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Decreto sicurezza, Senato: ok da Commissione, lunedì in Aula

Il governo tace sulle coperture e blocca l'Affari costituzionale e la Bilancio. Il dem Marcucci: "È un pantano". Il ministro Bonafede riflette sulla fiducia. E i grillini rinviano la riunione dei gruppi che doveva decidere sulla sorte dei senatori che dissentono sul provvedimento

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ROMA - La commissione Affari Costituzionali del Senato ha licenziato il dl sicurezza. Forza Italia si è astenuta. Lunedì andrà in Aula. Il decreto sicurezza tanto caro a Matteo Salvini ha avuto un iter travagliato, per protesta il Pd decide di lasciare i lavori delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio.
 
Il testo all'esame della commissione Affari costituzionali è andato a rilento perché la Bilancio non rilasciava i necessari pareri sulle coperture degli emendamenti dalla maggioranza. Il governo peraltro non si pronunciava. L'effetto è stato di di fare slittare continuamente la riunione della Affari costituzionale.
 
Una questione tecnica che si è intrecciata con il duro scontro politico fra Lega e M5S sui contenuti del decreto che si affianca a quello interno ai grillini. Dove un gruppo di senatori erano a votare contro il provvedimento.
 
Uno stallo interno che alla fine si è sciolto.

Decreto Sicurezza, Salvini: "Se il Pd fa ostruzionismo, mettiamo la fiducia"


Una situazione che aveva fatto alzare i toni alle opposizioni. "Il decreto sicurezza è un pantano, Lega e 5 stelle non sono in grado di andare avanti. Sono degli incapaci assoluti, così non vanno lontani, così non si governa un Paese. Prendano atto della realtà: si vada in Aula senza relatore", aveva detto il capogruppo del Pd Andrea Marcucci.
 

 "Il Parlamento è ostaggio dei fallimenti della maggioranza Lega-M5s. Così Calderoli propone la forzatura pazzesca di andare avanti e votare lo stesso gli emendamenti. È ora però che Cinque Stelle e Carroccio mettano la faccia sulle loro incapacità, si vada in Aula senza relatore. Il decreto sicurezza è una catastrofe, ma loro non sanno neanche concludere il loro pessimo lavoro", aveva aggiunto Dario Parrini, dem, Loredana De Petris. Leu, e Gianclaudio Bressa, autonomista.
 
In mezzo a questo caos il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede aveva sfogliato la margherita sulla possibilità di mettere la fiducia.

Anche l'opposizione di centrodestra è stata sulle barricate. E Maurizio Gasparri aveva usa proprio l'ordine impartito da De Falco a Schettino nella notte del naufragio della Costa Concordia per fissare il succo della vicenda: "Salgano a bordo cazzo, quelli del governo, se vogliono occuparsi di sicurezza, ed è una citazione storica, non è turpiloquio".
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