Politica

Migranti, quando Beppe Grillo era il paladino dell'accoglienza

Integrazione e condivisione con gli stranieri. Nel 2002 per il fondatore del Movimento 5 Stelle una società aperta era il solo modo per costruire il futuro  

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"Il futuro non sarà migliore se ci difenderemo alzando steccati o prendendo impronte, ma se saremo capaci di integrazione e di condivisione. E' questo il vero progresso, non quello che ci fa diventare sempre più meschini, chiusi e impauriti". A esortare all'integrazione, a non chiudersi ai migranti è un sorprendente Beppe Grillo. E' il 2002, Grillo scrive la prefazione a un libro di padre Alex Zanotelli dal titolo "I poveri non ci lasceranno dormire", seconda edizione. Al governo con Silvio Berlusconi, c'è Umberto Bossi. La proposta del leader leghista è quella di prendere le impronte digitali per identificare i clandestini, poca cosa se paragonata ora alla chiusura dei porti, ai migranti in balia del mare, all'espulsione immediata, allo stop alla protezione umanitaria e all'equiparazione tra scafisti e Ong del vice premier Matteo Salvini.

Il fondatore del Movimento 5Stelle non prevedeva certo sedici anni dopo di dare la sua benedizione a un governo tra i grillini e coloro che allora criticava aspramente. Racconta, Grillo nella prefazione: "Nella stazione di Zurigo c'è una piccola modernissima chiesa per viaggiatori: è gestita da protestanti e cattolici ma dentro ci sono anche i tappetini per i musulmani e una freccia che indica - con precisione svizzera - la direzione della Mecca. Sembra di stare ad anni luce dall'Italia il cui governo si regge su politici che vanno in piazza al grido di "polenta sì, cuscùs no" e che sono andati a versare urina di porco per sconsacrare un terreno comprato dalla comunità musulmana per costruire una moschea".

Con la disinvoltura che è sia del fondatore che di tutto il Movimento, Grillo è tornato altre volte sul tema, oscillando tra diritti e pugno di ferro. Come nel dicembre del 2016, quando sul blog del Movimento invitava al rimpatrio immediato di tutti gli irregolari in presenza di un allerta terrorismo mentre un anno dopo ricordava l'importanza dei flussi. Nella lontana prefazione dice: "Dopo 500 anni il pendolo delle migrazioni inverte il suo corso e l'Europa diventa stazione di arrivo invece che stazione di partenza. Dobbiamo solo ringraziare il cielo che anche i migranti sembrano avere perso, come noi la memoria della storia: invece di venire a regolare i conti di secoli di crimini e rapine, vengono in Europa per cercare lavoro e pagare le nostre pensioni al posto dei figli che non facciamo... Eppure c'è riesce lo stesso ad odiarli".

E insiste in un raffronto con gli altri paesi europei, dove è assai più alta la percentuale di stranieri rispetto all'Italia. Però "in Italia c'è chi fomenta una psicosi da paese invaso... e c'è chi come padre Alex ha condiviso davvero la vita dei poveri così poveri da non riuscire nemmeno a pensare di emigrare in Europa". Sei pagine sincere. Grillo descrive l'incontro con padre Alex e la distanza: "Lo guardo magro nella sua camicia africana, i sandali ai piedi, ecco il comboniano che viene da Korogocho. Io sono nella mia villa sul bordo della piscina...avverto la distanza tra la mia condizione e la sua. Guardo la piscina, guardo lui... Beppe - mi chiede - cosa facciamo?, alludendo all'urgenza di non tacere davanti agli sconquassi della globalizzazione".

Altri tempi. L'inizio della digitalizzazione. A proposito della quale Grillo afferma: "L'Italia vuole entrare nell'era digitale ma qualcuno deve pur dirlo a Bossi e al suo governo che non è quella delle impronte. Ma l'era digitale è quella in cui in ogni cabina telefonica c'è una tastiera e uno schermo e un collegamento e-mail come avviene a Bellinzona o a Zurigo. Non è quella a cui a ogni lavoratore marocchino o canadese vengono prese le impronte digitali come un delinquente, come si vuole fare in Italia". E sempre difendendo gli stranieri, invita a seguire l'esempio secondo cui "lo straniero licenziato è aiutato a trovare lavoro, riceve per un certo tempo un sussidio di disoccupazione invece di essere messo sul primo aereo per il suo paese, confiscandogli i contributi già pagati come si vuole fare in Italia".

Se sui vaccini Grillo ha deciso uno strappo con quella parte No-Vax del Movimento che è consistente, chissà se è maturo il tempo perché prenda le distanze sulle politiche dell'immigrazione dagli alleati leghisti e dai grillini che tengono bordone.
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