ma voglio dire a tutti che se non ci sarà la disponibilità a risolvere tutti i problemi da parte del governo ungherese, si farà scattare l'articolo 7.1", ha detto il leader dei Popolari al Parlamento Ue Manfred Weber.

MELONI: "CONDANNA SAREBBE UNA FOLLIA"

E il fronte del centrodestra italiano si ricompatta del tutto con la presa di posizione di Giorgia Meloni, che peraltro si fece fotografare con Orban in campagna elettorale. Il suo appoggio al premier ungherese è totale: "Sanzionare l'Ungheria perchè si rifiuta di essere invasa da immigrati clandestini è semplicemente follia. Non è Orban a tradire i valori fondanti della Ue ma chi nella Ue spalanca le porte all'immigrazione incontrollata, umilia i diritti dei popoli e nega la sovranità delle nazioni".

L'ATTACCO DI ORBAN
Il premier ungherese, Viktor Orbán, ha preso la parola davanti al Parlamento di Strasburgo. Ma prima si è espresso su Facebook: "Il giudizio contro di noi è già scritto". Poi, in aula, ha attaccato a testa bassa: "Non cederemo al ricatto, fermeremo la migrazione clandestina anche contro di voi se sarà necessario, siamo pronti per elezioni di maggio. Difendo la mia patria, che ha combattuto per le libertà democratiche contro i comunisti, voi volete emettere una condanna delle scelte degli elettori ungheresi".

Il voto di domani è  sulla risoluzione che chiede di attivare l'articolo 7 del Trattato contro l'Ungheria. Una mossa cui si ricorre solo in casi estremi, quando c'è un "evidente rischio di violazione dei valori da parte di uno Stato membro". Le accuse contro Budapest riguardano le politiche adottate nei confronti di media, università, giudici.



 
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