Politica

Diciotti, Conte blinda Salvini: "Ho condiviso le decisioni sullo stop allo sbarco". Il voto entro il 20 febbraio

La riunione della Giunta per le Immunità del Senato (ansa)
Scontro sulle  memorie presentate al Senato il premier, Di Maio e Toninelli difendono il ministro. Grasso: "Sono irricevibili". Ma poi il presidente della Giunta per le autorizzazioni Gasparri le autorizza.
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"L'impostazione del tribunale di Catania calpesta le più elementari regole del diritto internazionale e della nostra Costituzione, invadendo poi una sfera di esclusiva prerogativa dell'Autorità di governo". Lo sottolinea la memoria di 16 pagine sul caso Diciotti presentata dal ministro dell'Interno Matteo Salvini alla giunta delle autorizzazioni a procedere. "Lo scalo tecnico a Catania è stata una scelta dell'Autorità marittima esclusivamente per ragioni di comodità legate ai rifornimenti di cibo, acqua ed altro, rifornimenti che potevano avvenire tranquillamente anche in mezzo al mare".

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"Tutti leggano le carte, non chiediamo favori e aiutini a nessuno. Ricordo che non si voterà se Salvini è colpevole o innocente. Bisognerà capire se l'ho fatto nell'interesse del Paese", ha precisato  il ministro a Radio Anch'io.  "Da quindici giorni, da quando non ci sono più navi delle Ong davanti alle coste libiche, sapete quanti barconi sono partiti? Zero! Che caso, che coincidenza", ha quindi scritto su Twitter.

Il documento di Conte. Il premier Giuseppe Conte ha "condiviso" le decisioni prese da Matteo Salvini che, nell'agosto scorso, hanno bloccato per sette giorni lo sbarco dalla nave Diciotti di 177 migranti. Anche perché il premier si definisce "responsabile" dell'indirizzo di politica internazionale del governo che Salvini non avrebbe fatto altro che attuare. Lo scrive il presidente del Consiglio nel documento di quattro  pagine allegato alla memoria presentata dal vicepremier Salvini nella Giunta per l'Immunità del Senato, che dovrà decidere se concedere l'autorizzazione a procedere contro Salvini chiesta dal Tribunale dei ministri."

"Sento il dovere di precisare che le determinazioni assunte in quell'occasione dal ministro dell'Interno sono riconducibile a una linea politica sull'immigrazione che ho condiviso nella mia qualità di presidente nel Consiglio con i ministri competenti, in coerenza con il programma di governo" scrive il presidente del Consiglio nel documentl. "Le azioni poste in essere dal ministro dell'Interno si pongono in attuazione di un indirizzo politico-internazionale, che il governo da me presieduto, ha sempre coerentemente condiviso fin dal suo insediamento. Di questo indirizzo, così come della politica generale del governo, non posso non ritenermi responsabile, ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione" .

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Di Maio e Toninelli. Identica la linea dei ministri Di Maio e Toninelli nella loro memoria, anch'essa presentata in Giunta, dove si parla di "decisioni frutto di condivisione politica".

La Consulta. Nel dibattito è intervenuto il presidente della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi, rispondendo a una domanda sui reati ministeriali, senza parlare esplicitamente del caso Diciotti, nel corso di una conferenza stampa alla Consulta. "Qualunque reato può essere commesso da una persona o da più persone, come da un ministro, da più ministri o dall'intero governo, secondo i principi generali". 

Il presidente della Corte ha ricordato quanto prevede la legge costituzionale sui reati ministeriali: "Se il tribunale dei ministri ritiene che un fatto integri un reato rimette il caso al Parlamento, il quale dovrà valutare se questo reato è stato commesso nell'interesse costituzionale dello Stato". Vi sono dunque una "valutazione giuridica" del tribunale dei ministri, ha osservato Lattanzi, e una "valutazione politica" con cui "la Camera o il Senato valutano se esiste tale interesse, se il reato è giustificato per soddisfare l'interesse pubblico costituzionalmente rilevante. Se è così il Parlamento non dà l'autorizzazione a procedere. E' una valutazione politica, spetta al Parlamento".

La polemica sulle memorie. Per l'ex presidente del Senato Pietro Grasso i due testi sarebbero "irricevibili": se dovessero essere ammesse infatti bisognerebbe "rimandare tutto al Tribunale dei ministri". Il presidente della Giunta Maurizio Gasparri ha autorizzato le memorie: "Non hanno scritto alla Giunta Toninelli e Di Maio. Hanno fatto quello che io auspicavo giorni fa. Il nostro interlocutore è Salvini. Salvini ha mandato lui la sua memoria, molto ampia, a cui ha allegato una lettera che gli ha scritto il presidente Conte. E poi ha allegato una lettera di Toninelli e Di Maio, molto breve, che condividono l'azione politica di Salvini  in base all'articolo 135 bis del Regolamento del Senato".

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I maldipancia M5s. Il Movimento cinque stelle è sempre stato "contro qualsiasi tipo di immunità" ma questa è una autorizzazione "su un caso specifico che coinvolge tutto il governo. La scelta è stata presa tutta insieme". ha commentato il vice premier Luigi di Maio in una intervista a Unomattina . Di Maio ha detto che la decisione del Movimento "sarà corale" e sarà presa "dopo il percorso di istruttoria".
Restano i maldipancia interni, espressi dal presidente dell'Antimafia Nicola Morra (M5s) secondo cui bisogna votare per sì, per un fatto di credibilità.

Il Pd attacca.  "I lavori della Giunta sono praticamente finiti qui: i Cinque Stelle voteranno no alla richiesta di autorizzazione a procedere per Salvini dimostrando la loro proverbiale coerenza: oggi sono diventati tutti ipergarantisti, ma in futuro potrebbero diventare ipergiustizialisti". Così Francesco Bonifazi, (Pd), al termine della riunione della Giunta di stamane. "Le memorie, peraltro illegittime, sono il tradimento dei principi fondativi del M5s, l'alibi politico per votare no all'autorizzazione".

"Mi pare chiaro ci sia un patto scellerato per salvare il ministro dell'interno dal processo e in cambio bloccare la Tav. Uno scambio vergognoso sulla pelle del paese", ha detto il candidato alla segreteria del Partito democratico Maurizio Martina.

La Giunta dovrebbe votare entro il 20 febbraio.


 
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