Politica

Ultim'ora

Campi Flegrei, nuova forte scossa: magnitudo 3,4, torna la paura

Governo: Conte scimmiotta Salvini: "Vertice? Stasera c'è la Champions, e io tifo Roma"

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (lapresse)
Continua il giallo sul summit tra il presidente del Consiglio e i suoi vice, il leghista Matteo Salvini e il 5 Stelle Luigi Di Maio. Il calcio da tempo è entrato nel linguaggio della politica
2 minuti di lettura
Vertice o Champions? Si tinge sempre più di giallo l'atteso summit tra Giuseppe Conte e i 'vice' Matteo Salvini e Luigi Di Maio per sciogliere il nodo sulla prescrizione e confrontarsi sugli emendamenti alla manovra. Da quando, l'altro ieri, è scoppiata in Commissione congiunta alla Camera, la mina sul ddl anticorruzione e si è reso necessario un chiarimento tra i leader (in quei giorni impegnati entrambi all'estero), circolano voci contrastanti su un possibile incontro a tre.

Sono più di 48 ore, infatti, che tra conferme e smentite semiufficiali, slitta il redde rationem all'interno della maggioranza sul tema più scottante del momento, quello della prescrizione, che in realtà nasconde forti dissensi a 360 gradi: dalla legge di bilancio alla sicurezza al dl fiscale.

Oggi anche Conte, come aveva fatto ieri sera Salvini, dribbla la domanda sul vertice con una 'scusa calcistica'. Nel primo pomeriggio, prima di lasciare l'Aula di Montecitorio dove ha risposto al question time sul condono, il presidente del Consiglio, tifoso giallorosso, sorride e si congeda così dai cronisti: "Quale vertice? Oggi c'è la Roma in Champions e io sono tifoso della Roma...".

Ieri al Senato per il decreto sicurezza, il segretario di via Bellerio, supporter del Milan, aveva usato le stesse parole per smentire fonti di palazzo Chigi che assicuravano un colloquio a tre in serata: "Ma quale vertice! Stasera vedo la Champions, ho un vertice con rigatoni, ragù e Champions league". Il botta e risposta a distanza Conte-Salvini, dimostra che nel governo c'è nervosismo e, raccontano, si è ancora lontani da un accordo. Continua, insomma, il braccio di ferro tra Cinque stelle e Carroccio.

Non è la prima volta che il calcio, le partite, o meglio il tifo, diventano una spontanea arma di distrazione, ma anche una furba e astuta scusa usata dal potere per prendere tempo talvolta, ma non solo, allorquando in alcune delicate fasi politiche non è ancora stato raggiunto un accordo. Salvini sembra prediligere questo escamotage, visto che già il 18 ottobre, quando si parlava di un summit tra leader del governo per risolvere i nodi del dl fiscale, era ricorso a questo stratagemma dichiarando ai cronisti "Nessun nuovo vertice, domani sera ho il derby: entro in clima derby e non posso occuparmi di altro".

Ma il calcio è anche metafora della politica bipartisan, è il caso dell'ex leader della sinistra Massimo D'Alema che recentemente è riuscito a dire qualcosa di romanista e insieme di sinistra, parlando di due popoli uniti da un'analogia, "noi che non siamo abituati a vincere le partite importanti, noi addestrati alla sofferenza e impreparati a gioire. Nella memoria ci restano le sconfitte, con la paura che ci siano sempre dei rigori da sbagliare in una finale di Coppa dei Campioni".

Una partita di calcio è stato il motivo per cui è stata cambiata la data della manifestazione del Pd in Piazza del Popolo. "L'Italia che non ha paura", mobilitazione contro il "governo dell'odio" indetta dal Partito democratico, indetta in un primo tempo per il 29 settembre, è slittata al giorno dopo per evitare la concomitanza con il derby Roma-Lazio.

Urla e cori da stadio, con slogan scanditi con la ola, hanno caratterizzato del resto alcune sedute della scorsa legislatura, erano protagonisti, allora, i 5 Stelle all'opposizione durante le fasi del voto della Riforma del Senato. Era il 29 luglio del 2014.
 
I commenti dei lettori