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Da Bankitalia al Mef, la gogna M5s contro i tecnici

(ansa)
Cosa nasconde l'offensiva del governo gialloverde contro le autorità indipendenti, dopo che sono stati messi sul web i nomi dei componenti l'Ufficio parlamentare di bilancio
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Mettere alla gogna le autorità indipendenti, disarticolare il sistema su cui si basa uno stato di diritto al grido di “io sono eletto, voi no”, crearsi perennemente un nemico, tipo la stampa, irridere l’opinione dei competenti: l’offensiva del governo gialloverde si fa sempre più feroce, arrivando ad additare con nome e cognome i tecnici che ragionano con la loro testa.
 
Mettiamo in fila gli ultimi fatti. Il vicepremier Luigi Di Maio ha attaccato Bankitalia dopo le critiche di quest’ultima al Def: “Si candidi se vuole difendere la legge Fornero”, ha detto. Non si era mai vista una simile sortita. Dal suo esilio messicano Alessandro Di Battista ha rincarato la dose: “Mi sono fatto il culo per 5 anni girando tutte le piazze italiane, mettendo in guardia i cittadini italiani dal capitalismo finanziario, dai conflitti d’interessi tra Dipartimento del Tesoro e banche d’affari e spiegando quanto sia urgente, proprio per difendere i loro risparmi, una modifica della governance di Bankitalia”. Il direttore di Radio Capital Massimo Giannini, dagli studi di Di Martedì (La7), gli ha fatto notare che modificare la governance si configura in questo momento come “una vendetta, nel tentativo di rimettere in riga una istituzione che in riga non ci vuole stare”.

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Bisognosi di un avversario al giorno ora i Cinquestelle martellano senza requie su via Nazionale. “La credibilità di Bankitalia è venuta meno. Ricordo le banche fallite e Bankitalia che non ha vigilato. Noi dobbiamo ricostruire la credibilità complessiva”, ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro.
 
In Commissione Bilancio durante l’audizione dell’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio, un’autorità indipendente di controllo sui conti pubblici, la deputata Maria Luisa Faro (m5S), ha elencato i nomi dei tre componenti dell’Ufficio, il presidente Giuseppe Pisauro e i consiglieri Alberto Zanardi e Chiara Goretti, accusandoli di essere stati nominati dal governo Renzi. “Ricordiamo bene chi li ha nominati. Furono Pietro Grasso e Laura Boldrini nell'aprile 2014, durante il governo Renzi. Cosa potevamo aspettarci da un organismo che risponde ancora ad una ex maggioranza oggi ridotta a rabbiosa opposizione?” si legge in un post del M5s su Facebook, dove compaiono anche i nomi dei tre tecnici. 
 

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Colpirne uno per educarne cento, con toni che vanno ben al di là della dialettica politica. Secondo il Cambridge Dictionary il populismo “è quella filosofia politica a sostegno dei diritti e del potere delle persone ordinarie nella loro lotta contro l’élite privilegiata”, e tra le élite sono annoverati i tecnici, come prova l’ormai celebre audio di Rocco Casalino, il portavoce del premier Conte: “Dedicheremo il 2019 a far fuori tutti questi pezzi di merda”, disse a proposito degli esperti del Mef riottosi a trovare 10miliardi per finanziare il reddito di cittadinanza.
 
L’altro vicepremier, il leader della Lega Matteo Salvini non è da meno. Questa estate, quando seppe di essere indagato per la nave Diciotti disse: Io sono stato eletto, i pm no”.  
 

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Il bersaglio grosso è l’Europa, che “con le sue dichiarazioni gioca a fare terrorismo sui mercati”, ha detto tempo fa Di Maio che agli inizi passava per un democristiano, un piccolo Forlani e che ora, per stare dietro a Salvini, angosciato dalla perdita dei consensi secondo i sondaggi, alza continuamente il tiro. E’ arrivato a parlare di “assassinio politico” a proposito degli autori del Jobs Act. Il disegno è anche quello di annullare i corpi intermedi. Un anno fa alla Camera il M5s sferrò un’offensiva contro il sindacato, una battaglia che Di Maio riassunse così: “ I sindacati cambino o li riformeremo noi”.
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