Politica

Diciotti, caso Salvini all'esame del Senato il 30 gennaio. Il vicepremier: "Pronto a farmi processare"

Matteo Salvini (ansa)
La giunta per le elezioni e le immunità parlamentari vaglierà la richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania. M5s: "Prenderemo una decisione dopo aver ascoltato la giunta"
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La giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato esaminerà mercoledì 30 gennaio la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, avanzata dal Tribunale dei ministri di Catania per la vicenda della nave Diciotti.
 

"Non ho bisogno di protezione, altri chiedevano l'immunità perché rubavano, io invece ho applicato la legge da ministro. E ritengo di aver applicato la costituzione che prevede la difesa della patria", dice il vicepremier leghista parlando con i giornalisti sulla terrazza di un immobile confiscato e consegnato a Roma Capitale.

"Se dovrò essere processato per questo - continua - lo deciderà liberamente il Senato. Chi sono io per non farmi processare? Sono pronto a farlo". E conclude: "Il voto in aula ci deve essere. Io poi farò il mio intervento in Senato. Tutti i legali che ho interpellato mi dicono che è palese l'invasione di campo da parte di un potere dello Stato nei confronti di un altro potere dello Stato e di non permettere questa cosa. Io confesso, contro il loro parere, che avrei voglia di andare fino in fondo e di essere convocato a Catania. Poi però il Senato è sovrano e deciderà, non voglio sostituirmi al Senato".

Il M5s intanto si mantiene cauto nei giudizi: "Faremo una riunione per prendere questa decisione dopo aver ascoltato la giunta", chiarisce il senatore pentastellato Gianluca Castaldi.

"Questa volta il Movimento 5 Stelle deve uscire allo scoperto - denuncia Pippo Civati di Possibile -  il 'salva-Salvini' sarebbe un vero raggiro agli elettori. Dopo anni di promesse sui privilegi della politica, di fronte alla giustizia, il 'no' all'autorizzazione verso il loro alleato, sempre più loro capo, sarebbe ingiustificabile. Anche per un campione di arrampicata sugli specchi come Di Maio".

Sul caso interviene anche il presidente dell'Anm Francesco Minisci a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario: "Bisogna abbassare i toni del dibattito e noi auspichiamo che la dialettica torni nei canoni corretti: la magistratura ha le sue prerogative, noi rispettiamo quelle di tutti, ma chiediamo rispetto". Più duro Gian Domenico Caiazza, presidente dell'Unione delle Camere penali: "Sfidare in modo un pò guascone e con l'occhio al consenso popolare spiccio non risponde a canoni istituzionali di comportamento di un ministro della Repubblica".

 
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