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Gentiloni a Cambridge: "Pd, no a giochini con i Cinquestelle"

Paolo Gentiloni (lapresse)
L'ex premier parla a margine del suo discorso all'Università inglese e chiude a ogni convergenza con il M5S: "L'unica strada per battere Salvini è un centrosinistra allargato, la base deve essere quella vista alle elezioni locali". Magari un modello Ulivo? "Sono passati venti anni, ovviamente, quindi le condizioni sono tutte diverse e i protagonisti sono diversi. Ma, sì, la logica deve essere quella"
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CAMBRIDGE (INGHILTERRA) - "Il nostro obiettivo non è creare un cuneo nella maggioranza, il nostro obiettivo è vincere le prossime elezioni, recuperare il nostro elettorato deluso. Ma per raggiungere questo obiettivo non dobbiamo fare giochini con i Cinquestelle". Paolo Gentiloni dice poche parole ma molto chiare a margine del suo discorso alla Palmerston Society dell'Università di Cambridge, in una platea foltissima di studenti italiani ma non solo. La domanda sulle voci di prossima presidenza Pd la schiva con un sorriso e "Ma qui parliamo di cose stratosferiche...", mentre sulle primarie del Partito democratico svoltesi domenica l'ex presidente del Consiglio va a fondo: "Sono entusiasta che abbia vinto Zingaretti.


Per l'Italia è stata una spinta di speranza straordinaria, adesso il nostro problema è di non deluderla quindi l'unica cosa che raccomando a tutti a noi è: teniamo conto che l'investimento fatto sul Pd domenica da parte di due milioni di persone non può essere deluso". Ma, caro Gentiloni, con quale strategia il Pd deve andare alle elezioni? "L'unica strada per battere Salvini è un centrosinistra allargato, la base deve essere quella vista alle elezioni locali". Magari un modello "Ulivo", Gentiloni? "Sono passati venti anni, ovviamente, quindi le condizioni sono tutte diverse e i protagonisti sono diversi. Ma, sì, la logica deve essere quella".
 
L'ex premier italiano è in tour in Inghilterra: oggi sarà a Londra dove parlerà al King's College dopo aver incontrato politici laburisti e anche i membri del neonato Independent Group dei fuoriusciti da Conservatori e Labour, poi domani alla London School of Economics, ma prima Gentiloni ha parlato agli studenti universitari della graziosa cittadina universitaria inglese, con i quali ha parlato e discusso per un'ora. Tema: "Is the European populism here to stay?", ossia quanto durerà il populismo in Europa? La risposta è complessa ma Gentiloni affronta la questione. Fa impressione il temine con il quale Gentiloni etichetta i populisti nostrani, cioè Cinquestelle e Lega Nord: "nazional-populisti", parola che rimanda evidentemente a un passato fosco.


I nazional-populisti, secondo l'ex premier sono coloro che "rischiano di uccidere l'Europa con la loro idea di "riprendere il controllo"", quando invece l'Ue e noi che la sosteniamo "dovremmo andare sempre di più verso la costruzione degli Stati Uniti d'Europa". Le prossime elezioni europee in maggio, secondo Gentiloni, saranno una battaglia, quasi finale, "tra l'Europa dei sonnambuli e l'Europa dei democratici: anzi, sarà il momento della verità".
 
Ciononostante, "l'Europa ha un deficit democratico", ammette l'esponente del Partito democratico, "le sue istituzioni sono una delle cose più imperfette del mondo e questi errori devono essere colmati". Innanzitutto, con una politica economica e sociale più inclusiva che ripari agli errori passati, come "l'ossessione dell'austerità che ora sta colpendo anche la Germania", in un contesto in cui "la sinistra ha capito sempre troppo tardi dove andava il mondo, mentre i partiti di centrodestra si sono adeguati più rapidamente, come abbiamo visto negli anni scorsi". Colpisce una frase di Gentiloni: "La crescita è fondamentale ma non è sufficiente se va bene a Davos e non alle persone comuni di un Paese". Non siamo a una svolta "latouchiana", ma l'ex premier elenca candidamente due errori fondamentali che ha commesso il suo Pd che hanno poi con-causato il trionfo populista di Lega e M5s, esattamente un anno fa: era il 4 marzo 2018.
 
Primo: il Pil appunto. "I numeri dell'economia e dei posti di lavoro non dicono tutto, e noi non lo abbiamo capito subito: la crescita avuta durante il governo del Pd non si è rivelata benefica per la classe media e le persone comuni. Anche se l'occupazione cresceva, decadeva la qualità dei posti di lavoro e non ce ne siamo accorti, così come non abbiamo badato all'impatto ambientale di una crescita molto diversa da quella dei decenni scorsi".

E il secondo errore suo e del Pd: "Abbiamo affrontato seriamente la questione dell'immigrazione troppo tardi, bisognava articolare prima una proposta più seria. Ma l'Europa non ci ha aiutato", aggiunge Gentiloni, "sinora non ha voluto condividere l'accoglienza dei rifugiati e non è pronta neanche a riconoscere i migranti economici, che oramai costituiscono il 90% dei flussi migratori. Anzi, le stesse leggi europee non prendono neanche in considerazione i migranti economici: citano solo i rifugiati".
 
Qualche pentimento, insomma, e una svolta più a sinistra per uno storico moderato ed ex Margherita, in cui le disuguaglianze, la cleptocrazia, la precarietà, il dissanguamento della classe media sono piaghe da sradicare il prima possibile, causate, sottolinea Gentiloni, "soprattutto dalla crisi economica del 2008-2009". Ma "i nazional-populismi non sono soluzione, perché ci fanno tornare indietro nel tempo, permettono il ritorno delle fratture transatlantiche e del protezionismo, non solo trumpiano ma anche quello macroniano in Europa, oltre al ridimensionamento della Nato".

"Tutto questo", prosegue Gentiloni, "allarga il contagio di una malattia anti-democratica, anche se questi movimenti revanscisti si dicono democratici ma allo stesso tempo sono profondamente illiberali". In Italia, in particolare, il governo gialloverde ha già fatto moltissimi danni, secondo l'ex premier, "come il fallimento economico, una reputazione compromessa sui mercati, uno scontro con Bruxelles che potrebbe avere pessime conseguenze a lungo termine", oltre a un "pericoloso" culto dell'"identitarismo".

Non solo. Le manovre del governo "contro per esempio l'indipendenza di Bankitalia sono pericolosissime perché intaccano un pilastro della democrazia". Ma Gentiloni ne è convinto: Lega e Cinque Stelle cadranno presto e insieme in Italia, e anche se il partito di Salvini primeggerà alle prossime elezioni di maggio per il Parlamento europeo i populisti europei non prenderanno più del 15 per cento dei seggi. "Simul stabunt, simul cadent", sentenzia in latino.
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