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Pd, voto della capogruppo a Verona sull'aborto, Martina: "Un grave errore". Zingaretti: "No a colpi di mano contro 194"

Il segretario dem: "Non torniamo al Medioevo". Il governatore del Lazio: "La legge sull'interruzione di gravidanza funziona e va applicata". Le parlamentari Fedeli e Rotta chiedono le dimissioni della consigliera comunale. Che aveva lasciato il Pd perché contraria alle unioni civili. Orlando il più duro: "Avviare le procedure di espulsione"

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Un caso che esplode durante la segreteria del Pd, riunita a Genova. Il voto della capogruppo dem nel consiglio comunale di Verona, Carla Padovani, a favore della mozione leghista contro l'aborto viene commentato dal segretario Maurizio Martina, interpellato da Repubblica: "Giudico un grave errore il voto della capogruppo", dice subito. Poche parole perché Martina sta incontrando le associazioni cittadine e gli sfollati dopo il crollo del ponte Morandi, ma il segretario non vuole lasciare dubbi sulla linea del partito. Più tardi, su Facebook, aggiunge: "La legge 194 a difesa delle donne e della maternità consapevole non si tocca. Chi vuole ricacciare il Paese nel passato degli aborti clandestini, deve sapere che tutto il Pd si è battuto e si batterà sempre per difendere questa conquista di civiltà a tutela della libertà e della salute delle donne. Non può esserci nessuna ambiguità su questo punto tanto più oggi, di fronte alle provocazioni di alcuni esponenti della maggioranza di governo che immaginano per l'Italia un ritorno al Medioevo".
E anticipa la sua posizione a Repubblica anche il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti: "Così non va. Non si procede con colpi di mano ideologici su temi così delicati. Non si rispetta la vita se non si rispettano le scelte delle donne, soprattutto quando sono difficili come lo è quella di interrompere una gravidanza. L’Italia ha una legge seria, la 194, che va applicata".
"È stata una scelta individuale di Padovani non condivisa dal resto del gruppo Pd del Comune di Verona, che infatti si è schierato contro", dice Matteo Mauri, coordinatore della segreteria dem. Per il responsabile diritti del partito democratico, Sergio Lo Giudice, "l'ordine del giorno votato dalla capogruppo è incompatibile con le posizioni del Pd". E precisa: "Non c'è un automatismo per quanto riguarda le sanzioni nei confronti di Padovani. Ma se qualcuno dovesse rivolgersi al collegio dei garanti per deferirla, ritengo che il collegio non potrà che confermare l'inconciliabilità di quella posizione con quella del Pd". Insomma, apre le porte a sanzioni contro l'esponente dem.

Ma c'è anche chi chiede esplicitamente le dimissioni della capogruppo in Consiglio comunale: "Nella notte scaligera è stata scritta una brutta pagina per le donne", dicono Valeria Fedeli, senatrice del Pd e Alessia Rotta, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, con una nota in cui chiedono a Padovani di dimettersi. "Indigna che dopo quarant'anni ci sia ancora chi cerca di smantellare una legge come la 194. Non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla responsabilità della consigliera Padovani che ha tradito i valori fondanti del nostro partito". Il più duro è l'ex ministro e attuale deputato Pd, Andrea Orlando: "Io credo che gli organismi di garanzia debbano avviare le procedure per espellere la capogruppo al consiglio comunale di Verona. Il suo voto è contro i valori del nostro partito e contro decenni di lotte delle donne".

Netta anche un'altra deputata, Giuditta Pini, su Facebook: "Non credo che sia una persona che possa stare nel Pd". E ricorda che questo voto è avvenuto nella città del ministro della Famiglia, il leghista Lorenzo Fontana, assai discusso per le sue posizioni su diritti civili e bioetica (a presentare la mozione è stato un esponente del Carroccio, Alberto Zelger, molto vicino a Fontana). Monica Cirinnà si domanda quale sia il costo dell'unità: "Sono esterrefatta e schifata che a Verona la capogruppo del Pd abbia votato una mozione contro la legge 194. Va bene gli appelli all'unità, ma se l'unità deve essere un fritto misto, non ci sto. Il Pd deve essere un partito fieramente di sinistra".

Chi è la capogruppo dem a Verona

Il nome di Monica Cirinnà è associato alla legge sulle unioni civili. E la consigliera dem finita sotto accusa - Carla Padovani, cattolica, proveniente dalla Margherita  - aveva lasciato il Pd, nel 2012, per passare all'Udc proprio in polemica con la posizione dem sulle unioni gay. Nei mesi scorsi ha chiesto anche di essere cancellata da un video del partito locale in cui si rivendicava, tra i successi, l'adozione della normativa sulle unioni omosessuali. Padovani ha scelto di parlare in un'intervista al telegiornale della cattolica Tv2000: "Sull'aborto è un fatto di coscienza", si è difesa. "Il codice etico del pd del 2008 parla all'articolo 2 di libertà di coscienza. Faccio quindi riferimento a questo. La legge 194 ha 40 anni, è nata prima del pd. Su questa legge non mi pare che ci sia una linea chiara del partito. La difesa della vita è un valore universale". Chissà se le basteranno queste parole per conservare il suo posto.
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