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Tav, Di Maio: "La situazione si è risolta". Ma Salvini dice: "Farò di tutto perché si faccia"

Il leader leghista "non vede crisi di governo in vista". Il presidente della Camera Fico ricorda che il no all'opera è dietro la nascita del Movimento e dunque comprende la durezza della posizioni grilline. A Torino gli imprenditori contestano una deputata leghista e annunciano ricorsi contro lo stop ai lavori

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ROMA -  "Sulla Tav la situazione si sta risolvendo positivamente. scrive su Facebook Luigi Di Maio - Quindi ora parliamo di altro e andiamo avanti. Andiamo avanti con altre opere, con Quota 100, con investimenti produttivi per le imprese, con il Reddito di cittadinanza e con tutto ciò di cui il Paese ha bisogno, ora. Ce lo chiedono gli italiani". Il capo politico del M5S cita anche le frasi di Matteo Salvini e dice: "Le teste 'dure' o frasi come 'vediamo chi va fino in fondo' non mi appartengono, sono folklore che non fa bene all'Italia. Siamo stati eletti per servire gli italiani e è quello che faremo con responsabilità".

Di Maio e i grillini cantano vittoria sulla spinosa questione dei bandi Telt e sul futuro della Tav. Anche perché il leader della Lega, al di là di qualche dichiarazione di principio, sembra essersi arreso. All'ora di pranzo il ministro dell'Interno, da Milano, alla festa per il suo compleanno, dice: "Noi regaliamo agli italiani cinque anni di governo. Non c'è nessuna crisi in vista. Non ci penso neanche. Abbiamo fatto tanto in nove mesi e voglio fare ancora di più in cinque anni. La situazione economica è tale che nessuno si può permettere di giocare sul futuro degli italiani".

Ma il leader della Lega ha aggiunto anche: "Stiamo lavorando per riaprire tutto quello che gli altri hanno bloccato per anni. Io farò di tutto perché coinvolgendo la Francia e l'Europa questa opera si faccia. Gli italiani ci chiedono di lavorare e questo faremo. E ha concluso: "Il dibattito di adesso è sul nulla. I bandi non impegnano niente e nessuno. Io mi rifaccio al contratto di governo che prevede una revisione dell'opera. Non sta scritto da nessuna parte la cancellazione dell'opera".  E su come uscire dallo stallo e dalla contrapposizione, ha avanzato due ipotesi: "Se un accordo non si trova al governo si può trovare nel parlamento o nel Paese. Io sono disponibile a tutto, a un pronunciamento del Parlamento, a un pronunciamento degli italiani con un referendum".

Uno scenario che si compone dopo che in mattinata Di Maio aveva ricevuto un forte appoggio da Roberto Fico. "Il no alla Tav non è un atto ideologico, ma una battaglia identitaria del Movimento Cinque Stelle. E quindi comprendo bene la durezza", aveva detto Il presidente della Camera parlando a Napoli, sullo scontro in corso sull'opera ferroviaria. Fico aveva preso posizione, indicando il no alla Tav come scelta fondante del Movimento. "Nel 2005 - ricorda il presidente della Camera - la prima riunione non del Movimento perché non esisteva, ma dei meetup che nascevano, fu fatta a Torino perché quel giorno c'era la grande manifestazione per dire no alla Tav".  


"Eravamo un centinaio di persone - ha continuato il presidente della Camera - oggi alcuni non ci sono. C'era anche Beppe Grillo, finì la riunione e andammo tutti alla manifestazione No Tav".  Un tratto originale, che secondo Fico non è mutato nel tempo e che lo ha portato a dire "sì, sento", che la maggioranza del Movimento è contro la Tav. Quel no, ha spiegato il presidente della Camera "non era una posizione ideologica o per dire no a qualcosa, ma era per dire di cambiare rotta rispetto a delle opere che non servono e non servivano, con documenti concreti e sostanziali".

Inoltre, ha proseguito Fico, "la prima uscita pubblica da parlamentari del Movimento 5 Stelle Camera e Senato, nel 2013 fu una visita ai cantieri della Tav per comprendere a che punto ci trovavamo, per dire l'ennesimo no documentato e non ideologico alla Tav. Quindi - ha concluso  - è una lotta che ha attraversato ogni periodo storico del Movimento 5 Stelle e ogni regione che ha contribuito a far nascere e a far crescere il Movimento.

Fico ha escluso però che si corra il rischio di andare alla crisi e al voto anticipato. "Non parlo del voto, la questione del voto non sta mai a me dirla.   - ha detto - La legislatura è saldamente in piedi, c'è la nostra Carta costituzionale, la nostra Repubblica e semmai avverrà qualcosa la parola passerà sempre al Presidente della Repubblica, non al presidente della Camera". E come presidente della Camera ha ricordato che "in ogni caso si sta andando avanti, i provvedimenti sono agli atti, lunedì si continua il lavoro assolutamente normale".


Tav, Salvini: "Nessuna crisi di governo, ma farò di tutto perché quest'opera si faccia"


Il confronto-scontro nella maggioranza e dentro i partiti ha però delle ricadute locali che destabilizzano la situazione in alcuni comuni. A Torino, per esempio, la sindaca Chiara Appendino deve fare i conti con i suoi consiglieri comunali pro Tav. E con le voci che legano la sua permanenza alla guida della Giunta con la decisione romana sull'opera. "Smentisco categoricamente le voci che circolano secondo cui il Governo deciderà sulla Tav pensando alla tenuta della giunta Appendino: non è la tenuta di Appendino che definisce una scelta del Paese", ha detto la sindaca di Torino. 

L'animata discussione non risparmia però critiche anche ai leghisti. Sempre a Torino, dove erano riuniti gli imprenditori favorevoli alla Tav e i parlamentari piemontesi, la deputata leghista della Val di Susa Marzia Casolati ha assicurato che "la Lega è a favore della Tav e la Lega vi porterà l'opera. Nessun nostro ministro firmerà mai un documento che chiede lo stop dei lavori e per noi i bandi devono partire". Ha però aggiunto che "ma non so cosa succederà nel fine settimana. Fateci lavorare con i tempi che il ministro Salvini ritiene necessari. Si è sempre espresso per la Tav, mi fido di lui, fatelo anche voi". A questo punto dalla sala sono partite delle sonore contestazioni. A cui si è aggiunto il sarcastico commento urlato da Marco Bosio, Fillea Cgil: "Siamo alla fame le professioni di fede si fanno in Chiesa, non con i lavoratori". "Chi questa mattina ha rumoreggiato troverà il coraggio di dire 'ho sbagliato', ha replicato la deputata. 

Ma gli imprenditori sembrano proprio non fidarsi e non fanno autocritica. E alla fine dell'incontro hanno annunciato di valutare, tramite i propri uffici legali, "tutte le azioni esperibili nell'ipotesi in cui non venissero pubblicati i bandi nei termini previsti, oppure messe in atto procedure volte a rallentare o contrastare il corretto completamento dell'iter necessario alla realizzazione dell'opera".

 
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