Politica

Pd, Zingaretti: "Renzi candidato? È poco credibile, lo dicono gli italiani". La replica: "Non seguiamo le polemiche"

Nicola Zingaretti (lapresse)
Il governatore del Lazio interviene sull'ipotesi di una discesa in campo dell'ex segretario parlando di una perdita di credibilità di Renzi: "Tutte le elezioni hanno visto il Pd perdere voti". La risposta dell'ex premier: "Pensiamo a tirar fuori le idee"
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Un duello a distanza fatto di frecciate, prove di distensione, nuove polemiche. Il rapporto tra Nicola Zingaretti - primo candidato a scendere in campo nella corsa per la segreteria dem - e Matteo Renzi, ex segretario che non ha ancora un candidato ufficiale per il Congresso, è fatto di continue altalene. Oggi il governatore del Lazio, intervenendo su SkyTg24, lancia un affondo: "Matteo non si vuole candidare, questa stagione ha un senso se si cimenta una nuova classe politica", dice. "Il problema è la credibilità, che è data dalla storia personale e da come ci si è comportati in questi ultimi anni", aggiunge. E quando gli viene chiesto in modo esplicito se Renzi abbia perso credibilità, Zingaretti risponde: "Non lo dico io, ma i cittadini della Repubblica italiana. Al netto delle elezioni europee tutte le elezioni hanno visto il Pd perdere voti".

La replica di Matteo Renzi arriva subito dopo, sui social: "La situazione è molto grave. Alla Leopolda non parleremo di correnti del Pd, non seguiremo le polemiche. Ma tireremo fuori idee concrete, con una proposta di legge di bilancio alternativa per dimezzare lo spread e ridurre le tasse".

E vari renziani intervengono. Davide Faraone si rivolge a Zingaretti: "Non sei credibile come sondaggista". Alessia Morani è più diretta. "Il Pd va in piazza e chiede unità. Zingaretti va in tv e attacca Renzi. Questo è il congresso che ci aspetta? Basta fuoco amico!". Più tardi arriva la precisazione distensiva di Zingaretti che dice di non aver mai pronunciato la frase "Renzi non è credibile". Ma la sfida è nei fatti.

Renzi, d'altronde, è il convitato di pietra del prossimo Congresso. Alcuni continuano a pensare che alla fine potrebbe decidere di scendere in campo direttamente. Anche se la sua corrente continua ad avanzare ipotesi di candidatura (Delrio, Minniti). La corsa che culminerà nelle primarie è già affollata: oltre a Zingaretti, ci sono ufficialmente in pista Richetti, Boccia, Damiano, il giovane Corallo (che dice di voler azzerare la classe dirigente del partito). Serracchiani ci sta ancora pensando. Martina non ha sciolto la riserva.
Comunque, fin dal principio, è stato chiaro che l'avversario nell'ombra di Zingaretti - che sabato e domenica terrà a Roma la sua convention, Piazza Grande - è proprio l'ex premier. Dall'area renziana sono arrivati gli attacchi più duri nei confronti del governatore del Lazio, con un'accusa ricorrente: quella di essere troppo tenero nei confronti dei 5Stelle. Tensioni culminate anche in polemiche sui social. Ma Zingaretti, nell'intervista di oggi, aggiunge un altro tema importante in casa dem: si dice favorevole a una separazione tra le figure di segretario e candidato premier. "Sono d'accordo, l'ho sempre pensato e ho sempre sostenuto questa tesi anche in altri congressi". Insomma - anche se manca ancora la certezza sulla data - la battaglia congressuale è pienamente in corso.
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