Politica

Guardie giurate, strappo con Salvini. E annunciano sciopero di una settimana

Una mobilitazione definita "epocale" dai rappresentanti di categoria tra febbraio e marzo per protestare contro le promesse mancate del ministro dell'Interno. A rischio il sistema monetario italiano: con lo stop di furgoni blindati e portavalori, si privano poste e banche della disponibilità di contanti

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MILANO - Bloccare il sistema monetario italiano per una settimana: fermare i furgoni blindati e portavalori, privare dunque poste e banche della disponibilità di contanti. Con tutte i disagi e le conseguenze del caso. E' quello che si preparano a fare per protesta le guardie giurate italiane - circa 51 mila addetti. Lo sciopero - definito  "epocale" dai rappresentanti di categoria - è programmato per la settimana dal 26 febbraio al 5 marzo ed è la conseguenza dello strappo tra l'Associazione nazionale guardie giurate e Matteo Salvini. Una rottura dovuta alle promesse mancate del ministro dell'Interno - come "Repubblica" ha raccontato pochi giorni fa -, che in campagna elettorale, e anche subito dopo l'insediamento del governo, aveva assicurato ai vigilantes la "promozione" a corpo di polizia civile. Cosa che poi non è avvenuta.

La protesta è montata quando i vertici dell'A.N.G.G.I. hanno visto che nel decreto sicurezza Salvini non c'è nessuna traccia di quanto promesso e il tema guardie giurate non è proprio sfiorato. Accesa la miccia, adesso il caso deflagra con l'azione dello sciopero massiccio. I 51 mila addetti incroceranno le braccia lasciando fermi i portavalori e dunque interrompendo di fatto per sette giorni consegne e prelievi di denaro contante per banche e uffici postali. "E' da mesi che cerchiamo di sensibilizzare il ministro Salvini sulle problematiche della nostra professione cercando un confronto per risolvere i nostri problemi lavorativi e legislativi - spiega Fabio Padovani, presidente dell' A.N.G.G.I. -. Dopo le elezioni di questo "governo del cambiamento" eravamo certi di un supporto del ministro dell'Interno, anche in merito alle dichiarazioni fatte dallo stesso. Ma il 17 settembre è uscito allo scoperto con il decreto sicurezza... in cui non siamo menzionati. Non ha mantenuto la parola data. E pensare che le guardie private e giurate italiane hanno creduto in lui e hanno espresso con il  voto il loro sostegno alla Lega".

Padovani entra nel merito e, insieme a Andrea Cacciotti, a capo di Security National, denuncia i problemi della categoria e il bisogno di tutele mai arrivate dal governo. "Ci stanno ammazzando con turni turni massacranti, ci stanno togliendo il diritto alla famiglia perchè con turni di 12/14/16 ore non possiamo vivere le nostre famiglie, ci stanno portando alla depressione con effetti devastanti. Ci sono stati suicidi causati dalle conseguenze di stipendi minimi e incidenti mortali dovuti a 10 ore di servizio di notte percorrendo anche 300 km a turno".

A Salvini le guardie giurate avevano chiesto di "ridarci la dignità che meritiamo". E lui, in un video ai primi di giugno, si era impegnato: "A tutte le donne e gli uomini che fanno le guardie giurate - che per ora lo Stato considera un gradino più in basso -, prometto che farò di tutto per portarvi a un livello di serenità e di dignità come tutte le altre forze dell'ordine". L'iter allo studio - governo e A.N.G.G.I. - prevedeva la trasformazione delle guardie in un corpo di polizia civile. Ma non se ne è fatto nulla. Risultato: adesso arriva la settimana di sciopero. Un'azione forte che ha anche un significato politico: per ammissione stessa del presidente dell'associazione nazionale, la categoria ha sostenuto la Lega. Si tratta dunque di un bacino elettorale, anche abbastanza consistente, che si rivolta contro il capo leghista. Un altro fronte aperto dopo quello degli imprenditori del Nord delusi dalle politiche del governo e, anche in questo caso, dalle promesse mancate. Lo sciopero delle guardie giurate si annuncia come il primo vero voltafaccia al capo del Viminale: da parte, per altro, di operatori della sicurezza privata. Chi ha proclamato l'agitazione spiega che non si piegherà alle eventuali pressioni o precetti imposti da prefetture e magistrature: "Tireremo dritto in nome dei nostri diritti e per denunciare la presa in giro di questo governo". 
 
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