Politica

Libertà di stampa minacciata, folla al convegno di Repubblica. Calabresi: "Il potere non ama chi lo contesta"

Mario Calabresi sul palco del Brancaccio 
L'iniziativa al teatro Brancaccio di Roma dal titotolo "Liberateci dalla stampa: la tentazione del nuovo potere globale". Una mattinata di incontri con Mario Calabresi, Ezio Mauro, Lucia Annunziata, Massimo Giannini, Roberto Saviano e Vittorio Zucconi
5 minuti di lettura
"Il potere non ha mai amato le intrusioni, ha sempre cercato di sfuggire, coprire, depistare, silenziare. Ma oggi ha in mano strumenti capaci di mettere fuori gioco le domande". Il direttore di Repubblica Mario Calabresi apre con queste parole il convegno "Liberateci dalla stampa, la tentazione del nuovo potere globale" al Teatro Brancaccio di Roma. "L'idea - continua Calabresi, spiegando le tattiche dei nuovi potenti contro l'informazione allo scopo di indebolire la democrazia - è quella di saltare la mediazione, presentando questo come una meravigliosa novità. Ma in realtà questa è una truffa, perché si trasforma in propaganda senza filtro. Tutto questo non l'ha inventato Donald Trump. Penso a un presidente democratico come Barack Obama". E racconta di quando Obama annunciò pubblicamente di voler chiudere il carcere di Guantanamo: i giornalisti gli chiesero come avrebbe fatto. Ma lui non rispose. In otto anni di presidenza non è riuscito a mantenere quella promessa, che si rivelò essere solo propaganda. Calabresi cita anche il caso molto recente del presidente del Brasile Jair Bolsonaro, che durante la sua campagna elettorale ha screditato i media come fonte di fake news.

Libertà di stampa, Calabresi: "Il potere non ama chi lo contesta"


In Italia "Matteo Renzi ha portato un'innovazione - aggiunge il direttore di Repubblica -  facendo i Facebook live, dialogando direttamente con i cittadini. Ma questo permette di scegliere le domande, mentre in una conferenza stampa non le puoi scegliere". Sul blog di Grillo esiste un tariffario per le interviste: 1000 euro a domanda o a minuto. Salvini occupa tutto lo spazio ogni giorno attraverso Twitter, Facebook, Instagram senza rispondere a domande. "Abbiamo fatto un passo in avanti ulteriore - conclude Calabresi -  oggi il potere si rivolge al popolo per convincerlo che è la stampa a tradirlo, perché asservita ad altri interessi. Come dimostra il sondaggio di Ilvo Diamanti su Repubblica forse i giornali sono stati poco critici con l'esistente, come la sinistra, poco capaci di ascoltare. Ma questo non può giustificare la guerra lanciata dal potere che si chiama 'popolo contro i media'". E cita il presidente turco Erdogan: "Democrazia e media non possono coesistere, ha recentemente detto, i giornali disturbano e danno fastidio, quindi meglio che si tolgano di mezzo".

Zucconi: giornalisti nella trappola di Trump

"Dietro la guerra apparente e spietata che Donald Trump conduce alla libertà di critica e di stampa c'è il vero segreto della sua azione". Nel suo videomessaggio per il convegno Vittorio Zucconi commenta gli insulti ai giornalisti, la misoginia del presidente degli Stati Uniti e la "trappola" nella quale i cronisti di tutto il mondo continuano a cadere.

Libertà di stampa, Zucconi: "La trappola di Trump in cui cadono i giornalisti"


Lucia Annunziata rinnova il suo 'grazie' a Di Battista

Nel suo intervento un'emozionata Lucia Annunziata rinnova il suo 'grazie' ad Alessandro Di Battista "per avere sdoganato la parola puttana". Il riferimento è al post di Facebook in cui il l'esponente di M5s ha attaccato i giornalisti nel giorno dell'assoluzione del sindaco di Roma Virginia Raggi ("le uniche puttane qui sono proprio loro - ha scritto - questi pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà").
"In questa situazione - ha affermato il direttore di Huffington post Italia - essere accusate da un uomo di essere una puttana non è male". E ha osservato: "Una cosa del giornalismo Di Battista l'ha sicuramente imparata: come parlare male dei colleghi.. Non vedo l'ora che torni in Italia e diventi il capo delle comunicazione dei 5 stelle".


Yavuz Baydar, stampa sotto assedio in Turchia

Il giornalista turco in esilio e attivista per la libertà di stampa, Yavuz Baydar, racconta alla platea del Brancaccio come nel suo Paese la stampa sia sotto assedio da parte del governo Erdogan, che ha svuoto progressivamente il sistema dell’informazione: "Con 176 giornalisti imprigionati la Turchia ha la media più alta al mondo. Quasi 6mila giornalisti sono stati licenziati o obbligati a lasciare il proprio lavoro a causa delle loro idee. Ben 191 media sono stati chiusi, gli archivi digitali oscurati". E conclude: "Serve unità fra i giornalisti per fare fronte comune contro il potere. La nostra professione e il nostro ruolo sociale sono sotto minaccia. Bisogna lottare per la libertà dell'informazione".

Ezio Mauro e la tentazione del balcone

L'insopprimibile tentazione del balcone. Con una frase che riecheggia il capolavoro di Milan Kundera, Ezio Mauro dal palco del Brancaccio dipinge l'essenza di un nuovo potere, quello che si scaglia contro l'informazione. "Il potere ha una tentazione insopprimibile: è la tentazione del balcone - ragiona l'ex direttore di Repubblica - quella di trasformare il consenso conquistato da una parte politica, che è un consenso sempre temporaneo, in un'eternità e totalità trasformando il cittadino in popolo, il popolo in gente e la gente in folla plaudente. E infatti un balcone c'è stato nei primi mesi del governo Lega-M5s. Il balcone di palazzo Chigi, usato per festeggiare lo sfondamento del deficit dopo che incredibilmente era stata sconfitta la povertà".

Libertà di stampa, Ezio Mauro: "Il potere e la tentazione del balcone"


"Nel caso del populismo quella tentazione è irresistibile", continua Mauro, perchè il populismo "per fattori genetici punta su una emotività costante della base, e la 'tentazione del balcone' si materializza e diventa reale. E tra il governo e la piazza non c'era niente, la comunicazione è diventata l'emozione sul balcone. In questo senso - prosegue nel ragionamento - non c'è spazio per un giornale, non c'è spazio per un'interpretazione, non c'è spazio per le indiscrezioni né per le informazioni. Il potere decide il messaggio, lo mette in scena, lo recita, lo incarna con i corpi che esibisce sul balcone. E poi lo sigilla quando chiude la finestra. È chiaro che quando non c'è più niente da capire e basta vedere le cose, basta applaudire, non c'è più spazio per i giornalisti".

È allora, continua, "che i giornalisti disturbano, perchè sono un'anomalia. E oggi siamo arrivati a un punto che un ministro gioisce per il taglio ai fondi dell'editoria". E conclude: "Nel mondo occidentale sono i giornali che criticano chi comanda, e non viceversa. Ma c'è un potere che davanti alle critiche e ai rilievi mostra di non aver imparato la quotidiana fatica della democrazia, che nei sistemi democratici costringe a mettere in palio il consenso che si è conquistato la giornata precedente. Il consenso viene sottoposto a un giudizio continuo. È la trasparenza - insiste- arrivata troppo tardi della Russia di Gorbaciov, con la glasnost. Serve il rendiconto, e i giornali costringono il potere a farlo. L'accountability, la democrazia".

Saviano, nemmeno l'Europa è sicura per i giornalisti

In un videomessaggio lo scrittore Roberto Saviano riflette sul fatto che nemmeno

Libertà di stampa, Saviano: "Dal 2003 settanta giornalisti uccisi, nemmeno l'Europa è sicura"


Massimo Giannini, le 10 domande a Berlusconi simbolo del giornalismo di Repubblica

L'editorialista di Repubblica e direttore di Radio Capital Massimo Giannini ripercorre gli attacchi della politica ai giornali, partendo da Craxi, che pur avendo un rapporto conflittuale con Repubblica ne riconosceva e rispettava il ruolo, e arrivando a Berlusconi e Di Maio. "Tutto cambia dal 2001 in poi, con il processo di delegittimazione contro gli organi di informazione da parte di Berlusconi, emblema del telepopulismo, oggi diventato digitale. Il Cavaliere ha agito su tre fronti: attacco alla Costituzione, alla magistratura e agli organi di informazione. Nel 2008-2009 Belusconi comincia ad attaccare sistematicamente i giornali dopo l'incontro con Erdogan e dà inizio a quel processo di delegittimazione della stampa. Il 28 aprile del 2009 a Casoria il Cavaliere si presenta alla festa di Noemi Letizia. Quello stesso giorno Veronica Lario denuncia la drammatica situazione di Forza Italia ("ciarpame politico senza pudore") e di lì a poco annuncia il divorzio". Il 14 maggio 2009, continua Giannini, "parte la straordinaria esperienza delle 10 domande a Berlusconi di Giuseppe D'Avanzo, il simbolo del giornalismo di Repubblica, l'inchiesta permanente sul potere. Ad agosto Berlusconi sporge querela alle 10 domande, nel silenzio generale, ma perde la causa in tribunale e in appello. E la motivazione della sentenza ribadisce la libertà di stampa e il diritto di critica verso chi governa".

Libertà di stampa, Giannini: "L'attacco all'informazione da Craxi a Berlusconi fino a Di Maio"

Marco Damilano: Grillo attacca i giornalisti precari

Il direttore dell'Espresso, Marco Damilano, ricorda invece come Beppe Grillo concentri i suoi attacchi contro i i giornalisti con l'obbiettivo di colpire "quelli più deboli. C'è una continua presa in giro di Beppe Grillo verso i cronisti precari che lo seguono: continuamente fa la gag in cui chiede quanto vi pagano un euro? otto euro?".

Libertà di stampa, Marco Damilano: "Grillo attacca i giornalisti più deboli"


Dopo gli interventi di Massimo Russo, Sara Bertuccioli e Marianna Bruschi, che hanno descritto il lavoro della redazione sulla frontiera dei social network,  Calabresi è tornato sul palco con Federica Angeli e Conchita Sannino, croniste che su Repubblica seguono le zone calde di mafia capitale e della camorra, e Paolo Berizzi, che descrive il fenomeno dell'estrema destra neofascista in Italia. Il convegno si è chiuso con un videomessaggio di Michela Murgia, che racconta le parole usate dal potere per chiudere la bocca al dissenso.

Libertà di stampa, Michela Murgia: "I due modi con cui il potere annichilisce il dissenso"









 
I commenti dei lettori