Politica

Saladino, la candidata che chiede più coraggio alle donne Pd

Maria Saladino  
Calabrese, 36 anni, un lavoro come esperta di fondi Ue, corre per la segreteria dopo aver tentato l'elezione alle europee. Spera che i dirigenti dem tornino a concentrarsi sul partito: "Abbiamo pensato troppo al governo". E critica i tempi lunghi del Congresso: "Senza un progetto subito, si rischia l'estinzione"
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A Maria Saladino l'etichetta di "donna candidata al Congresso" proprio non piace. Ma, in un Pd che litiga anche sulla rappresentanza femminile nel partito, è su questo che è stata interpellata per giorni. Calabrese di Castrovillari, 36 anni, una laurea in politica delle relazioni internazionali, spiega che l'essere donna può essere un valore aggiunto. Ma tra le righe, si capisce che si aspettava un diverso trattamento dalla componente femminile del partito. Cita Marina Sereni, che in un'intervista ha chiesto "dove sono le donne", ignorando la sua candidatura (nel frattempo è scesa in campo anche Ascani, in ticket con Giachetti). Sulla polemica delle esponenti di Towanda - che minacciano di non partecipare al Congresso - dice: "Mi aspettavo solidarietà dal mondo istituzionale delle donne. Mi è mancata tanto. Spero che la mia scelta dia coraggio anche alle altre. Coraggio che forse finora non c'è stato".


Saladino - una passione per il nuoto, l'amore per la politica trasmesso dal padre ingegnere - vive come "pendolare" tra Roma e Bruxelles (si occupa di europrogettazione delle risorse comunitarie).  E proprio alle europee ha avuto il suo battesimo politico come candidata nel 2014, l'anno dello storico 40 per cento del Pd: 26mila preferenze, ma non fu eletta. Quello era il momento d'oro dell'ex premier, Saladino è una candidata renziana? "Allora c'era un progetto politico nuovo e ci ho creduto. Poi è stato perso il contatto con le persone", dice archiviando quel capitolo.

Non parla, come Corallo - l'altro outsider - di una classe dirigente da azzerare ma il giudizio è comunque netto: "Dopo il crollo elettorale, non c'è stato un reale cambio. Per questo ho chiesto ai gentiluomini del partito di fare un passo indietro cogliendo come un'opportunità la mia candidatura. Ho anche provato a contattare Zingaretti, che almeno nella fotografia del gruppo dirigente nazionale non c'era. Non mi ha risposto". E critica i tempi del Congresso: "Troppo lunghi. Senza un disegno subito, rischiamo l'estinzione".
 
È proprio dal partito che invece, secondo Saladino, bisogna ripartire. "Negli ultimi tempi abbiamo lavorato solo su un programma di governo, invece bisogna puntare su un progetto di partito. E sul radicamento nel territorio. Per questo il mio slogan è #voglio un partito paese". E Maria Saladino - per gli amici "Mariella" - sul territorio a fine 2016 ha lanciato l'iniziativa di Piazzadem. Alla presentazione romana c'era Michele Emiliano. "Nessuna affiliazione politica - chiarisce - la verità è che ho invitato tutti i leader, ma è stato l'unico a rispondere". E come è finita Piazzadem? "È un'associazione nata dal basso, nei garage, ci occupiamo soprattutto di battaglie per il lavoro e la salute. E alcune le abbiamo vinte. Un esempio? Il reintegro di lavoratori licenziati senza giusta causa in Calabria. L'occupazione giovanile per me è un chiodo fisso. Ho presentato un progetto per il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione con i fondi del piano Juncker: nessuno nel Pd lo recepì, solo il governatore De Luca". Chiude con una frecciata: "Non abbiamo avuto la possibilità di accedere all'anagrafica degli iscritti. Non sono nota, non ho pacchetti di tessere: è stato tutto più complicato. Servirebbe più democrazia nel partito".
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