Politica

Voto all'estero, il Pd propone una riforma

Alla Camera il disegno di legge per garantire più trasparenza e mettere in sicurezza il diritto di voto degli italiani che risiedono in altri Paesi

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IL Pd ha deciso di giocare d'anticipo. Lancia l'allarme sul voto degli italiani all'estero, temendo che siano cancellati i seggi (oggi 12 alla Camera e 6 al Senato) o che ci sia una forte limitazione alle prossime elezioni per gli oltre 4 milioni di aventi diritto.  "Le proposte del Movimento 5Stelle vanno tutte in questa direzione: allora abbiamo deciso di muoverci": spiega Gennaro Migliore, ex sottosegretario alla Giustizia. E Laura Garavini, che vive a Berlino, senatrice,  spiega il disegno di legge che - capofila lei e Migliore - presenteranno oggi alle 13 in una conferenza stampa con tutti dem eletti all'estero.

Obiettivo è quello di mettere in sicurezza il voto all'estero e di garantirne la trasparenza. Come? Utilizzando la tecnologia Blockchain. "A prova di hacker e per la prima volta utilizzata in un processo di carattere istituzionale - sempre Migliore - blinda quel voto sia perché rende impossibile modificare gli elenchi che accaparrarsi le schede"

Vero è che il voto estero, da quando venne introdotto per le politiche del 2006, dopo la lunga battaglia di Mirko Tremaglia, figura storica della destra italiana, è stato travolto dalle polemiche, finite anche in inchieste. Per i Dem si tratta innanzitutto di sgombrare il campo dalle ombre, soprattutto quelle della manipolazione del voto. "Sarà possibile la tracciabilità, nel rispetto ovviamente della segretezza": sottolinea Garavini.

Migliore ricorda una delle proposte grilline: "Una delle idee dei 5Stelle è quella di fare diventare il voto all'estero un'opzione. Ovvero voti solo se lo chiedi, con ciò ponendo un limite assai discutibile". E poi c'è il rischio - ricorda Garavini - nel taglio dei parlamentari di cui ha già parlato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro e che sarebbe la riforma costituzionale a cui il Movimento vuole mettere mano, i seggi degli eletti all'estero siano i primi a saltare. "Pericoloso noi riteniamo sia abolirlo sia limitarlo": è la presa di posizione democratica.

Va detto che, solo grazie al voto all'estero, nel 2013 il Pd di Pierluigi Bersani riuscì a superare il M5Stelle e quindi a risultare il primo partito.  Nelle elezioni del 4 marzo scorso dei 4 milioni e 300 mila cittadini italiani residenti all'estero sono andati a votare il 30%.
 
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