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Tav, governo sull'orlo della crisi. Salvini: "Se vanno fino in fondo, lo faccio anche io". Di Maio: "Irresponsabile"

Conte si sbilancia e prende posizione contro l'opera: "Non credo serva all'Italia". Ma esclude la crisi di governo. Di Maio lo applaude e insiste sul no. All'assemblea dei gruppi grillini, Paragone attacca Giorgetti: "Ha ricevuto Draghi e Grilli a Palazzo Chigi". La Lega: "Solo Grilli"

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ROMA - Lega e Movimento Cinque stelle continuano a litigare sulla Tav. Fino a tarda sera. Con il governo gialloverde sull'orlo della crisi e il braccio di ferro fra i due vicepremier. E' il leader leghista Matteo Salvini da un salotto televisivo a lanciare la bordata: "Se qualcuno mi dice che non servono i treni, anch'io vado fino in fondo, se devo andare fino in fondo, vado fino in fondo. Siamo in due a dire di 'no', vediamo chi ha la testa più dura. Sono abituato ad andare fino in fondo. Voglio un'Italia che va avanti".

Tav, Di Maio: "Minacciare di far cadere il governo come fa Salvini è da irresponsabili"


Di Maio accusa il colpo e replica all'uscita da Montecitorio: "Sono davvero sbalordito da questa minaccia di crisi di governo che viene da Salvini. Il Movimento Cinquestelle è compatto. Questo è un momento in cui ci sono milioni di italiani che aspettano di essere risarciti perchè truffati dalle banche e altri attendono il reddito di cittadinanza. E Salvini minaccia una crisi di governo? Mi pare un atteggiamento irresponsabile".


Le accuse di Paragone

Più o meno nello stesso momento il senatore Gianluigi Paragone apriva un altro fronte di conflitto durante la riunione dei gruppi parlamentari grillini. "Far cadere il governo del cambiamento sulla Tav?Il governo del cambiamento non fa entrare Draghi a Palazzo Chigi. Ho saputo che Giorgetti ha ricevuto Draghi. Ha ricevuto Grilli. Poi magari mi smentirà. Qualcuno va a Londra e New York accompagnato per mano da Saccomanni", ha detto Paragone. A distanza di qualche ora il distinguo da parte di fonti della Lega: "Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ha incontrato l'ex ministro Vittorio Grilli ma non il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi". Le stesse fonti però precisano che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio non avrebbe alcun problema ad incontrare il governatore della Bce che sta gestendo il complicato processo di uscita dal piano di Qe.

Le minacce di Salvini

Un altro sassolino nell'ingranaggio dell'accordo Lega- Cinque Stelle. Anche se al momento il macigno è lo scontro sulla Tav. "Non sono per carattere, educazione e rispetto politico uno che è disposto a fare il ministro spostandosi di qua e là a secondo delle convenienze e dei sondaggi. Io conto di continuare a fare il ministro con questa formazione a meno che i 'no non diventino troppi"., dice infatti Matteo Salvini in tv, evocando la crisi di governo sulla Tav. E infine dice: "Abbiamo speso dei soldi per scavare chilometri di tunnel sotto una montagna. Nessuno mi farà cambiare idea sulla Tav. Nessun ministro della Lega firmerà per bloccare i lavori, spero che nelle prossime ore si riparta. Per quello che mi riguarda, si fa". 

Conte si sbilancia sul no

Una risposta, quella di Salvini, al premier Giuseppe Conte che nel pomeriggio aveva mandato in frantumi la sua equidistanza sulla Tav, schierandosi praticamente per il no e sulle posizioni dei grillini. In una conferenza stampa a Palazzo Chigi Conte ha ricordato che lui non ha mai preso posizione sulla Tav e sul suo futuro. Ma questa volta una posizione l'ha espressa.  "Ho manifestato al tavolo, non muovendo da nessun pregiudizio ideologico o fattore emotivo, forti forti dubbi e perplessità sulla convenienza della Tav e lo ribadisco. Non sono affatto convinto che questo sia un progetto infrastrutturale di cui l'Italia ha bisogno".  "In linea di massima - ha spiegato - ci sono ragioni che spingono a favore dell'opera: la riduzione del traffico stradale, l'impatto ambientale, la limitazione dell'inquinamento acustico. Però ci sono elementi negativi che superano quelli positivi: i flussi del trasporto sarebbero inferiori rispetto ai precedenti calcoli. E questo dato fa pendere l'ago verso il no all'opera"., dice. E ha  aggiunto che "se lo dovessimo cantierizzare oggi mi batterei perché non sia realizzato. Lo dico perché voglio che i cittadini italiani siano messi al corrente costantemente". E per portare acqua al mulino del no dice anche: "C'è un interrogativo che è emerso, cioè il criterio di finanziamento. Quest'opera è finanziata in buona parte dall'Italia, in misura più modesta dalla Francia e poi dalla Ue. Il fatto che ci sia iniqua ripartizione oneri è stata giustificata dal fatto che la nostra tratta è più contenuta. Ma al momento non risultano opere nazionali francesi.E' chiaro che allo stato il criterio di ripartizione finanziamenti non appare equo, va approfondito".

E Di Maio ringrazia

Le parole del premier hanno reso felice Luigi Di Maio. "Ringrazio Il presidente Conte per le parole di responsabilità espresse sul progetto Tav. In ogni passo di questo governo l'obiettivo è uno e sempre uno: l'interesse nazionale", ha commentato il capo politico del M5S. Che poco dopo aggiunge: "Non sono disposto a mettere in discussione il nostro no alla Tav".

Conte comunque ha anche detto che sulla Tav "deve decidere la politica, quella con la p maiuscola. Ma oggi siamo allo stallo perché  le posizioni di M5S e Lega hanno  creato uno stallo: rispetto le due posizioni, ma non permetterò che pregiudizialmente si affermi una o l'altra indipendentemente dal percorso politico". Giuseppe Conte si presenta nella sala stampa di Palazzo Chigi, ma non ha nulla da annunciare. E lo ammette dicendo che a questo punto,  "l'unica strada è proseguire, alla luce di ciò che emerso, alla luce dei forti dubbi emersi, e me ne assumo la responsabilità, ad un'interlocuzione con i partner di questo progetto, Francia e Ue, per condividere questi dubbi e le perplessità".

In pratica Conte prende altro tempo alla ricerca di un'intesa fra grillini e leghisti che sembra molto difficile. Cerca di attirare  l'attenzione sulla sua persona e sul suo ruolo. Andrò io all'estero. assicura, e rappresenterò tutto il governo.  Nega che nella maggioranza ci sia un brutto clima. "Gli esponenti politici stanno esprimendo sensibilità differenti fermo restando che ieri non abbiamo litigato. E' veramente un proficuo confronto, franco, serrato, per tutelare l'interesse dei cittadini". dice il premier. Nega contrasti anche sui bandi che la Telt dovrebbe lanciare lunedì. Chiede tempo anche su questo dossier. Ma basta l'evocazione del dialogo "franco e serrato" per capire che il livello dello scontro è molto alto.

Esclude anche una crisi di governo sulla Tav.  "Continuo a pensare che non ci siano rischi per il governo. Lo assumo come atto di responsabilità dei miei compagni di viaggio", spiega "Escludo assolutamente che possa nascere da questo confronto schietto, serrato, una crisi di governo. Sarebbe assurdo. Lo escludo", ribadisce. Infine Conte, quasi a prevenire le obiezioni che solleveranno le sue parole sul ruolo del governo all'estero dice che "l'analisi costi benefici ha richiesto del tempo, è un elaborato molto complesso. Ci sono tempi di maturazione per decisioni del genere: ma tutti stiano tranquilli sulla nostra credibilità che si dimostra non se si dice sì a tutto, ma se si portano argomentazioni forti".

Nulla di fatto dal vertice notturno

In mattinata una nota di Palazzo Chigi aveva spiegato che durante il vertice notturno "sono emerse criticità che impongono un'interlocuzione con gli altri soggetti partecipi del progetto, al fine di verificare la perdurante convenienza dell'opera e, se del caso, la possibilità di una diversa ripartizione degli oneri economici, originariamente concepita anche in base a specifici volumi di investimenti da effettuare nelle tratte esclusivamente nazionali. Saranno necessari ulteriori incontri non essendoci un accordo finale". 

All'esito del confronto - proseguiva  la nota  di Palazzo - si è convenuto che l'analisi costi-benefici sin qui acquisita pone all'attenzione del Governo il tema del criterio di ripartizione dei finanziamenti del progetto tra Italia, Francia e Unione Europea. A distanza di vari anni dalle analisi effettuate in precedenza e, in particolare, alla luce delle più recenti stime dei volumi di traffico su rotaia e del cambio modale che ne può derivare, sono emerse criticità".

Le pressioni della Francia

Una presa di posizione a cui sembra rispondere la ministra francese dei Trasporti Elisabeth Borne. La Francia dice, "ha firmato un trattato con l'Italia che prevede la realizzazione di questo tunnel: spero che gli italiani ci diranno domani che realizzeranno il tunnel insieme a noi. Non faremo un tunnel da soli: spero che domani diranno sì. Borne ha anche ricordato che  l'Europa "finanzia il 40%, ma ha detto che è pronta a salire al 50% per questo progetto molto importante".
(agf)

Sì del Senato alla mozione

Intanto al Senato via libera alla mozione di maggioranza sulla Tav presentata da Lega-M5s. Il provvedimento ha avuto 139 sì, 105 no. Bocciate le mozioni dell'opposizione presentate da Pd, FI e FdI. Respinto a larga maggioranza anche l'ordine del giorno presentato dalla senatrice di LeU Loredana De Petris. La mozione di maggioranza impegna il Governo a "ridiscutere integralmente il progetto della linea Torino-Lione, nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia". Forza Italia ha esposto cartelli pro Tav.

"Siamo pronti alla mobilitazione se i bandi per la Tav non saranno sbloccati". E' la minaccia dei rappresentanti delle imprese, del lavoro, della cooperazione e delle professioni di Torino e del Piemonte. "La mobilitazione coinvolgerà tutte le componenti - imprese manifatturiere e dei servizi, trasporto, commercio, edili, agricole, e i lavoratori - sulla base delle possibilità di ogni associazione e categoria produttiva. Le iniziative verranno rese note in dettaglio in relazione alle scelte del governo", spiegano.





 
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