Politica

Decreto sicurezza, il governo pone la fiducia anche alla Camera

Matteo Salvini 
L'annuncio è stato salutato nell'aula di Montecitorio da un applauso fragoroso della Lega e del M5S, mentre dai banchi del Pd si sono levate proteste
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Dopo il sì del Senato il 7 novembre scorso, il governo pone anche alla Camera la questione di fiducia sul decreto legge Sicurezza. Lo annuncia all'Assemblea di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro. La seduta verrà sospesa per consentire la riunione dei capigruppo, in cui andrà deciso il prosieguo dei lavori.

Il decreto sicurezza, lo ricordiamo, interviene sul diritto d'asilo, sulla lotta al terrorismo e sulla battaglia contro la criminalità organizzata. Per questo sono previste risorse aggiuntive per le forze dell'ordine. Quaranta articoli su cui Matteo Salvini ha puntato tutto, anche a dispetto dei mal di pancia del M5s.

SCHEDA: IL TESTO DEFINITIVO

L'annuncio della richiesta di fiducia sul decreto sicurezza è stato salutato nell'Aula di Montecitorio da un applauso fragoroso della Lega e del M5S, mentre dai banchi del Pd si urlava "vergogna, vergogna!". Il deputato del Pd Enrico Borghi ha sottolineato come "questa fiducia venga posta senza ostruzionismo e a fronte del ritiro di tantissimi emendamenti. Ai colleghi di M5s dico: è una fiducia contro di voi".

Critico anche Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera: "Il Governo mette la fiducia sul decreto sicurezza per impedire alla Camera dei Deputati di discutere e emendare il testo approvato in prima lettura al Senato della Repubblica. Quella di oggi è una fiducia per paura di defezioni nelle file della maggioranza, così come è avvenuto al Senato, e non certo per la presenza di ostruzionismo. Una fiducia messa da chi, il Movimento 5Stelle, ha passato tutta la precedente legislatura a tuonare contro gli eccessi nelle richieste di fiducia, con buona pace delle promesse elettorali e delle dichiarazioni dopo il 4 marzo".

A Palazzo Madama, infatti, 5 senatori pentastellati non hanno partecipato al voto e sono stati deferiti al collegio dei probiviri del Movimento. Si tratta di Gregorio De Falco, Paola Nugnes, Elena Fattori, Matteo Mantero e Virginia La Mura.

 
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