Politica

Tagli all'editoria, nuovo emendamento M5s in manovra

Dopo averlo ritirato alla Camera, il Movimento rilancia al Senato e punta a riduzioni fino al 75% in tre anni
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Con un emendamento alla manovra presentato in commissione Bilancio del Senato il Movimento 5 stelle propone di ridurre i fondi destinati all'editoria a partire dal prossimo anno "fino alla loro abolizione". Finanziamenti diretti che, lo ricordiamo, attualmente riguardano solo tre tipologie di giornali: gli organi dei partiti politici, quelli delle cooperative di giornalisti e quelli delle minoranze linguistiche e che fanno riferimento a "enti morali", quelli cioè per le comunità italiane all’estero. Il testo presentato a Palazzo Madama, primo firmatario Stefano Patuanelli,  secondo la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) e l'Ordine dei giornalisti mette a repentaglio pluralismo, posti di lavoro e il diritto dei cittadini ad essere informati. "Avviato un regolamento dei conti con la categoria. Sosterremo tutte le iniziative a sostegno dei giornalisti e delle testate a rischio di chiusura", avvertono sindacato e Ordine.

Un emendamento simile era stato ritirato dal M5s in commissione Bilancio della Camera ai primi di dicembre. Ma il sottosegretario pentastellato all'editoria Vito Crimi aveva promesso che l'emendamento sarebbe stato ripresentato al Senato. E così è stato.

"Per l'annualità 2019 l'importo complessivamente erogabile a ciascuna impresa editoriale sara ridotto del 20% della differenza tra l'importo spettante e 500 mila euro", si legge nella proposta. Per il 2020 "l'importo complessivamente erogabile a ciascuna impresa editoriale sarà ridotto del 50% della differenza tra l'importo spettante e 500 mila euro" e per il 2021 del 75% della differenza tra l'importo spettante e 500 mila euro".

"Al fine di perseguire obiettivi di valorizzazione e diffusione della cultura e del pluralismo dell'informazione, dell'innovazione tecnologica e digitale e della liberta di stampa, con uno o piu decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri - si scrive nella proposta di modifica - sono individuate le modalità per il sostegno e la valorizzazione di progetti, da parte di soggetti sia pubblici che privati, finalizzati a diffondere la cultura della libera informazione plurale, della comunicazione partecipata e dal basso, dell'innovazione digitale e sociale, dell'uso dei media, nonché progetti volti a sostenere il settore della distribuzione editoriale anche avviando processi di innovazione digitale".

Il Movimento 5 stelle punta anche ad abrogare la legge 230 del 1990 sui contributi alle imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale: è il caso di Radio Radicale.




 
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