Politica

Macaluso: "Nuova sede per chiudere con Renzi, ma non basta. Ecco cosa serve"

La memoria storica della sinistra italiana: "Zingaretti pone fine al patto del Nazareno. Dove io non sono mai entrato"

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È la memoria storica (e un po' anche la coscienza critica) della sinistra italiana. Iscritto al partito comunista prima della caduta del regime fascista, l'ex senatore ed ex direttore dell'Unità Emanuele Macaluso condivide - da “osservatore esterno, mai stato iscritto al Pd” – la decisione di Nicola Zingaretti di dire addio al Nazareno.

Secondo lei cosa significa questo cambio di sede?
“Mi pare sia parte integrante del programma enunciato nella battaglia politica per le primarie: Zingaretti aveva detto che bisognava cambiare fase, chiudere col passato, quindi con la stagione di Renzi per aprirne un’altra, quella di un partito più aperto e inclusivo. Lasciare il Nazareno va in questa direzione. E poi magari, allontanandosi dal centro, risparmieranno pure”.

Il nuovo segretario dice che vorrebbe una casa di vetro, con una libreria e un bar dove ci si possa incontrare e confrontare…
“Sono d'accordo, ma vorrei ricordare che pure a Botteghe Oscure c’era una meravigliosa libreria, una delle più grandi e prestigiose di Roma: Rinascita. Ne abbiamo fatti tanti di dibattiti, incontri e presentazioni li dentro, in questo senso Zingaretti non inventa nulla”.

Al Nazareno però non c’era…
“Non lo so, mai frequentato. Io sono entrato nella direzione del PCI, a Botteghe Oscure, nel 1960 e sono rimasto fino alla svolta del 92; poi ho fatto parte anche della direzione del Pds; infine nei Ds. Ho seguito tutte le evoluzioni fino al 2007, anno della nascita del Pd, quando ho scritto un libro, “Al capolinea”, e li mi sono fermato”.

Ma a Botteghe Oscure si poteva entrare per parlare con i dirigenti, incontrarli, fare “comunità”, o era inaccessibile ai più come a un certo punto è sembrato il Nazareno?
“Guardi, come in tutte le sedi di partito, penso anche a quella della Dc che stava lì vicino, a piazza del Gesù, c’era un servizio di vigilanza che chiedeva: lei dove deve andare? Chi deve vedere? Specie durante gli anni del terrorismo i dispositivi di sicurezza erano alti. Ma questo non ci impediva di ricevere e incontrare chiunque”.

Secondo lei fa bene Zingaretti a consumare questa rottura anche iconografica col recente passato?
“Ma sì. Vede, il Nazareno era ormai identificato come il luogo del compromesso tra Renzi e Berlusconi, allontanarsene è un modo per chiudere quella fase politica. Per dire chiaramente che questo tipo di patti non si faranno più”.

Ma basta cambiare sede per cambiare un partito segnato da tante sconfitte come il Pd?
“Ovviamente no. Questa  svolta di Zingaretti, a mio parere necessaria, deve ora misurarsi con i problemi di oggi. Sono curioso di vedere come affronterà tutte le questioni che si pongono, come costruirà il nuovo gruppo dirigente, se metterà mano alla riforma del partito. Se farà, come io auspico, una segreteria ristretta di 9-10 persone, in grado di prendere delle vere decisioni collegiali, o continuerà con le segreterie allargate a 20-30 nominati, le direzioni con centinaia di eletti, dove per forza di cose alla fine chi decide è uno solo: il capo”.

Sta dicendo che l'allargamento degli ultimi tempi è stata solo una finta?
“Gli organismi dirigenti sono una cosa seria. Zingaretti dice che vuol passare dall'io al noi, benissimo, vediamo come lo fa”.

E come dovrebbe farlo?
“Come fanno tutti i partiti del mondo che hanno un consiglio nazionale di 150 persone, una direzione di 40-45 e una segreteria di nove. Deve fare in modo che si capisca che c’è una vera collegialità. Che se in una direzione ci stanno 100 persone non è più una direzione ma un'assemblea, in cui alla fine – come accadeva con Bersani e Renzi-  decideva uno solo. Con riunioni che duravano mezza giornata e si concludevano puntualmente con la replica del segretario in tempo per il tg dell’ora di pranzo o della sera. Ecco, se continua così, la mia critica al Pd resterà la stessa”.

E se invece il Pd cambia davvero è pronto a prendere quella tessera che ha sempre rifiutato?
“Io fra qualche giorno compirò 95 anni, ormai sono in chiusura della mia vita. Rimango certamente un uomo della sinistra convinto che, se non c’è un partito che in quel campo ti rappresenta appieno, bisogna comunque votare il meno peggio: mai stato per l’astensione, né per la guerriglia, non faccio le stupidaggini che fecero quelli che per dare un colpo a Renzi votarono per la Raggi. Queste sono enormi sciocchezze, che critico aspramente come ho criticato la scissione, che non serve a nulla, tant'è che sono arrivati al 3 per cento”.

Ma tornerà a iscriversi si o no?
“Mah mi pare difficile”.
 
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