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Migranti, i punti dell'accordo sul Global compact e le defezioni da Trump a Orban

Il patto intergovernativo che dev'essere firmato a Marrakech si articola in 23 punti. L'obiettivo principale è creare una rete internazionale per l'accoglienza. Tra i "no" quelli dei Paesi di Visegrad e l'Austria
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ROMA - Il Global compact for Migration è il primo accordo negoziato intergovernativo che, sotto l’egida delle Nazioni unite, tenta di dare risposte globali al problema della migrazione. Tra due settimane, in Marocco, il 10 e 11 dicembre, è in programma la conferenza chiamata ad adottarlo formalmente.

La genesi del patto

Il patto globale per la migrazione è stato firmato all’Assemblea generale dell’Onu nel settembre 2016 da più di 190 Paesi ed è stato ribattezzato “Dichiarazione di New York”. L’accordo, sostenuto con forza dall’ex presidente Usa Barack Obama, è stato confermato durante l’Assemblea generale dello scorso settembre dove il premier Giuseppe Conte ha annunciato il sostegno dell’Italia e dove diversi Paesi hanno cambiato posizione.

Le resistenze e le defezioni

L’Italia della Lega e del M5S è solo l’ultima ad essersi tirata indietro, in ordine di tempo, annunciando che non parteciperà alla conferenza di Marrakech in attesa di una decisione del Parlamento. I primi a sfilarsi, il 3 dicembre 2017, sono stati gli Stati Uniti di Donald Trump. Il 13 luglio scorso anche l’Ungheria di Vitkor Orban si è schierata contro l’accordo definito «una minaccia al mondo dal momento che potrebbe ispirare milioni di migranti». Con l’avvicinarsi all’appuntamento a Marrakech, dove si firmerà un accordo che non è vincolante, sono cresciuti gli annunci di defezioni dal vertice in particolare del gruppo di Visegrad: Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia, Polonia e poi ancora Austria, Bulgaria, Croazia, Israele e Australia. La Svizzera ha annunciato che non andrà al vertice in attesa di un pronunciamento del Parlamento. Stessa posizione appena assunta dall’Italia.

I 23 punti dell'accordo

Il Global compact parte dal principio che la questione delle migrazioni debba essere affrontata a livello globale e punta a realizzare 23 obiettivi. Il principale è la creazione di una rete internazionale per l’accoglienza «sicura» e «di sostegno» a migranti e rifugiati. Tra i punti ci sono la lotta alla xenofobia e allo sfruttamento, il contrasto del traffico di esseri umani, il potenziamento dei sistemi di integrazione, l’assistenza umanitaria, l’adozione di programmi di sviluppo e procedure di frontiera nel rispetto del diritto internazionale, partendo dalla Convenzione sui rifugiati del 1951. I firmatari del patto devono rispettare un altro punto cruciale, quello più inviso da alcune forze politiche: «Il riconoscimento e l’incoraggiamento degli apporti positivi dei migranti e dei rifugiati allo sviluppo sociale». Il testo prevede, inoltre, un maggiore sostegno ai Paesi e alle comunità che ospitano il maggior numero di rifugiati.

I numeri

Oggi, secondo le stime dell’Onu, ci sono oltre 258 milioni di migranti in tutto il mondo che vivono fuori dal loro Paese di nascita. La cifra è destinata ad aumentare per l’aumento della popolazione e della connettività, l’ulteriore sviluppo del commercio, l’allargamento delle disuguaglianze, gli squilibri demografici e i cambiamenti climatici.
 
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